fbpx
sabato, Novembre 23, 2024
spot_imgspot_img
HomeArte,Cultura,EventiI sogni di uno… ”scontento” Sos Calabria, oppure no?

I sogni di uno… ”scontento” Sos Calabria, oppure no?

“Ma quale contributo porta la Calabria all’Italia”? Oggi penso che, forse, la soluzione ideale sarebbe quella di far evacuare tutta la popolazione e portarla a vivere nei paesi nordici e far della Calabria, o quantomeno della sola Locride, una riserva naturale”.

Ma quale contributo porta la Calabria all’Italia?”,

Questa è la domanda che mi è venuta, in quei giorni, che ho passato nella Locride tra luglio ed agosto di quest‘anno.  Ed è una domanda che mi sono posto da calabrese, seppur un calabrese che da tempo vive fuori e nella gran parte vi ritorna solo d’estate, a meno che non ci sono occasioni di lavoro, che nel mio si tratta sempre di cose legate al cinema, la Tv e la formazione. 

Dico questo, perché ho la consapevolezza che non posso parlare come uno che vive tutto l’anno in questa Calabria. Rapporto che sia con la propria terra di origine spesso e conflittuale contraddittorio e il sottoscritto non si sottrae a questo calvario. Un dilanio che ho cercato di analizzare e provare a raccontare nel mio ultimo piccolo lavoro, un docufilm che si intitola provvisoriamente “Cemento” al momento in post produzione. Un intenso documentario con scene di finzione che prova a raccontare, attraverso un viaggio di un 50enne (che sarei io) alla ricerca delle proprie radici, la vicenda di un bracciante delle campagne di Gioiosa Jonica (era mio padre) e di quelli come lui, che dopo la seconda guerra andavano a lavorare nell’edilizia a Milano e Torino. Ma lo facevano solo da febbraio a dicembre.

E questo non è il solo progetto calabrese dato che in corso ne ho almeno tre-quattro.  E meno male che la odiavo la Calabria (per inciso quando qui si parla di ‘Calabria’, ci si riferisce alla Locride, dove sono nato e vissuto per la prima parte della mia vita e che conosco un po’ meglio rispetto al resto).

È dalla fine degli anni ’80 che ho fatto amicizia con Pino, un giovane che era vicino di casa dei miei nonni, con il quale ancora oggi la parte dominante delle nostre conversazioni è dedicata alla Calabria e ai suoi annosi problemi. E ci diciamo da 35 anni sempre le stesse cose, segno evidente che i problemi di questa nostra terra non sono cambiati, ma semmai solo peggiorati. La Calabria come terra bruciata. Lui però è dell’idea che la Calabria va aiutata. S.O.S. Calabria. Che arrivino i soccorritori come quando c’è una calamità naturale. Da parte mia, invece, sono sempre stato di idee diverse; anni fa pensavo che una ipotesi poteva essere quella di prendere tutto il corpo docente e trasferirlo altrove, possibilmente al Nord Europa e far calare un cargo di professori e insegnanti provenienti dai paesi scandinavi e farli insegnare nelle scuole calabresi per almeno un paio di generazioni. Oggi penso che forse la soluzione ideale sarebbe quella di far evacuare tutta la popolazione e portarla a vivere nei paesi nordici (dove peraltro oggi come oggi emigrano tanti giovani) e far della Calabria- o quantomeno della sola Locride una riserva naturale. 

Nella nostra epoca si parla troppo e tutti hanno ragione e tutti hanno torto; si dice tutto e il contrario di tutto. E poi c’è sempre qualcuno che si offende, che si sente ferito nella sua sensibilità di cittadino, che si indigna. Non c’è via di scampo.  A volte, quindi, provo un forte senso di frustrazione e mi dico “a che serve?”, poi mi viene in mente che Dio ha detto a Mose’: “Ti salverai con le parole”. E mi dico che almeno un tentativo bisogna farlo, sempre. Arrendersi mai! L’amico Pino mi soccorre mandandomi su WhatsApp una citazione presa da Facebook: “Siano benedette le persone strane i poeti i disadattati gli scrittori mistici i pittori trovatori, perché ci insegnano a guardare il mondo con occhi diversi “ (Jacob Nordby). Ecco credo di rientrare in una o più di queste categorie. Sperando di non farmi troppi nemici, dal mio osservatorio cercherò di fare del mio meglio per dare qualche suggestione che spero possa essere utile. 

Malgrado tutto, malgrado la forte avversione a volte verso queste mie origini (non c’è dubbio che chi nasce in Calabria parte già con un deficit che deve colmare per mettersi al pari con chi ha avuto la fortuna di avere i natali in Toscana o in Lombardia), sono alle prese con diversi progetti dove questa terra è fonte di ricerca e ispirazione per il mio lavoro. E mi si pone un problema fin da subito: Come raccontare questa realtà? E come raccontarla in una maniera che non sia quella che già fanno le Tv locali come TeleMia o anche giornali come La Riviera, o le pagine calabresi della Gazzetta del Sud o de Il Quotidiano del Sud?

Come regista cinematografico e come artista devo guardare con altri occhi, che non siano quelli di tipo giornalistico, la devo guardare credo con occhi vergini.  Come si ricorderà uno degli slogan del ‘68 francese era “L’immaginazione al potere“, e purtroppo è uno di quelli che ha avuto poca fortuna e ha fatto pochi proseliti. E invece si che ci sarebbe bisogno d’immaginazione al potere, di fantasia e di creatività. Sono sicuro infatti che non si possa andare avanti all’infinito con le stesse formule, con le stesse parole d’ordine, che alla lunga perdono il loro significato e la loro potenza. Bisogna fare uno sforzo per provare a praticare strade nuove, nuovi metodi per la valutazione e la soluzione di tanti problemi che ci affliggono, e che aumentano di anno in anno. Il degrado ci circonda, il deserto avanza, le città e i piccoli centri sono diventate invivibili, il pianeta se va in malora, le persone sono sempre più insensibili e cattive, e via di questo passo. Tutti quelli che hanno una certa età ne sono più che consapevoli, anche perché hanno visto un altro modo di vivere, mentre i giovani non se ne possono rendere conto perché non hanno la possibilità di fare paragoni.

Bisogna fare qualcosa? Forse sì e forse anche no …. e chi l’ha detto ad esempio che dobbiamo salvare il pianeta? E se lo lasciassimo al suo inesorabile destino? Anni fa in America mi era capitato di vedere l’inizio di una puntata pilota di una serie televisiva, che mi pare si chiamasse Terranova, dove erano portati via dalla terra una buona parte dei suoi abitanti, forse i più fortunati e i più privilegiati, per trasportarli al sicuro su un paese artificiale creato ad hoc in un altro pianeta, Ecco forse si può provare a fare lo stesso con gli abitanti, della Calabria. 

Impossibile? Chi lo sa. E se noi potessimo con una gomma cancellare questa parte d’Italia che succederebbe? Qualcuno ne sentirebbe la mancanza?

E così siamo tornati alla domanda che mi son posto in questi giorni: quale contributo la Calabria porta all’Italia?

Non ne ho la più pallida idea, ma se dovessi dire, azzardare, mi verrebbe da dire ben poco.

Allora se la Calabria non porta niente all’Italia tanto vale dunque cancellarla. Vogliamo provare?… Oppure viceversa vogliamo cambiare paradigma e così ci mettiamo nell’ordine di idee che forse siamo noi dalla parte del torto e invece hanno ragione loro, quelli che stanno dall’altra parte della barricata, quelli che credono che quello che conta sia solo il proprio orticello, che non seguono le leggi e non hanno nessuna idea dello Stato e del vivere civile in comunità con gli altri cittadini. 

Non è mica detto che abbiamo ragione noi, noi quelli che non lasciano le bottiglie di plastica sulla spiaggia, noi che buttiamo la carta nel cestino e quando possiamo la mettiamo anche nel cestino della raccolta differenziata, noi che paghiamo la bolletta della luce il giorno dopo che ci arriva, noi che andiamo a votare, noi che seguiamo le leggi e non parcheggiamo l’automobile nel posto assegnato ai portatori di handicap, anzi noi che la macchina la usiamo il meno possibile a favore della bicicletta, eccetera eccetera.

Ma voglio stare sulle cose pratiche e non solo sui massimi sistemi.  Come già qualcuno sa avrei in programma di fare un prossimo film proprio per raccontare la Calabria di oggi.

Ogni epoca come si sa ha i suoi miti e i suoi valori. I valori che abbiamo oggi non sono i valori che avevano i nostri nonni e bisnonni o ancora prima, e ciò vuol dire che tutto può cambiare. Questo è lo stesso problema che si pone a un’ artista, quando deve creare un’opera ex novo. Quello che vorrà fare non può e non deve essere fotocopia di cose già viste, ma dovrà avere una sua unicità, una sua originalità. 

E qui casca l’asino!

Quando mi trovo in Calabria e vado in giro per le strade, non vedo niente d’interessante. Quello che normalmente vedo è un amalgama indistinto e omogeneo, simile a quello che vedo altrove, sia nelle grandi città che nei piccoli centri.

Che fare? 

Sarà sicuramente colpa mia, è molto probabile che sono io a non essere in grado di vedere quella unicità che questi luoghi e queste persone sicuramente hanno. Come un novello Dante avrei forse bisogno di un Virgilio,che però ancora non ho trovato, anche il già citato amico Pino a volte svolge un po’ questa funzione, ma non ha quella conoscenza approfondita del mondo delle arti visive da poter aiutare un regista nella ricerca di una visione originale e specifica della realtà calabrese. 

Il film, che al momento s’ intitola “Love colors”, è abbastanza chiaro nella mia mente: un romanzo di formazione al femminile raccontato in una maniera che spazia da Antonioni, per la profondità e la complessità  dello spessore psicologico dei personaggi e delle loro relazioni, passando da Checco Zalone o meglio ancora da  Cetto La Qualunque, in quanto dietro e intorno alle due protagoniste vorrei che ci girasse una galleria di personaggi e di situazioni molto caratterizzati, ai limiti della demenzialità, come appunto hanno fatto Albanese e soci. Solo che loro visivamente si sono rifatti ad un immaginario di personaggi che adesso non ci sono più nella realtà odierna.  Ed io, invece, vorrei rimanere quanto più possibile fedele alla realtà. Sono sicuro che standoci sopra e con i collaboratori giusti alla fine si riuscirà a trovare il modo, ma sono altresì certo che anche questa perdita di “iconicità“, è un segnale forte di una perdita di identità, come se i calabresi non sono più neanche ‘calabresi’, qualunque cosa questo voglia o voleva fino a poco tempo fa dire.

Nel mio piccolo cercherò di fare qualcosa, di portare ancora un contributo soprattutto per cercare di capire chi siamo o meglio, che siamo diventati? Con i film o senza i film, con i libri o senza i libri, qualunque cosa andrà bene, cercherò di non abbattermi e non fermarmi alle prime difficoltà; come carattere sono in fondo pur sempre un ottimista in un innato pessimismo, uno che spera senza speranza. In qualche maniera so che ce la faremo.  Se il buon Dio vorrà.

Renzo Vincenzo Badolisani*

- Spazio disponibile -
- Spazio disponibile -
- Spazio disponibile -
ARTICOLI CORRELATI

Le PIU' LETTE