Il 23 marzo, nella sala consiliare di Siderno è stato presentato un libro, ‘Il mito del dollaro’, alla presenza di Giuliano Marrucci, coautore con Vadim Bottoni. L’evento, moderato da Nicola Limoncino e introdotto da Antonio Sgambelluri, è stato organizzato dal Movimento per la Rinascita comunista e Comunisti uniti per Siderno. L’evento era rivolto principalmente ai giovani, ma anche a quella fascia di popolazione che non si riconosce più nei partiti che negli ultimi decenni si sono avvicendati al governo che, aldilà del colore politico, perseguono tutti un’agenda liberista.
Silvana Niutta
Si è discusso dei principali problemi che da tempo affliggono l’Occidente a causa del paradigma incentrato sulla supremazia del dollaro, partendo dagli accordi di Bretton Woods, che prevedevano cambi di tasso stabili, l’oro come standard di riferimento della conversione del dollaro per equilibrare i pagamenti internazionali, quando però vi era ancora una forte presenza dello Stato nell’economia, fino ad arrivare ai nostri giorni in cui possiamo ormai constatare che la democrazia è diventata una parola vuota, che serve a mantenere una propaganda gestita a livello mediatico da una stampa servile e finanziata da agenzie internazionali, create ad hoc dal potere finanziario. Il welfare, la scuola e la sanità sono stati distrutti, le imprese si sono convertite in società che speculano in borsa, mentre vengono continuamente distrutti milioni di posti di lavoro o si schiavizzano milioni di giovani, spogliandoli nella dignità, costretti ad accettare salari da fame, o qualche misero sussidio, senza prospettive sul futuro.
Con la guerra nel Vietnam iniziata negli anni ‘60, gli USA ebbero un forte aumento della spesa pubblica, che portò ad una crisi del sistema e l’allora Presidente Nixon, decise di sganciare il dollaro dalla convertibilità in oro e si tornò a cambi flessibili. Fu da allora che l’economia statunitense si è progressivamente finanziarizzata e si è passati da un economia reale secondo la teoria marxiana D-M-D ad un’economia D-D rivolta a creare denaro col denaro.
Gli Stati Uniti imposero in tutto il mondo l’egemonia del dollaro negli scambi commerciali internazionali e, mentre da una parte le grandi imprese delocalizzavano la produzione di beni e servizi nei paesi a basso costo di manodopera, dall’altra convertivano la loro economia in una finanziarizzazione spinta, gonfiata da bolle speculative, fino ad essere costretti a collocare il loro debito pubblico in vari Paesi per ottenere investimenti, i cui interessi ricadevano sui paesi vassalli, che ripianavano anche i fallimenti finanziari causati dallo scoppio delle bolle speculative.
Il Re è nudo da tempo e con l’avvento del secondo mandato Trump sono caduti gli ultimi veli. Si può ormai notare anche nei paesi europei, dove, soprattutto dopo il trattato di Maastricht, è stato importato il modello americano, implementate le regole del Washington Consensus, come dalla crisi del 2008 si passa da una crisi all’altra, da un’emergenza all’altra, senza riuscire a vedere la luce in fondo al tunnel.
I governi degli ultimi decenni dovevano compiacere Washington e Wall Street e abbiamo assistito così all’ascesa di governi tecnocratici o fantoccio in tutti i paesi dell’UE (e non solo), con le peggiori classi dirigenti e partiti di governo, veri e propri comitati di affare proni alle lobby di potere, oggi diventati i partiti della guerra, dietro generose ricompense per le imposizioni di quei grossi gruppi finanziari predatori dei risparmi dei lavoratori, dei diritti sociali, oltre che di aziende pubbliche. I più importani padroni del mondo sono Blackrok, Vanguard e State Street, che si sono infiltrati nelle aziende e nei monopoli pubblici, acquistando progressivamente percentuali di azioni sempre più cospicue.
Se ci si reca negli Stati Uniti, nelle periferie delle grosse città americane, si può vedere lo scempio di modelli di povertà assoluta di migliaia e migliaia di persone espulsi dal mercato del lavoro e riversati per le strade, senza potersi permettere una fissa dimora o uno straccio di welfare. Tanto per fare qualche nome, Los Angeles o Detroit, completamente deindustrializzata e interi quartieri residenziali che riversano in uno stato di abbandono assoluto, ma anche in molte altre città.
Quella a cui stiamo assistendo adesso è la militarizzazione del dollaro entrato in una fase di declino dalla quale si è cercato di uscire implementando varie guerre, in quei paesi che cercavano di sganciarsi dalla stretta egemonica del tallone occidentale. Le due guerre in Iraq, in Afganistan, in Libia, in Somalia, le attuali guerre civili del Congo e della Somalia e in Ucraina dentro la quale siamo coinvolti anche noi europei fino al midollo, sono guerre che servono al potere per resistere al superamento tecnologico di altri modelli economici, basati su un capitalismo di Stato, come la Cina, ricca di materie prime e industrie ad alto livello tecnologico, dove le oligarchie sono sotto il controllo dello Stato. Un’economia reale basata ancora sulla produzione e sulla trasformazione di materie prime, che ha ridotto la povertà della popolazione di oltre un miliardo, con percentuali sempre più in aumento. Intanto la Cina investe in infrastrutture in Africa o in paesi in via di sviluppo, che gli occidentali si sono limitati a saccheggiare e a distruggerne gli ecosistemi per la rapina delle risorse, delle terre e dell’acqua costringendo milioni di persone ad avventurarsi su barconi per raggiungere i paesi europei, considerati terra di bengodi.
Accusata per anni nei vari consessi sul clima, da Rio ‘92 a quello di Parigi, di non volersi allineare, la Cina è il Paese che più di ogni altro ha sviluppato energie rinnovabili e sviluppato tecnologie digitali altamente avanzate. Mentre l’occidente ha distrutto la propria economia e guidato da figure di carta, corrotte dai potenti della finanza, per nascondere il fallimento delle proprie scelte e compiacere un potere egemonico in declino, fomenta una terza guerra mondiale, convertendo le industrie fallite, a causa dell’abbandono del gas russo a basso costo, in industrie belliche.
Se per anni ci hanno raccontato che dobbiamo ridurre la spesa pubblica a causa dell’aumento del debito pubblico, introducendo perfino il pareggio di bilancio in Costituzione, oggi ci narrano che è necessario indebitarci di una spesa di 800 miliardi in armamenti, per sostenere una guerra persa in partenza, contro un ipotetico nemico dell’Europa. Una carità pelosa verso l’Ucraina che ha mandato al macello un milione di giovani tra russi e ucraini, mentre dall’altro lato si sostiene un criminale che in Palestina ha massacrato una intera popolazione.
Questo evento svolto a Siderno vuole essere un invito ai giovani di organizzarsi e aggregarsi, sviluppando un pensiero critico contropropagandistico, per rovesciare una classe dirigente corrotta e agli sgoccioli che, pur di sopravvivere, è disposta a trascinarci nella terza guerra mondiale. Sgretolare l’attuale architettura europea, diventata un covo di belligeranti al servizio di un potere predatore di diritti e libertà dei popoli, oltre che delle nostre economie, per poi rifondare una nuova Unione Europea o più unioni con gruppi di paesi affini, su base democratica e di coesione economica e sociale, per ricostruire una società in cui i giovani possano riconoscersi e godere appieno dei diritti, riuscire a costruire fra di essi una nuova classe dirigente guidata da un nuovo spirito “socialista”, consapevole che il benessere collettivo è superiore all’arricchimento di un manipolo di corrotti che escludono dall’accesso alle risorse, artatamente limitate, il 90% della popolazione e soprattutto tutti quei giovani al di fuori dei giochi di potere, che non godono della protezione di qualche lobby che consente, invece, a questi corrotti affaristi di passare in eredità il potere solo ai propri figli, parenti stretti o compagni di merende.
Ma per realizzare una società più giusta, cooperativa e pacifica, è necessario mandarli TUTTI A CASA!