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Il 2 ottobre il primo corteo storico dei 5 Martiri di Gerace: Quando la storia richiede il suo spazio

Come Associazione Museo della Scuola “I Care!” ci chiedevamo, da tempo, per quale motivo la gloriosa pagina dei 5 Martiri di Gerace (Michele Bello, Pietro Mazzone, Gaetano Ruffo, Domenico Salvadori e Rocco Verduci) rimanesse circoscritta nell’ambito della storiografia locale e non trovasse spazio nella storiografia accademica. In verità, questo tormento lo abbiamo sempre avuto, ma vuoi per la “sacralità” degli autori di storia che hanno dominato la scena scolastica e accademica negli anni della nostra formazione, vuoi per una certa timidezza a comparare fatti e personaggi storici, il tormento è rimasto interiore o al massimo circoscritto nei mugugni tra circoli ristretti.

Gli Amici della Riviera sono particolarmente attenti alle vicende storiche del nostro territorio e dobbiamo essere loro grati per il lavoro martellante che esercitano sull’opinione pubblica, con lo scopo di recuperare memoria e offrire contributi significativi per rafforzare il processo identitario della Locride.

Come Associazione Museo della Scuola “I Care!” ci chiedevamo, da tempo, per quale motivo la gloriosa pagina dei 5 Martiri di Gerace (Michele Bello, Pietro Mazzone, Gaetano Ruffo, Domenico Salvadori e Rocco Verduci) rimanesse circoscritta nell’ambito della storiografia locale e non trovasse spazio nella storiografia accademica. In verità, questo tormento lo abbiamo sempre avuto, ma vuoi per la “sacralità” degli autori di storia che hanno dominato la scena scolastica e accademica negli anni della nostra formazione (mi riferisco a quanti hanno frequentato la scuola e l’università dal dopoguerra alla fine degli anni ’70 del secolo scorso), vuoi per una certa timidezza a comparare fatti e personaggi storici, il tormento è rimasto interiore o al massimo circoscritto nei mugugni tra circoli ristretti.

La consapevolezza acquista con il tempo e l’esperienza ci hanno fatto capire che non ha voce chi non rivendica con altrettanta voce chiara il proprio spazio, il proprio riconoscimento. Nessuno, in pratica, ti dà spazio motu proprio e questo vale, soprattutto, per la Storia.

Dentro questa dinamica assurda sono finiti, anche, i nostri gloriosi 5 Martiri di Gerace e ne troviamo finalmente conferma leggendo e apprezzando il recente saggio scritto dal professore Costantino Cipolla, “I MARTIRI DI GERACE. Una gloria sovra-nazionale” – Franco Angeli Editore – MI- 2021. Il professore Costantino Cipolla, docente presso l’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna, ricostruisce la vicenda dei 5 Martiri di Gerace, attingendo a piene mani all’approfondito lavoro dei nostri autori erroneamente definiti “locali”, ma autorevolissimi sia per la qualità della ricerca e sia per la mole di lavoro che hanno dedicato alle vicende storiche che stiamo trattando.

Il professore Cipolla nell’introdurre il suo saggio sui 5 Martiri di Gerace dedica un paragrafo alla “Divagazione come dimenticanza” e afferma a proposito della vicenda storica dei nostri eroi precursori del Risorgimento italiano: “… Non so dire se questo sia un problema di amnesia professionale (comunque colpevole) o di oblio derivante da incuria o trascuratezza (comunque colpevole) o di una lacuna incuneatasi nella storia per rimozione o normale smemoratezza (comunque colpevole). Resta il fatto che uno dei “tormentoni” di questo volume (come si potrà facilmente verificare) è l’assenza di rievocazioni, di riprese, di ricordi di tipo storiografico inseriti nel normale circuito della storia accademica o nazionale”.

Incuria, trascuratezza o dimenticanza sta di fatto che i manuali di Storia adottati nelle scuole italiane, tuttora, trascurano l’impresa dei 5 Martiri di Gerace e, lo stesso Museo del Risorgimento di Torino, non ha uno spazio riservato alle giovani vittime cadute sotto il fuoco borbonico il 2 ottobre del 1847 per aver coltivato il sogno di Libertà e di una Italia Unita.

Oggi si aprono degli spiragli che, come Associazione Museo della Scuola “I Care!”, intendiamo cogliere e assecondare. Mesi fa il Direttore del Museo del Risorgimento di Torino, Francesco Martinotti, si è reso disponibile ad accogliere il nostro invito a realizzare uno spazio per i 5 Martiri di Gerace dentro il palinsesto museale di Palazzo Carignano, ma il lavoro più difficile è incidere sugli editori dei testi scolastici di storia. Con il Museo del Risorgimento abbiamo fatto significativi passi in avanti (abbiamo fornito una serie di pubblicazioni al vaglio del Consiglio di gestione del Museo), ma resta il lavoro da fare con l’editoria scolastica la quale è chiamata (speriamo nel sostegno delle istituzioni scolastiche calabresi e delle nostre università) a dare spazio sui manuali in adozione alla figura e al sacrificio estremo di Michele Bello, Pietro Mazzone, Gaetano Ruffo, Domenico Salvadori e Rocco Verduci e di collocare a pieno titolo, com’è giusto, la vicenda che li riguarda nell’arco storico del Risorgimento italiano.

La partecipazione e l’attenzione mediatica sullo svolgimento del I° Corteo Storico dei Cinque Martiri di Gerace, che avrà luogo il prossimo 2 ottobre, alle ore 16,00, partendo dallo spazio antistante il Tribunale e le prigioni che ospitarono i cinque rivoltosi, costituiscono l’ulteriore tassello per rimuovere la colpevole dimenticanza e assegnare ai 5 Martiri e alla Locride il giusto riconoscimento nella gloriosa pagina del Risorgimento nazionale.

Sarà, inoltre, l’occasione, come abbiamo scritto nel comunicato stampa pubblicato, pure, su questo giornale, per lanciare la proposta di ripristinare all’interno del Canto degli Italiani (plurale inteso come italiane e italiani), il testo originario di Goffredo Mameli e, in particolare, recuperare la strofa da lui stesso cancellata, che richiama alle donne: «Tessete o donzelle / bandiere e coccarde / fa l’alme gagliarde / l’invito d’amor». Una strofa da riadattare nei significati ai ruoli assunti dalle donne in questo ampio arco temporale di storia nazionale e per segnare e riconoscere l’immenso lavoro di conquista politico-culturale-economico intrecciato dalle italiane per portare ad unità il Paese e completare il processo democratico della Nazione.

Vito Pirruccio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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