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Il profilo del marchese Falcone Lucifero

Bruno Gemelli ci parla dell’ultimo ministro della Real Casa Savoia è stato, dal 1944 al 1946, il marchese Falcone Lucifero di Aprigliano.

Bruno Gemelli

Lucifero, nato a Crotone nel 1898 si spense a Roma nel 1997. Nel 1919 s’iscrisse al Partito socialista unitario di Giacomo Matteotti sino al 1926, dal quale uscì per iscriversi al Partito Nazionale Fascista. Dopo l’avvento del regime, tuttavia, si ritirò a vita privata dedicandosi alla professione forense.

Il 25 luglio 1943, alla caduta della dittatura, il governo Badoglio  lo nominò prefetto di Catanzaro e poi di Bari. Inoltre fu nominato, dopo l’8 settembre 1943, ministro dell’Agricoltura nel primo gabinetto Badoglio a Salerno.

Il 4 giugno 1944 Umberto di Savoia, luogotenente generale del Regno, lo nominò Ministro della Real Casa (una sorta di segretario generale del Quirinale). Nel corso dei due anni della luogotenenza e dei trentatré giorni di regno di Umberto, Lucifero fu il principale interlocutore del governo e delle forze politiche antifasciste e organizzò la campagna in favore della monarchia nell’imminenza del referendum istituzionale del 2 giugno 1946.

Nel 1948 rifiutò la nomina a senatore a vita offertagli dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

Falcone Lucifero pubblicò saggi, biografie, opere letterarie e teatrali. Collaborò con quotidiani e periodici, e, fino all’ultimo, continuò a sostenere la tesi della monarchica costituzionale. Intervistato nel 1990 da Giovanni Minoli per Rai 2 e da Bruno Vespa per Rai Uno nel 1996, ribadì la tesi dell’invalidità dello svolgimento del referendum.

Per sua volontà fu sepolto nel cimitero monumentale di Crotone, alla cui biblioteca comunale, intitolata a suo padre Armando Lucifero, aveva donato nel 1996 un consistente fondo librario di oltre duemila testi e parte del mobilio dello studio di Roma.

Come aristocratico Falcone Lucifero appartenne al “sedile di San Dionigi”, ovvero Areopagita (giudice dell’areopago – cioè collina di Atene).

L’Università di Torino, nella quale Lucifero si laureò in giurisprudenza, ha ricostruito il casato: «I Luchiferus erano presenti nel territorio di Crotone fin dalla dominazione sveva e, come ha scritto Salvatore Mongiardo, con “i capelli rossi e statura di due metri per i maschi, nonché padroni di quasi tutte le terre dal mare ai monti”, erano una famiglia di rilievo. Il padre si dedicò alla gestione delle vaste proprietà terriere, manifestando propositi innovativi sia nelle tecniche di produzione sia nei rapporti sociali. Si impegnò in molteplici attività culturali con spirito enciclopedico, coltivando interessi in diversi campi. La madre era imparentata con i baroni Scoppa di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio. Alla morte, nel febbraio del 1910, di Enrichetta Scoppa, i Lucifero ne ereditarono le proprietà che confluirono nella loro azienda agricola. Il nonno paterno, Antonio (1830-1899), era stato tra il 1874 e il 1875 sindaco della città, lo zio paterno Alfonso (1853-1925) deputato dal 1886 al 1919 e sottosegretario alla Pubblica istruzione nel II governo Sonnino, il cugino Roberto (1903-1993) fu componente della Consulta nazionale, poi deputato del Blocco nazionale della libertà alla Costituente, segretario del Partito liberale italiano nel 1947-48, senatore nella prima legislatura repubblicana, quindi deputato del Partito nazionale monarchico fino al 1963 […]».

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