Filippo Veltri commenta e ci fa riflettere sulla sempre più allarmante criminalità infantile e su come il Governo italiano abbia in mente di porvi rimedio.
Dopo il “modello Tunisia” per cooperare con i paesi di partenza dei migranti, ecco il “modello Caivano” per contrastare la criminalità minorile e alleviare il disagio delle periferie. Ad una settimana dalla visita del Governo nel comune alle porte di Napoli teatro dei turpi abusi di gruppo su due bambine, il Consiglio dei ministri giovedì della scorsa settimana ha varato l’annunciato pacchetto di provvedimenti.
Il pacchetto da un lato introduce norme «per il risanamento e la riqualificazione del territorio», e dall’altro interviene «sull’applicabilità delle misure cautelari ai minori di 18 anni, con l’obiettivo di sanzionare e dissuadere dal tenere comportamenti contrari alla legge». Molti i dubbi sollevati dal decreto: da una parte la sua concreta applicabilità, visto che le carceri minorili sono piene e i Tribunali già intasati, dall’altro l’efficacia di misure “securitarie” non accompagnate adeguatamente da misure di coinvolgimento del territorio nell’impegno educativo.
Don Maurizio Patriciello in un editoriale pubblicato su Avvenire ha scritto però che un giro di vite era necessario. “Si può considerare un minore il sedicenne che, uscito di casa con la pistola in tasca e dopo aver ammazzato, se ne va a giocare a carte? A mio avviso, no. Oggi, e soprattutto nei quartieri a rischio, i ragazzi maturano in fretta. La strada, il facile guadagno dovuto alla vendita della droga, il mondo on line cui accedono senza controlli e senza discernimento, sono pessimi maestri. Mafia, camorra, ‘ndrangheta, iene sanguinarie e senza scrupoli, affidano a questi minori i lavori più sporchi, ben sapendo che rischiano poco o niente. Ci voleva un giro di vite? A mio avviso, e lo dico con grande dolore, sì”. Come si vede, bisogna aspettare per vedere se le misure saranno appropriate o meno.
C’è poi l’altro problema; il porno. “Una predisposizione alla ricerca di stimoli ulteriori ed anche estremi e una spinta verso comportamenti sempre più impulsivi e scarsamente riflessivi”. Il furto “della capacità di costruire intimità sane”: sono molti i danni causati dal consumo di porno tra i ragazzi. E mentre il governo cerca di varare norme che possano limitarne la fruizione, tramite la diffusione delle applicazione di parental control, lo psichiatra Tonino Cantelmi la dice così per spiegare cosa accade in un cervello ancora in formazione. “L’erotizzazione precoce dell’infanzia e l’impatto diffuso della pornografia negli adolescenti generano complesse alterazioni dello sviluppo psicoaffettivo. Tra queste l’incapacità di gestire l’intimità e il conseguente cortocircuito sessuale-aggressivo. E tutto ciò sta avvenendo con una velocità sorprendente e con adulti statici e incapaci di cogliere i fenomeni descritti”.
Discorso analogo sui femminicidi, che dovrà ovviamente essere ripreso in altra occasione. Il problema anche qui non sono solo le leggi e la loro applicazione. In dieci anni il quadro normativo italiano si è evoluto molto, ma la situazione non ha visto reali miglioramenti. Per tutte le associazioni che in Italia affrontano questi casi il problema non sono le norme, ma il sessismo che ostacola la loro corretta applicazione. Sono 80 le vittime donne dall’inizio dell’anno, solo due in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Una tendenza che in ogni caso non indica una riduzione del fenomeno. Anzi. Anche qui il problema e’ culturale, il vero dramma italiano come il presidente Mattarella ha ancora una volta fotografato alla perfezione nei giorni scorsi.