Una geniale e interessante analisi del nostro Mario Alberti sul caso del runner ucciso dall’Orsa che ormai tutti conoscono, anzi si chiede come mai tutti vogliono dire la propria opinione su questo caso di cronaca.
di Mario Alberti
Catturata l’orsa JJ4 responsabile, per quanto può esserlo, della morte del runner trentino. Nessun abbattimento fin quando sarà in vigore la sentenza del Tar. Spero non si apra una battaglia legale, oltremodo inopportuna. Ma la lente della mia riflessione si accende, in realtà, sui commenti a briglia sciolta alla notizia, in particolare sul sito di Repubblica on line. Ovviamente un coro unanime pro orsa, al quale mi aggiungo. Nella ovvia ricerca di un equilibrio tra uomini ed animali, senza dimenticare che è morto un ragazzo di ventisei anni. E che una, di fatto, vendetta non può certamente far ritornare tra noi. Il tema è complesso, e la pancia non aiuta ad affrontarlo. Occorrono valutazioni tecniche e competenti sulla creazione di contesti sicuri di convivenza tra esseri viventi. Magari valutazioni da replicare, con i dovuti aggiustamenti, agli esseri umani. Veniamo al dunque. Prendendo spunto dalla notizia, arriviamo ai commenti all’articolo, senza entrare nel dettaglio. Meglio di no. E inoltre ritengo che queste libere espressioni di cittadini non vadano frettolosamente bollate con la frase famosa di Umberto Eco. Penso siano efficaci indicatori di ciò che stiamo vivendo in Italia. Sono commenti figli di sveltine culturali, impregnati di sfrontatezza, intrisi di benaltrismo. Le brevi frasi variano dal paragonare chi ha catturato l’orsa molto più efficace di chi, dopo trent’anni, ha catturato Matteo Messina Denaro. Veterinaria antimafia in un colpo solo. Oppure giudizi frettolosi e senza pietas sul runner che è andato a cercarsi la morte. Questi commenti figli della stessa matrice di chi giudica l’abbigliamento o le scelte relazionali delle ragazze stuprate. Aberrazioni di pensiero, e non si offendano i neuroni. Ma l’apice si raggiunge quando qualcuno si chiede perché sparare all’orsa e non agli immigrati. Ecco, qui siamo alla perfezione dell’imbecillità, al culmine della cretinaggine. La tempesta culturale perfetta. Con tutta la capacità e disponibilità ad analizzare il fenomeno sotto il profilo della complessità, rispetto alla società nella quale viviamo, non ci sono termini migliori per entrare in una catarsi opportuna, magari un po’ sboccata, prima di prendere la cicuta.