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venerdì, Novembre 22, 2024
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I sindaci della Locride e la sindrome di Procuste

Francesco Pelle ci narra del torpore della classe politica nostrana in merito alla chiusura della Limina, portandoci a paragonare tale atteggiamento a quello tutt’altro che sonnolento avuto dai palestinesi durate i soprusi britannici.

Francesco Pelle

Durante l’occupazione inglese della (allora) Palestina si verificò un evento, sconosciuto ai più, ma di efficacia dirimente per le sorti di quella martoriata terra.

Alcuni sottoufficiali britannici arrestarono dei giovani israeliti con l’accusa di “tentata insurrezione” soltanto perché, a loro dire (e, badate bene, chi comanda ha sempre ragione!), avrebbero compiuto dei gesti irrispettosi verso un ufficiale di Sua Maestà. Inutile dire il trattamento riservato ai poveri giovanotti: frustate tanto gratuite quanto violente in pubblica piazza!

Ebbene, se tale situazione si fosse verificata nella nostra amata terra di sicuro non avrebbe sortito alcun effetto (tanto siamo assuefatti ed appiattiti dalla condizione di “isolamento e subordinazione”), ma successe in “terra santa” dove gli abitanti, palestinesi o ebrei che siano, hanno da sempre avuto la prerogativa di possedere dei sostanziosi “attributi”.

E di fatto la reazione verso quel gesto non tardò ad arrivare.

Alcuni membri delle sparute frange di indipendentisti ebrei rapirono due sottoufficiali inglesi, li portarono in pubblica piazza e destinarono loro lo stesso trattamento riservato ai due giovani malcapitati.

Risultato: nessun ebreo o palestinese fu più toccato con un solo dito dagli occupanti.

Gli ebrei, dal canto loro, acquisirono coscienza della loro forza e tutti sappiamo come è andata a finire (a discapito dei loro concorrenti palestinesi).

Ora, tornando ai nostri tempi, mi stavo chiedendo quale sarebbe la soluzione per porre rimedio alla problematica che da giorni “affligge” la nostra classe politica ovvero la “chiusura della Limina”, per come paventata dal governo nazionale e tristemente assecondata, prima, e formalizzata, poi, dai nostri rappresentanti locali. Il gesto sopra raccontato non vuole essere fine a sé stesso ma, al contrario, dovrebbe servire da sprone per i nostri amati sindaci affinché, una volta usciti dallo storico torpore che li ha, ormai da lustri, ingabbiati decidessero di compiere un gesto memorabile e degno di quello sopra narrato.

Cosa dovrebbero fare? Semplice quanto disarmante la risposta: recarsi a Reggio, magari in comitiva che fa più “appeal”, e consegnare le fasce al Prefetto! Non vedo altre soluzioni.

Non chiediamo loro di immolarsi come i giovani ebrei né, tantomeno, di farsi strappare le membra come il povero William Wallace. Chiediamo soltanto di prendere coscienza del loro ruolo, non imposto da legge divina ma derivato da mandato popolare, e prendere decisioni per l’interesse comune.

È inutile sedersi in sterili assemblee che non hanno mai portato alcun risultato utile.

Tale unico gesto sarebbe, di per sé, idoneo a scatenare quella concatenazione di eventi che garantirebbero, magari, la presa di coscienza per la difesa del nostro territorio affinché non subisca un ulteriore colpo che, questa volta, potrebbe essere quello decisivo. Certo, detto così sarebbe semplice, ma il problema che mi pongo è quanto i nostri rappresentanti, non solo sindaci ma anche metropolitani e regionali, siamo capaci di prendere una simile decisione superando, una volta per tutte, la sindrome di Procuste che pare impedisca loro di muoversi ed agire come, all’epoca, fecero i gruppi indipendentisti ebrei!

Credo, in verità, che ci siano poche speranze, tanto bassa è la mia fiducia nella nostra classe dirigente.

Credo che in questo caso le truppe di Sua Maestà continueranno a frustare e dileggiare i poveri malcapitati.

Che dire? Staremo a vedere.

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