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Il Berlinguer sconosciuto

Bruno Gemelli ci parla del Berlinguer “sconosciuto”, Mario Berlinguer, padre di Enrico

«Io sono contrario al requisito di qualsiasi titolo di studio per la professione di giornalista, perché considero questo come una discriminazione assurda, una discriminazione di classe, contraria alla libertà di stampa e alla libera espressione delle proprie opinioni».

Chi pronunciò queste parole? Le pronunciò Mario Berlinguer, nonno della giornalista Bianca Berlinguer e padre di Enrico Berlinguer.

Mario Berlinguer (Sassari, 1891 – Roma, 1969), che fu anche avvocato, magistrato e giornalista, era ed è un personaggio poco conosciuto e ancor meno ricordato. Figlio dell’esponente repubblicano Enrico Berlinguer, nacque da famiglia sarda alla quale Vittorio Amedeo III Re di Sardegna aveva concesso i titoli di “cavaliere” (ai maschi) e di “nobile” (maschi e femmine), con trattamento di Don e di Donna, per concessione a Giovanni e Angelo Ignazio Berlinguer del 29 marzo 1777. Mario Berlinguer è stato una figura importante nella storia d’Italia e, ancor di più, della Sardegna del secolo scorso, che ha attraversato, da avvocato e uomo politico, alcuni dei momenti cruciali del lungo periodo intercorso tra la fase finale dell’età liberale e il primo ventennio della Repubblica. Repubblicano dalla prima gioventù, nel 1905 iniziò a pubblicare articoli e racconti su “La Nuova Sardegna”. Nel 1924, già noto come avvocato, è eletto nella lista demoliberale in Sardegna e, come altri deputati antifascisti, fu dichiarato decaduto dalla carica nel 1926. Negli anni Trenta si dedicò alla professione e alla famiglia (nel 1921 sposò Mariuccia Loriga, morta nel 1936, dalla quale ebbe i figli Enrico e Giovanni).

L’8 novembre 1924, insieme con Giovanni Amendola, fu tra i fondatori dell’Unione democratica nazionale, un’associazione politica in rappresentanza di quei principi di libertà e di democrazia, fondamento dell’Unità d’Italia e delle lotte risorgimentali. Dopo la soppressione di tutti i partiti democratici (6 novembre 1926), Mario Berlinguer si ritirò a vita privata, pur mantenendo rapporti con gli ambienti antifascisti.

Nel primo dopoguerra, ostile al movimento fascista, si candidò alla Camera dei deputati (1924) e fu eletto nelle liste dell’opposizione costituzionale. Fu iniziato alla massoneria, il 25 ottobre 1924, nella loggia Giovanni Maria Angioy di Sassari, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia e vi militò sino allo scioglimento, operato il 22 novembre dell’anno dopo, a seguito dell’approvazione della legge fascista che vietava l’attività di ogni loggia massonica sul territorio italiano. Nel 1943 diresse cinque numeri del giornale sardista Avanti Sardegna, in cui si invitava l’esercito a rivolgere le armi contro le forze tedesche, aderendo poi al Partito d’Azione. Nel periodo successivo alla Svolta di Salerno (aprile 1944) e la composizione di un governo transitorio con la partecipazione dei rappresentanti del CLN (secondo governo Badoglio), Mario Berlinguer fu per brevissimo tempo (2-16 giugno 1944) commissario aggiunto all’epurazione per la punizione dei delitti; successivamente  impresse il primo indirizzo per la riapertura del processo per il delitto Matteotti, rappresentando l’accusa nel processo contro Mario Roatta per l’omicidio di Carlo e Nello Rosselli e fu rappresentante dell’accusa anche nel processo contro Pietro Caruso (questore di Roma sotto l’occupazione tedesca sino alla liberazione e poi  condannato a morte dall’Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo).

Nominato nel 1945 alla Consulta Nazionale Mario Berlinguer fu vicepresidente della Commissione giustizia. Il 26 aprile 1945, come primo atto governativo del Comitato di Liberazione Nazionale, firmò l’abolizione della legge mussoliniana della Socializzazione dell’economia. Nel 1942 diede vita a una organizzazione clandestina di resistenza. Dopo la Liberazione, svolse il ruolo di pubblico ministero in processi presso l’Alta Corte di giustizia (come l’eccidio delle Fosse ardeatine). Eletto al Senato nel 1948, per tre legislature fu deputato alla Camera..

Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione, aderì al Partito Socialista Italiano, nelle cui file fu senatore, dal 1948 al 1953 e deputato, dal 1953 al 1968.

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