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venerdì, Novembre 15, 2024
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Il peso delle parole: dal caso Raimo a Donald Trump, si accende la polemica!

Il caso di Christian Raimo, il Professore sospeso per aver espresso giudizi durante un convegno pubblico contro il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, è diventato un caso politico. La questione va ben oltre il singolo episodio e chiama in causa principi cardine del nostro sistema pubblico. Un’analisi di Galileo Violini.

Galileo Violini

“Parole parole parole”, cinquant’anni fa fu una canzone di successo. Oggi un programma cult di un canale TV, certo non seguito da chi si vanta di non guardare mai quel canale, è “In altre parole”. Che hanno in comune Mina e Gramellini? Stesse parole danno luogo a reazioni diverse. Una parola può essere un feroce insulto o innocua, dipende da come la si dice, dall’uso di diminutivi e maggiorativi, da gesti che ne complicano la traduzione. Le parole vanno interpretate con la cultura del luogo. Soprattutto non andrebbero estratte dal contesto o addirittura manipolate.

Durante la campagna elettorale americana, le parole sono state usate in modi inconsueti da noi. Il futuro Presidente Trump ha avuto un momento di studiata esitazione e di bon ton (sì, anche Trump può avere barlumi di bon ton) quando si è imposto di non pronunciare una parola che comincia per “b”. Forse, se avesse avuto familiarità con la nostra letteratura, avrebbe esitato meno. Quella parola è sdoganata da sempre, ma certo Trump non sa chi era Santaccia, e dubito che sappia che per Dante, eponima di quell’epiteto ma senza puntini fu la Chiesa, o che l’Italia fu assimilata a un w… o per usare un termine più castigato parlor house. Un italiano ingenuo potrebbe pensare che Kamala Harris lo abbia querelato. Qui da noi si querela per molto meno, anche se non necessariamente con successo, come ha scoperto l’Eurodeputato Vannacci. Invece no.

È vero, si querela per meno, ma non sempre c’è bisogno di querelare. Ci sono strumenti più efficaci. Colpire nel portafoglio, sanzionare. È quanto successo a un professore romano il quale durante un convegno pubblico di un partito, avrebbe detto di un Ministro, il ministro da cui dipende gerarchicamente in quanto professore in un liceo, che sarebbe “cialtrone e lurido”, secondo il coro della stampa amica del governo. L’ascolto testuale dell’intero intervento (Bing Vídeos) smentisce questa versione e mostra chiaramente due cose: il messaggio è politico e non violento. Il Ministro Valditara è un anello debole di questo governo e quindi è lui che va colpito. Solo una totale incomprensione dell’intervento può permettere interpretare questa parola nel senso di colpire fisicamente, e l’oggetto della critica di cialtronaggine, lordura che, espunto dal contesto è stato trasferito da chi è intollerante alle critiche alla persona, è esplicitamente l’ideologia del Ministro. Se in malafede no comment, se in buona fede sorprendente, almeno dovrebbe essere in funzionari apicali del settore educativo. Generoso il Professor Raimo, forse condizionato dalla sua esperienza professionale verso altri Ministri, Viceministri e Sottosegretari. Anelli deboli abbondano nel governo Meloni. Comunque, il governo del vittimismo non è nuovo a letture distorte. L’analogia con i messaggi whatsapp del Magistrato Patarnello è evidente in entrambi i suoi aspetti centrali, interpretazione malevola della parola colpire e lettura parziale, in questo caso manifestamente fuorviante, del testo.

Che non siano insulti al Ministro è facile dedurlo dal fatto che, pur essendo lo strumento della querela familiare al governo, egli se ne è astenuto. Sarebbe stato imbarazzante se i difensori del professore avessero obiettato che criticare ideologie o comportamenti non ha nulla di personale e fornito un esempio ironico, ma pertinente, chiedendo se criticare il cambio di pettinatura della presidente del Consiglio debba essere considerata un’offesa alle istituzioni, un’offesa al suo parrucchiere, o un banale giudizio sul taglio dei capelli, scalfendo così indirettamente l’immagine così accuratamente costruita della superpresidente. Ovviamente c’è di più nell’intervento censurato del Professor Raimo, c’è un messaggio politico, che, in quanto tale è, o almeno dovrebbe essere, tutelato non solo dall’articolo 21 della Costituzione, ma anche dall’articolo 49, almeno fino a quando i progetti di perimetrazione, cari al Presidente del Senato, non li perimetreranno magari allargando in cambio il perimetro definito dalla XII Disposizione transitoria e finale. L’episodio Raimo purtroppo dice di più. 

Il professore è stato sanzionato perchè avrebbe violato il codice etico dei dipendenti del Ministero. Ci siamo chiesti se sanzioni analoghe dai competenti Uffici scolastici regionali siano state irrogate in quei, fortunatamente rari, casi di docenti che hanno avuto problemi con la giustizia. Circa un mese fa, a Bolzano, una professoressa arrestata per spaccio notturno di droga. Anni fa, due arresti uno nel Lazio e uno in Liguria, per reati di sfruttamento della prostituzione. Di recente, una condanna di interdizione per dodici mesi dall’insegnamento, anche se è pendente il ricorso, per sesso con una alunna minorenne. La ricerca su internet non ci ha permesso di trovare traccia di provvedimenti sanzionatori di tipo amministrativo da parte dei rispettivi Uffici scolastici regionali, il che naturalmente non esclude la possilità o addirittura la probabiltà che ciò sia successo, ma non annunciato con la medesima diffusione. L’intelligenza artificiale ChatGPT non mi è stata di aiuto o forse sì, confermando il mio sospetto: Informazioni di questo genere possono risultare difficili da trovare poiché non sempre vengono pubblicizzate sui canali ufficiali o riportate dai media.”

Il caso Raimo à la lanterne in se stesso terminerebbe qui. Il Professore potrà ricorrere, e il TAR o il Tribunale ordinario giudicheranno. Tuttavia, qualche osservazione è d’obbligo. Non solo il ministro non ha sporto querela, ma ha anche tenuto un atteggiamento distaccato dalla vicenda, dichiarando che i provvedimenti disciplinari non sono di sua competenza, affermazione che dubito che il Ministro Nordio condivida e che per altro il Ministro Valditara ha preteso corroborare, aggiungendo all’aspetto tecnico giuridico anche di buon senso, basato sui grandi numeri. Può un Ministro con un milione duecentomila dipendenti occuparsi dei provvedimenti disciplinari riguardanti uno Dio essi? Quando mai? La risposta la dà lo stesso Ministro Valditara. Quando un professore fu accusato per una questione di saluti romani, sì si interessò della vicenda. Fece o fece fare ricerche e scoprì, o chi fu delegato alla ricerca scoprì, che il professore era del partito democratico (forse più corretto dire era stato) e non fascista. Apprezzabile, ma ahimè poco credibile che il ministro si preoccupi degli altri e non di se stesso. Sarebbe invero un nobile atteggiamento individuale, ma che dovrebbe preoccupare, non perchè sarebbe interessante sapere come scoprì il passato comunista del professore, anche se una certa curiosità la ho. Delazione? Schedatura? Rallegra, comunque, che non abbia avuto una reazione del tipo: “ma questo nessuno me lo leva di torno”, caratteristica di un regime che stia nascendo, quando è in gestazione, come fu il fascismo del 1924. 

Preoccupa però che abbia trovato una solerte funzionaria che ha deciso la sospensione per tre mesi del professore, con stipendio dimezzato, e ha spiegato la decisione citando n maniera imprecisa quanto aveva affermato il professor Raimo, il che ha permesso ai corifei del governo citare la citazione. È sintomo di regime consolidato, che il capo, o i suoi immediati collaboratori non abbiano necessità di chiedere. Troveranno chi ne interpreti i pensieri e desideri- Un autore francese che amo citare, Ėtienne de la Boétie, quanto mai attuale purtroppo, ha analizzato, sia pure in altro periodo e contesto, i meccanismi che caratterizzano la servitù volontaria.  È indizio che il regime post-fascista si è consolidato? Una frase della motivazione della sanzione, ampiamente ripresa dalla stampa offre elementi per pensarlo. Non si sarebbe trattato di critica costruttiva. Una tale visione teleologica del diritto di critica è fascista. Riflette una visione totalitaria dello stato, che fin troppo facilmente potrebbe essere estesa alla stampa e il cui modo positivo di definirla, è disfattista. Suppongo che il Professore sanzionato ricorrerà. Dubito che la sanzione sarebbe confermata. In tal caso, mi permetto formulare una previsione il cui avvverarsi non mi aspetto mi faccia accostare all’oracolo di Delfi. Il riconoscimento della primazia della Costituzione sarà fonte di turbamento e nuovo scandalo per un Ministro, quello cui nulla sfugge di quanto accade nelle sfere di competenza degli altri Ministri, forse perché si sente unto dal Signore di per se, dopo il Papeete, lo arrovella la domanda “Eli, Eli, Lama sabactani” (Eli una sola elle), mentre di ben altra attenzione ha potuto godere l’amico Trump. 

Ironicamente, il terzo protettore d’Italia è selettivo nel seguire la totalità dei problemi del Paese. In un breve intervento televisivo è riuscito a parlare di sanità, di politiche di educazione superiore, di aborto, perfino di suo nonno, ma non una parola sui trasporti, ciò per cui i cittadini lo pagano, nonostante parlasse nell’imminenza di uno sciopero nazionale dei trasporti e dopo una serie di contrattempi che, a chi suole ricordare le cose buone fatte da Mussolini, avrà fatto pensare che almeno durante il fascismo i treni arrivavano in orario, mentre in questa brutta copia che ci rassicurano non essere fascismo, ciò non succede. Sciopero poi commentato con un “È l’ultima volta”. Minaccia? Promessa che non ce ne sarà più necessità nell’Italia resa grande dal governo? Non saprei rispondere, ma sono certo che, nel deprecabile, per lui, caso di accoglimento di un eventuale ricorso, ne trarrebbe motivo per accusare la magistratura rossa, che poi tanto rossa non deve essere se non colse la palla al balzo quando uno dei magistrati, oggi sospetti di complotto antigovernativo e, per la consueta estensione, anti-italiano, andando al di là della richiesta della Procura, concluse con un’assoluzione, per non sussistenza del fatto, il caso della sua scorta e della moto d’acqua di suo figlio. Ma i rossi sono ovunque. Sono rossi gli studenti del Professore Raimo che protestano. Li avrà plagiati?. Intellettuali si esprimono contro la sanzione? I soliti intellettuali rossi organici alla sinistra. A questi però, un piccolo onore delle armi andrebbe riconosciuto. Distinguono la parola goulash dalla parola gulag.

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