Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 13 Agosto.
Accadde che:
1935 (89 anni fa): avviene il disastro di Molare. Quella mattina, si verificarono violente precipitazioni sulle valli dell’Orna e della stura. In meno di otto ore caddero sulla zona oltre 40 millimetri di pioggia portando il livello del lago a salire in maniera preoccupante. A seguito di un violento nubifragio, una delle due dighe che formava il grande invaso idroelettrico di Molare in Valle Orba (provincia di Alessandria, Piemonte) collassò insieme a una porzione di terreno sul quale era fondata. La struttura idraulica cedette sotto la spinta di una massa d’acqua e fango stimata tra i 20 e 25 milioni di metri cubi. L’ondata che si generò percorse tutta la vallata travolgendo ogni cosa che trovava sul suo percorso: un vicino ostello, la centrale elettrica, numerosi ponti stradali e ferroviari e intere borgate poste nelle vicinanze dell’asta fluviale. L’ondata raggiunse la cittadina di Ovada in circa 20 minuti e causò gravissimi danni ai sottostanti centri abitati di Molare, Ovada, Silvano d’Orba, Capriata d’Orba, Predosa e Castellazzo d’Orba. Le località al confine con la città di Ovada (Le Ghiaie, Rebba, regione Carlovini, Monteggio, Geirino) furono in gran parte distrutte inghiottendo persone e case. Anche i campi vicino ad Alessandria vennero allagati. In questa catastrofe morirono 111 persone.
1943 (83 anni fa): durante la Seconda Guerra Mondiale, la città eterna viene nuovamente colpita dai bombardieri alleati. Le 4.000 bombe sganciate sulla città provocarono circa 3.000 morti e 11.000 feriti, di cui 1.500 morti e 4.000 feriti nel solo quartiere di San Lorenzo. Al termine del bombardamento, Papa Pio XII si recò a visitare le zone colpite, benedicendo le vittime sul Piazzale del Verano. Benché tra i soccorritori morti vi fosse anche il comandante dei carabinieri generale Hazon, fedelissimo monarchico che era accorso sul posto, la limousine di Viittorio Emanuele III fu fatta oggetto di sassate e di grida ostili che gli consigliarono un rapido dietro-front, mentre un coro di donne gli gridava: “Non vogliamo le vostre elemosine, vogliamo la pace, fate la pace”. Il giorno successivo il governo Badoglio, con l’intermediazione della Santa Sede e il canale diplomatico dei paesi neutrali, Svizzera e Portogallo, comunicò ai governi di Londra e Washington che Roma sarebbe stata considerata città aperta. Il Comando Supremo italiano ordinò immediatamente alle batterie antiaeree della zona di Roma di non reagire in nessun modo in caso di passaggio aereo nemico sulla città e si impegnò a trasferire gli stabilimenti militari e le fabbriche di armi e munizioni e a non utilizzare il nodo ferroviario romano per scopi militari, né di smistamento, né di carico o scarico, né di deposito. La dichiarazione non impegnava in alcun modo l’esercito tedesco: fu questo il principale motivo per cui, fino al 4 giugno 1944, Roma venne fatta bersaglio di molti altri bombardamenti, compreso quello sulla Città del Vaticano del novembre 1943.
Scomparsa oggi:
2019 (5 anni fa): muore a Brescia, all’età di 40 anni, Nadia Toffa conduttrice televisiva e giornalista. Nata, a Brescia, il 10 giugno 1979, è nota soprattutto per il ruolo di inviata e conduttrice del programma televisivo di Italia 1 “Le Iene”. Apparve la prima volta in televisione, all’età di 23 anni, su Telesanterno, un’emittente televisiva locale dell’Emilia-Romagna. Nel 2009 diventò un’inviata del programma televisivo “Le Iene”, registrando numerosi servizi. Il 2 dicembre 2017, durante la preparazione di un servizio a Trieste, ebbe un malore e fu ricoverata all’ospedale, ciò comportò un suo momentaneo allontanamento dalla vita lavorativa. L’11 febbraio 2018 ritornò alla conduzione del programma, rivelando che l’assenza era dovuta a un tumore celebrale. Dichiarò anche di aver seguito i protocolli di radioterapia, chirurgia oncologica e chemioterapia che le erano stati consigliati, affermando con vigore che non c’era nulla di cui vergognarsi, nemmeno nel dover portare una parrucca. A partire da maggio 2019 le sue condizioni di salute avevano iniziato ad aggravarsi, tanto che non fu più in grado di partecipare all’ultima puntata domenicale de “Le Iene” e, ad alcuni suoi amici bresciani, aveva confessato di sentirsi sempre più debole. Ha combattuto con grande forza e coraggio la malattia che l’aveva colpita, con la stessa energia senza riserve che metteva nei servizi televisivi. Nadia è stata una persona coraggiosa, sincera e soprattutto generosa, perché ha donato agli altri la forza della sua storia, aprendosi al mondo proprio nel momento più difficile, in cui sarebbe stato più scontato isolarsi nel dolore. Sapeva che il cancro al cervello l’avrebbe uccisa. Il retroscena è stato raccontato da Azzurra Barbuto, che su “Libero” ha raccontato di una cena in cui erano presenti lei, Vittorio Feltri, Piero Chiambretti e appunto Nadia. La giornalista ha spiegato che dopo due ore la Toffa parlò della sua malattia, questo perché il racconto di una storia d’amore di Chiambretti l’aveva commossa. “Ci spiegò che i medici le avevano detto che non avrebbe più potuto essere operata, poiché il cancro si era spinto in un’area del cervello in cui non si sarebbe più potuto intervenire chirurgicamente. Non le restava che continuare a bombardarsi di chemioterapia”. La giornalista ha riportato anche le parole di Nadia Toffa sul cancro al cervello: “Lo so che devo morire. Non piango per me. Sto piangendo per mia madre, perché mia mamma resterà senza una figlia e questo non è naturale, non si può accettare”. Tanta la commozione al tavolo, con gli altri che hanno provato a rassicurarla, come si fa in quelle circostanze. “La cosa che mi stupì di più era il suo desiderio di crederci, nonostante tutto. Ci si attacca strenuamente alla vita e alla speranza”, ha concluso la giornalista.