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I numeri di Giorgia Meloni

A due anni dal Governo Meloni, Galileo Violini racconta delle conquiste, degli sbagli, della politica interna e internazionale.

di Galileo Violini

Nell’aprile 1961 era ministro dell’Agricoltura Mariano Rumor. Gli toccò l’ingrato compito di rassicurare due senatori del PCI che avevano presentato un’interpellanza riguardo uno strano viaggio di andata e ritorno (non di giro della Calabria, ci tenne a puntualizzare) di venti vacche. Episodio circoscritto, ma che aveva toccato, affermò Rumor, la sensibilità dell’allora presidente del Consiglio (Fanfani) ancor prima che la stampa gli desse eco e gli dedicasse vignette umoristiche. Altri tempi, altri viaggi di andata e ritorno, altri temi per vignette umoristiche. Fortunato quel paese i cui presidenti del Consiglio hanno cuore e sentimenti. Accadde allora, accade ancor oggi. Emozionante ascoltare la richiesta alla Nazione di condividere sentimenti di intima soddisfazione, di comprendere la fatica di Sisifo di scrivere una nuova pagina (o sarà un trafiletto?) dell’eterna storia di Roma, di sostenere chi se la sobbarca, pur avversata dai nemici e dovendosi guardare da amici infidi. Per la cronaca, la vicenda delle vacche finì lì, senza querele da parte dell’Opera Val di Neto o dell’Opera Sila. I numeri offrono superbe possibilità di propaganda. Permettono scegliere, secondo la convenienza e senza rischio di contradditorio immediato, se utilizzare valori assoluti o percentuali. Con le percentuali si può interpretare come plebiscitario il voto italiano del 2022, ridimensionare il risultato delle elezioni presidenziali in Tunisia, definire aumento record una dimunizione in termini reali come quella della spesa per la sanità. Ma questi giochi con le percentuali, che ricordano l’inganno al grullo di passaggio con quello delle tre carte, sono poca cosa, nulla rispetto a quelli che si possono fare usando i valoti assoluti.  

Gli effetti possono essere spettacolari. Né bisogna specificare quei valori. Possono essere lasciati all’immaginazione collettiva. L’immaginario italiano non dovette quantificare i cosacchi che si sarebbero abbeverati in Piazza San Pietro, per essere turbato e scosso da una prospettiva che, unita allo svantaggio ontologico di Stalin rispetto a Dio per il controllo di quanto accadeva nelle cabine elettorali, permise disegnare il modello di sviluppo dell’Italia dell’immediato dopoguerra.  In cambio, anni prima, la tragica ubriacatura del paese era stata alimentata, quella sì, con numeri precisi, quelli della farsa degli otto milioni di baionette, “pronte a tutto”. Esempi insignificanti rispetto al presente. La Presidente li ha superati alla grande. Con il decreto-legge che ha preteso fornire ai giudici una lista da Bignami dei paesi sicuri, ci ha protetto dall’invasione di 280 (duecentottanta) milioni di egiziani e bangladesh. E si è tenuta bassa!, non tanto per essersi perduta un milione di egiziani e bangladesh, che evidentemente resteranno a casa o andranno altrove, ma per non avere infierito aggiungendo la bazzecola di altri 336 milioni di invasori che pure potrebbero venire dagli altri 17 paesi definiti sicuri, mentre il destino cinico e baro non permetterà di rinviare a casa 300 milioni di colombiani, nigeriani e camerounesi, se mai dovessero invaderci. Non si preoccupi, presidente. Ce ne faremo una ragione, anche se dovessimo stare un po´ stretti e non la accuseremo di buonismo. La propaganda va bene, però con juicio direbbe Manzoni, altrimenti si cade nel ridicolo, come quando, superandone i confini, sacri come qualunque confine che si rispetti, non solamente quelli mattimi cari a Salvini e non solo (10 giugno 1940), la nostra ineffabile presidente ci ha regalato un’altra memorabile affermazione, di nuovo usando valori assoluti: Senza gli sperperi dei governi precedenti, leggi il Superbonus del secondo governo Conte, il Governo avrebbe potuto elargire ai pensionati percettori di pensioni minime, 20000 euro. Davvero in tal modo avrebbe fatto la storia! 

Non conforta pensare che non c’è nulla di nuovo, che Voltaire lo aveva scritto quasi trecento anni fa. La fumée ne vaut rien. I sogni non costano. Al più causano risvegli con traspirazione usando un’immagine popolare nell linguaggio delle curve dell’Olimpico, forse un po’ meno in quello forbito dei Palazzi. Comunque esagerazioni innocue. Anzi efficaci. Identificano il nemico, non il demone Soros o i poteri occulti, ma i partiti di quell’opposizione da cui la Sacra Alleanza e la volontà della Nazione (del suo 16 %, per la precisione) ci ha liberati.  Non è necessario invocare uno skilled practitioner come Goebbels o teorici come Machiavelli, Lippmann, Barneys per sottolineare quanto possa la manipolazione dei dati. Dove sta la manipolazione? Il dato in se stesso è difendibile. Si basa su un fondamento di verità che gli conferisce un’aura di credibilità, la stima in 100 miliardi del costo del Superbonus. Affermarne l’intercambiabilità con una minura assistenziale ignora i suoi effetti di sviluppo economico, e indirettamente fiscali?. La Presidente li conosce, naturalmente, ma scommette sull’efficacia di sparare l’idea di dare 20000 euro ai circa 5 milioni di pensionati. Cento miiliardi di euro, equivalenti a ventimila Lotterie di Capodanno. Gli 80 euro di Renzi che sono al confronteo? E non teme un effetto boomerang. Pensionati che hanno difficoltà a comprare un giormale e per risparmiare sulla luce non possono vedere i telegiornali non approfondiranno il tema. La propaganda funzionerà, e non perché creda che gli italiani sono scemi, lo intenda onorevole Schlein. Non le cale all’onorevole Meloni che parlare di 20000 euro a chi, dopo essere stato illuso due mesi fa di essere una delle prioritá del Governo, riceverà un aumento dell’assegno mensile da 614.77 a 617.9 euro, è ridicolo e di cattivo gusto, tacendo altre qualifiche che potrebbero suggerire il dolce dialetto toscano, il più greve napoletano. o il dialetto che, con la Magica, credo sia l’unica cosa che ho in comune con la presidente.

Quei pensionati sarebbero stati già grati se invece dello storico investimento in Albania il Governo avesse destinato loro quel denaro. Avrebbero ricevuto 200 euro veri invece di 20000 virtuali, e il ministro Giorgetti non avrebbe avuto difficoltà a spiegarle che quei 200 sarebbero stati forieri di un effetto indotto sul PIL positivo a differenza del progetto albanese. Ma i giochi di prestigio con i numeri del Superbonus non sono finiti qui.  Magazzini del Cotone di Genova. Chiusura della campagna elettorale in Liguria. Due perle. La presidente manipola altri dati. Record di occupazione da Garibaldi. Diminuiscono le ore di lavoro?, emigrano 50000 giovani all’anno?, pazienza! Alza il gioco dei 20000 euro ingannando spudoratamente. Avrebbe potuto dare i 20000 euro con i soli 38 miliardi del Superbonus delle seconde case.  Davvero crede che gli italiani non sappiano quante siano le pensioni minime, e dividere o moltiplicare?. Occam suggerirebbe una spiegazione più economica e quindi probabile. Che chi non sa quante siano le pensioni minime o dividere-moltiplicare è una italiana, che forse si potrebbe perdonare nel secondo caso, ma la cui ignoranza nel primo offendererebbe cinque milioni di cittadini e dovrebbe preoccupare gli altri. Quousque tandem abutere Georgia patientia nostra? Purtroppo immaginiamo la risposta che sarebbe da dare alla successiva domanda di Cicerone a Catilina. In romano moderno: Ndo voi anna´? Stiamo assistendo a prove di premierato, con aspirazioni a record di durata, difficile dire se si prefigga quello repubblicano dei 1412 (o 3339) giorni di Berlusconi o quello assoluto italiano, il ventennio di LUI. Non me ne voglia, cittadina Meloni, se, contro tali incubi, ricordo i Caroselli della mia giovinezza, quando Ella non era nata, e brindo non con vino ma con un benaugurante China Martini. Dura minga!

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