È arrivato l’annuncio, 53 milioni di euro saranno destinati alla realizzazione del Museo del Mare. Il progetto della archistar Zaha Hadid, scomparsa poco tempo fa, dovrebbe prendere forma. Questa storia però riporta alla mente un altro proclama che aveva fatto credere ad un cambio di passo di Reggio Calabria, che magari avrebbe potuto traghettare anche la provincia. Molti sostengono che abituare le persone alla bellezza è uno dei mezzi per iniziare a produrre nuove mentalità, magari anche un semplice attaccamento alla propria città. Quando ci si sente legati al luogo in cui si abita si diventa più solerti nel chiedere che venga rispettato e nel rispettarlo.
Il progetto di Hadid per il lungomare di RC e l’harakiri di Scopelliti
Il Waterfront futuristico (quasi miracoloso) è stato sulle prime pagine in molte occasioni, doveva essere il fiore all’occhiello dell’amministrazione Peppe Scopelliti e della sua Reggio Calabria dei grandi eventi. L’opera doveva costare ben 72 milioni di euro, ma il progetto non è mai stato realizzato. L’ex sindaco di Reggio Calabria (dal 2002 al 2010) – poi governatore della Calabria (dal 2010 al 2014) – ha attaccato anche il suo successore alla guida della città affermando: “I 72 milioni di euro (Decreto Reggio e Pisu) destinati alla realizzazione dell’opera sono sempre stati disponibili, tanto che persino i commissari, dando seguito al progetto esecutivo deliberato dalla giunta Arena e riconoscendo l’importanza strategica dell’opera, hanno ritenuto di doverla preservare mettendo a bando di gara 16 milioni relativi a un primo step della grande opera waterfront Reggio Calabria (Zona Pineta Zerbi)”. Anzi ha anche sottolineato come i fondi per queste spese “essendo finalizzate ai progetti straordinari non intaccano disponibilità economiche necessarie per gli altri servizi sul territorio. Tutto ciò avrebbe avuto una ricaduta immane sul nostro territorio, senza contare che avrebbe regalato a Reggio Calabria lo splendore che merita”.
L’attacco però suona come un harakiri da parte di Scopelliti e della sua gestione del comune reggino. Lui era sindaco quando nel 2006 fu fatto il bando e sempre lui era alla guida quando nel 2009 si firmò a Londra un contratto da 100 milioni di euro. Il waterfront è stato uno dei grandi progetti rimasto al palo quando l’amministrazione reggina degli anni dei grandi eventi è stata travolta dalle inchieste giudiziarie per un buco miliardario (per altro la parsimonia non ha certo caratterizzato la sua guida) per trovare i fondi e posare la prima pietra di questo progetto.
Il Waterfront unico al mondo, anche se ricorda molto il progetto di Cagliari e del suo Museo Betile. L’archistar non ha avuto troppa fortuna in Italia, le due opere non hanno visto la luce. 0 a 0 Palla al centro per Reggio e Cagliari. Su internet è pieno di foto che ritraggono i volti delle due città abbellite da queste costruzioni sinuose, un navigatore poco attento potrebbe essere convinto che il lungomare del chilometro più bello d’Italia sia com’è stato immaginato dall’architetto di origine irachena.
Dal Museo del Mediterraneo al Museo del Mare, le parole contano
Comunque, l’amministrazione Falcomatà ha deciso di riprendere in mano la situazione con il “Museo del Mare” che faceva parte del progetto della Hadid. Giuseppe Falcomatà ha annunciato: “Adesso è ufficiale. Siamo riusciti grazie alla disponibilità del Governo ed in particolare del Ministro Dario Franceschini, e grazie all’interlocuzione promossa da Anci con il Presidente Antonio Decaro, ad ottenere il finanziamento del progetto del Museo del Mare di Zaha Hadid. […] Il progetto è stato ritenuto dal Governo strategico per lo sviluppo dell’intero Paese, a dimostrazione di quanto sia importante investire le risorse del Recovery soprattutto nel Mezzogiorno”.
L’amministrazione di Falcomatà spera con questa nuova grande opera di dare nuovo respiro ad uno dei comparti più in difficoltà della città, quello edilizio. Già nel periodo pre pandemia si segnalava come in 10 anni fossero state chiuse 320 imprese del settore edile con 4000 mila posti di lavoro andati in fumo (che a Reggio Calabria rappresentavano metà degli addetti del comparto).
La realizzazione di questa opera diventa dunque strategica per la ripresa di una città mai realmente decollata, nonostante i Bronzi di Riace e le altre ricchezze custodite nel Museo Nazionale della città, Villa Zerbi e la Pinacoteca Vitroli. Anche se magari grazie al finanziamento dell’Alta Velocità fino a Reggio Calabria previsto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza le distanze si accorceranno.
Speriamo la buona notizia non sia l’ennesimo floop
Se l’annuncio del nuovo museo è una buona notizia, sicuramente anche sotto il punto di vista politico per l’amministrazione, forse è il caso di sfruttarla al meglio. Siamo sicuri che in Italia serva un altro Museo del Mare, per non voler scomodare il più importante concorrente di Genova ci sono quelli di Gallipoli, Napoli e decine di altri. Anche se la spadara, unica vera tradizione dei marinai delle nostre zone, è importante, pensiamo che un intero museo per celebrarla sia un po’ eccessivo.
Se si vuole essere rivoluzionari si potrebbe iniziare dal nome. Nel progetto di Hadid questa struttura doveva rappresentare la grandiosità della cultura mediterranea, una civiltà contaminata, unica e conquistata e conquistatrice. Questo polo doveva rappresentare il nuovo ingresso della città dal mare e per il mare. Siamo sicuri che ridurre il tutto al Museo del Mare, l’ennesimo, sia stata solo una svista comunicativa e che la Città Metropolitana non commetta errori quando dovrà riempirlo di contenuti.