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Il romanzo di Linda Ferri racconta “Il nostro regno” al pubblico del Premio Sila

Un pubblico numeroso e attento ha riempito la libreria Ubik di via XXIV Maggio, a Cosenza, per incontrare Linda Ferri e il suo romanzo “Il nostro regno”, pubblicato da Feltrinelli (Catalogo Gramma). L’evento, che ha visto dialogare con l’autrice Eva Catizone, si inserisce nel ciclo di presentazioni dedicate alla Decina 2025 del Premio Sila, la short list dei dieci titoli finalisti in corsa per il tradizionale riconoscimento letterario calabrese. E lunedì 14 aprile, alle 18, un nuovo appuntamento con la Decina: alla Mondadori di corso Mazzini, Giulia Corsalini presenterà il suo romanzo “La condizione della memoria” (Guanda).

Il profumo della carta stampata, le luci che accarezzano le copertine dei libri, il silenzio carico di aspettativa che precede l’incontro con l’autrice. È stata questa l’atmosfera che ieri sera ha avvolto la libreria Ubik di via XXIV Maggio, a Cosenza, trasformata in un salotto letterario intimo e accogliente per Linda Ferri e “Il nostro regno” (Catalogo Gramma di Feltrinelli). Il romanzo fa parte della Decina 2025 del Premio Sila, infatti, a fare gli onori di casa, è stata la direttrice del Premio, Gemma Cestari, che ha introdotto l’autrice ricordando la sua carriera di sceneggiatrice in film importanti come “La stanza del figlio” di Nanni Moretti e “Anche libero va bene” di Kim Rossi Stuart.

Nel presentare il libro, Cestari lo ha definito «pensoso e dolente come lo sguardo di questa donna in copertina, ma anche sereno e rasserenante perché pieno di luci improvvise e con un tratto fortemente consolatorio. È una grande storia d’amore con la madre».

Quella cartellina chiamata “Magma”

Linda Ferri, sollecitata dalle domande di Eva Catizone, ha rivelato il lungo percorso che ha portato alla nascita del libro: «Ho scritto una sbobba di 360 pagine piena di ricordi, riflessioni, divagazioni che non sapevo neanche come nominare. L’avevo in un file sul mio pc, in una cartellina chiamata “Magma”, perché era qualcosa di incandescente ma assolutamente informe, e una mattina invece di leggere Magma ho letto mamma. Ho cambiato la g in emme e ho improvvisamente capito che quello che stavo cercando di fare, senza dirlo a me stessa, era parlare di lei».

«Questo libro è anche un libro sull’identità – ha spiegato –. Non solo l’identità di queste due donne che, come spesso in un rapporto madre e figlia, si rispecchiano tra loro, ma di questa famiglia vagabonda che cambia tanti luoghi nella sua vita, dalle campagne alla Toscana, passando per Roma, New York, Parigi. Ognuno di noi al proprio posto e nessun luogo completamente al proprio posto».

Una grande epifania della memoria e del ricordo

A proposito della figura della madre, Linda Ferri ha raccontato: «Il fatto di essere figlia di emigrati poverissimi in America ha dato a mia madre un’ambizione positiva e un’esigenza su sè stessa grandissima. I miei genitori avevano voglia di identificarsi con questa nazione in cui si erano trasferiti. Hanno lavorato tanto da mandare la loro figlia alla Columbia University, che non era una cosa banale in quegli anni».

Eva Catizone, che ha condotto la discussione con grande sensibilità, ha sottolineato come il romanzo rappresenti «una grande epifania della memoria e del ricordo», chiedendo all’autrice se la scrittura fosse stata anche terapeutica. «Non lo so – ha risposto –. Penso che il fatto di averlo potuto scrivere significava che avevo già preso una certa distanza. L’ho scritto in pochissimo tempo, senza scaletta, senza niente, come sentendo delle voci, una musica. Sognavo moltissimo mia madre, prima di scrivere questo libro, e da quando l’ho scritto non l’ho più sognata».

Nel dialogo è emersa anche la complessità della relazione madre-figlia descritta nel libro, che Gemma Cestari ha definito «non rotonda, lineare, piana, ma una relazione difficile con dei conflitti, con dei sensi di colpa. E proprio per questo, però, così potentemente autentica».

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