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domenica, Settembre 8, 2024
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Il diritto dei migranti

Sono cinque settimane dalla tragedia di Steccato di Cutro, ma l’ansia e l’indignazione non diminuiscono. Il migrante impersona oggi il nemico ideale, a causa del latente razzismo che induce a percepirlo come persona inferiore e ontologicamente illegale. Si capisce così come il razzismo sia l’effetto, più che la causa, delle stragi in mare, giacché solo il razzismo rende tollerabile che migliaia di persone affoghino ogni anno nel Mediterraneo.

La tragedia delle oltre 200 persone lasciate affogare in mare senza aiuti e le penose giustificazioni del governo ripropongono con forza la questione dei migranti. Oggi sono cinque settimane dalla tragedia di Steccato di Cutro, ma l’ansia e l’indignazione non diminuiscono. Le iniziative si susseguono in tutta la Calabria e in tutt’Italia. Domenica scorsa, ad un mese esatto dalla strage del 26 febbraio, ci sono state decine e decine di iniziative in tutt’Italia, ma soprattutto a Crotone e Cutro.

Al di là delle colpe specifiche delle nostre autorità per le omissioni di soccorso, sono però le nostre leggi e il clima politico e culturale da esse generato le vere responsabili di queste catastrofi. Giorgia Meloni e il suo ministro dell’Interno tentano di scaricare queste responsabilità sugli scafisti, predisponendo per loro pene fino a 30 anni e, soprattutto, sostenendo che occorre fermare i migranti, impedendo loro di partire.

Scrive Luigi Ferrajoli: ‘’… ignora, evidentemente, che migrare è un diritto fondamentale, stabilito dagli articoli 13 e 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani, dall’articolo 12 del Patto internazionale del 16 dicembre 1966 e perfino dall’articolo 35 della nostra Costituzione, e sarebbe perciò un illecito ostacolarne l’esercizio.

Non solo. È anche il più antico dei diritti fondamentali, essendo stato proclamato fin dal 1539 da Francisco De Vitoria a sostegno della conquista del «nuovo mondo», quando erano solo gli europei a «emigrare» per colonizzare e depredare il resto del pianeta.

Allora questo diritto fu accompagnato dal diritto di muovere guerra contro chiunque si fosse opposto al suo legittimo esercizio: cosa che fu fatta, con la distruzione delle civiltà precolombiane e il massacro di decine di milioni di indigeni’’.

Oggi che l’esercizio del diritto di emigrare è diventato la sola alternativa di vita per milioni di disperati che fuggono dai loro paesi, sconvolti dalle guerre, dalla miseria e dallo sfruttamento, non solo se ne è dimenticato il fondamento nella nostra stessa tradizione, ma lo si reprime con la stessa ferocia con cui lo si brandì alle origini della civiltà moderna a scopo di rapina e colonizzazione.

Finalmente anche i grandi giornaloni si sono accorti che il problema migranti coinvolgerà nei prossimi immediati anni miliardi di persone e sarà irrefrenabile (vedi Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 21 marzo scorso)
Per Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio Italiano di solidarietà (ICS), una ONG di Trieste che sostiene i richiedenti asilo, ‘’c’è un clima molto molto preoccupante sulla questione migratoria e il futuro è buio, ci sono tutte le condizioni, perché’ si verifichino nuove tragedie’’. L’ostilità ai salvataggi in mare è cresciuta e si è manifestata con il cosiddetto «decreto ong» dello scorso febbraio, che riprendendo la linea Salvini, condiziona l’abilitazione delle navi a salvare le persone in mare a una serie di insensati requisiti burocratici, introduce ostacoli ai salvataggi, come il divieto dei cosiddetti salvataggi multipli, e prevede, per i comandanti che violino queste assurde prescrizioni, sanzioni da 10 a 50.000 euro, il fermo per due mesi e, nei casi di reiterazione delle violazioni, la confisca della nave utilizzata per i salvataggi.
Sempre Ferrajoli segnale come ci troviamo difronte a un salto di qualità nelle forme stesse del populismo. ‘’Il vecchio populismo penale faceva leva sulla paura per la criminalità di strada e di sussistenza, cioè per fenomeni enfatizzati, ma pur sempre illegali, onde produrre paura e ottenere consenso con misure inutili e demagogiche, ma pur sempre giuridicamente legittime, come gli inasprimenti delle pene decisi con i vari pacchetti sicurezza. Il nuovo populismo, al contrario, fa leva sull’istigazione all’odio e sulla penalizzazione di condotte non solo lecite ma eroiche, come i soccorsi in mare, al fine di ottenere consenso a misure esse stesse illegali, criminose e criminogene, come la chiusura dei porti più accessibili e la procurata omissione di soccorso’’.

Il migrante impersona oggi il nemico ideale, a causa del latente razzismo che induce a percepirlo come persona inferiore e ontologicamente illegale. Si capisce così come il razzismo sia l’effetto, più che la causa, delle stragi in mare, giacché solo il razzismo rende tollerabile che migliaia di persone affoghino ogni anno nel Mediterraneo. Queste politiche inique stanno avvelenando le nostre società e deformando pesantemente l’identità democratica dell’Italia e dell’Europa.

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