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Il paradosso del Sud: più reddito di cittadinanza e più poveri

Il 28 settembre 2018, l’allora vicepresidente del consiglio dei ministri, Luigi Di Maio proclamò dal balcone di Palazzo Chigi l’abolizione della povertà, grazie al Reddito di Cittadinanza. Ma è andata davvero così? A distanza di quasi 4 anni, dovremo, invece, provare a capire come questa misura possa essere modificata per raggiungere i veri poveri.

Il 28 settembre 2018, l’allora vicepresidente del consiglio dei ministri, Luigi Di Maio (M5S), proclamò dal balcone di Palazzo Chigi l’abolizione della povertà: il consiglio dei ministri aveva approvato il reddito di cittadinanza.

Il reddito di cittadinanza fa parte della famiglia del reddito di base o reddito minimo universale e prese il posto del reddito di inclusione, entrambe le misure destinata a combattere la povertà. Il Rdc voleva essere anche una misura attiva delle politiche del lavoro. L’idea di un reddito minimo da assegnare alle persone in condizione di povertà era consolidata da tempo, sia in Italia, sia nel resto del mondo. Il reddito di cittadinanza si inseriva in questo dibattito senza tenere conto dei risultati del Rei, che aveva ottenuto valutazioni positive da parte di molti che se ne erano occupati  e resettava tutto il sistema.

Il reddito di cittadinanza è costato, dal suo avvio, tra 20 e 22 miliardi di euro. Da qui uno studio di un noto giornalista economico del Mattino, Gianni Molinari, che getta ombre inquietanti e anche paradossali per molti aspetti.

Nello scorso mese di gennaio le persone coinvolte nel reddito di cittadinanza erano 3.005.348 il 5,1 per cento degli italiani, con una enorme differenza territoriale. Il 67% del reddito di cittadinanza viene assegnato a beneficiari residenti nel Mezzogiorno: di questi il 24,6 % è in Campania e il 19,8% in Sicilia (14,3% al nord e 2,1 al centro): il 10 per cento di tutti i meridionali è interessato dal Reddito

  1. Il 16,1 % dei residenti in provincia di Napoli e il 15,9% in provincia di Palermo beneficia del reddito di cittadinanza
  2. Lo 0,2% dei residenti in provincia di Bolzano e lo 0,7% in provincia di Belluno è beneficiario del reddito

Oggi l’Istat ha diffuso le stime preliminari, nel 2021 le famiglie in povertà assoluta* in Italia sono il 7,5% (7,7% nel 2020) per un numero di individui pari a circa 5,6 milioni (9,4%, come il 2020), confermando sostanzialmente le stime del 2020.

Secondo l’Istat nel Mezzogiorno le persone povere sono 195mila in più rispetto al 2020, e si conferma l’incidenza di povertà più elevata: il 12,1% per gli individui (in crescita dall’11,1%), il 10,0% per le famiglie.

Al Nord si registra invece un miglioramento a livello sia familiare (da 7,6% del 2020 a 6,7% del 2021) sia individuale (da 9,3% a 8,2%).

Cioè esiste una relazione inversa tra reddito di cittadinanza e povertà: al Nord meno rdc, meno poveri, al sud il contrario. Sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia di povertà assoluta (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e per tipo di comune di residenza).

‘’Premesso, dice Molinari, che una misura di sostegno alle persone in difficoltà economica deve essere tratto distintivo e condiviso di una comunità, è forse il caso di abbandonare gli ideologismi che hanno finora caratterizzato l’ideazione e la gestione del Reddito per provare a capire come questa misura possa essere modificata per raggiungere i veri poveri. Le idee sono tante, magari non porteranno voti ma aiutare chi ha bisogno dovrebbe venire prima di qualche piccola carriera politica’’.

 

 

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