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sabato, Novembre 23, 2024
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I lavoratori dell’ARSAC chiedono un urgente incontro al Governatore della Calabria

Mercoledì primo marzo, l’aula magna dell’ARSAC, l’azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese, era gremita di lavoratrici e lavoratori, che hanno preso parte a una assemblea generale straordinaria, indetta dalla RSU aziendale, alla presenza dei dirigenti sindacali regionali: Bruno Schipano e Giuseppe Rinaldi, della CGIL; Luciana Giordano (segretaria regionale Funzione Pubblica) e Francesco Domenico Cordova, della CISL; Gianluca Tedesco e Rosa Critello, della CSA. Oggetto dello stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori calabresi dell’ARSAC, provenienti da tutti gli uffici territoriali, oltre che da quelli in sede centrale, la modifica alla Legge Istitutiva dell’Azienda, ovvero la n. 66 del 2012, che ha destato e desta forte preoccupazione. L’emendamento in questione, ha turbato la maggior parte dei dipendenti che, in assemblea, ha deciso di chiedere un urgente incontro al Governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, all’assessore all’Agricoltura, Gallo, e ai due direttori generali, rispettivamente del Dipartimento Agricoltura, Giacomo Giovinazzo, e ARSAC, Bruno Maiolo. Nel comunicato diffuso, al termine della partecipata assemblea, i cui lavori sono stati moderati dal coordinatore pro tempore RSU, Giuseppe Cavallo, e dove si sono registrati vari interventi, si legge: “Da tempo, si chiede, una maggiore valorizzazione dell’Azienda, il cui ruolo, in Calabria, è fondamentale e determinante, per il suo sviluppo, essendo l’Agricoltura il settore primario della Regione. Di recente, invece, si è registrata una modifica alla Legge Istitutiva dell’Azienda, ovvero la n. 66 del 2012. Turba, in modo particolare e sostanziale, la modifica all’articolo 2, comma 2, lettera “m”, che recita: “…(l’ARSAC) contribuisce con proprio personale individuato con provvedimento del Dipartimento competente in materia di agricoltura che ne dispone l’utilizzo, ad attività tecniche, amministrative e di controllo dello stesso Dipartimento nonché dell’Organismo pagatore (ARCEA)”. Ciò viola il dettato normativo contenuto nell’articolo 1 di detta Legge e con tale emendamento, approvato nella seduta di Consiglio Regionale del 20 febbraio u.s., senza tenere conto dei lavoratori interessati, il Dipartimento Agricoltura, potrà utilizzare liberamente i dipendenti della strategica Azienda, nonostante siano già nella piena disponibilità discrezionale dello stesso. Se si considera la grande mole di lavoro che viene svolta, in ARSAC, a favore dell’agricoltura calabrese e dei carichi di lavoro assegnati, nonché del perseguimento della mission istituzionale aziendale, essendo la dotazione organica sempre più ridotta, non si comprendono le ragioni che hanno portato a questa decisione unilaterale. Risulta, infatti, che nessun accordo o discussione è stata avviata, con la RSU e con le varie Organizzazioni Sindacali presenti in Azienda. La modifica di Legge, pesa gravemente sull’attività dei lavoratori ARSAC la cui mission, positiva, efficiente ed efficace, è sotto gli occhi di tutti, a partire dalle aziende agricole, dagli enti e dalle istituzioni, sull’intero territorio calabrese. Il sistema dei servizi di sviluppo agricolo, è assolutamente fondamentale e importante in Calabria, dove l’agricoltura, settore primario, può e deve rappresentare il volano di crescita regionale. Il trasferimento ad altri ruoli, del personale tecnico, in grande percentuale laureato, specializzato, snaturerebbe il ruolo dell’ARSAC privando il territorio di servizi fondamentali e richiesti dalla base produttiva. Nel chiedere l’immediata abrogazione del sopra menzionato emendamento, che potrebbe portare a una paralisi dell’azienda e al suo totale smantellamento e chiusura, gli scriventi, sentiti i lavoratori, chiedono un urgente incontro, entro il 10 marzo p.v., al fine di pervenire all’approvazione dell’Atto Aziendale, fermo da oltre dieci anni, da condividere, e all’avvio di un piano strategico di valorizzazione e rilancio aziendale per il bene della Calabria. In caso di mancato accoglimento delle giuste rivendicazioni, i sottoscritti saranno costretti ad attivare le procedure previste dal vigente sistema di relazioni sindacali, ricorrendo al competente Prefetto, per l’esecuzione del tentativo di conciliazione.”

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