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domenica, Settembre 8, 2024
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Ho incontrato un angelo

Così, come dicevano gli antichi, nel momento della sofferenza compare la luce. Io non conoscevo Mikaela, ho avuto sue notizie il giorno del funerale. Ho visto salire al cielo il suo nome affacciandomi dal balcone e poi ho visto tutta la gente che c’era davanti alla chiesa, ed ho notato tanti ragazzi con le lacrime agli occhi, ho chiuso la finestra e sono tornato al lavoro, alla mia vita. Poi per caso una telefonata e iniziamo a parlare con un amico, sento che è successo qualcosa, sento il dolore. Il giorno dopo mi portano dai genitori di Mikaela. Ora inizio a capire che forse questa ragazza che non conoscevo, ha trasmesso qualcosa di speciale, con il suo sacrificio ha donato amore. La sua famiglia è affranta ma serena, piange ma gli occhi sono sereni, secondo me, perché lei è comunque presente, si vede nelle parole d’amore della madre, nella rabbia dei ricordi del padre, nelle lacrime del fratello e delle cugine. Lei è presente, ascolto la sua voce in una registrazione, capisco che lei sa dove sta andando e tranquillizza chi rimane. Certo, non ci sono vocaboli che possano lenire il dolore di un genitore, ma mi viene da pensare quanto sia stupido, combattere e fare anche quello che non si è per i soldi, non riuscendo a capire quanto contino poco rispetto al tempo, che è il bene più prezioso che abbiamo. Il tempo, che non è solo come quantità, ma anche come qualità e, devo dire, che in questo senso i genitori di Mikeala si possono consolare.

Ricordo Foscolo che scriveva “Sol chi non lascia eredità di affetti poca gioia a dell’urna. Devo dire che non conoscevo Mikaela, ma oggi la conosco, forse perché il suo destino era quello di far capire a chi rimane che si può vivere anche senza la vita.

 

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