La frase che Tito Livio attribuisce a un ignoto centurione romano è stata ripresa da Salvini in un’intervista a Italia report USA, naturalmente ripresa a sua volta dalla stampa italiana.
Galileo Violini
Intervista interessante, merita di essere ascoltata (è disponible sul web) per la sua ampiezza nell’invadere campi altrui, italiani all’estero, fuga dei cervelli, lavoro, immigrazione, difesa delle frontiere, con disponibilità orgogliosa a patire perfino il carcere per tale bene supremo, un doveroso “Make Italy Great Again”, ma soprattutto quelli della politica estera, di cui riconosce che è tema su cui la maggioranza ha sì idee diverse, ma da ben prima delle elezioni. Si dedurrebbe che, dato che si sapeva, un paese come l’Italia non avrebbe bisogno di una posizione univoca del suo governo su un tema così marginale.
In realtà una certa confusione esiste al riguardo nella maggioranza, che non pare avere idee chiare sul ruolo che la Costituzione attribuisce ai ministri. Infatti, il capogruppo di FdI al Senato ha tranquilamente affermato che la política estera appartiene alla premier (sembra gli sia sfuggito l’articolo al femminile), confondendo, con l’entusiamo dei neofiti (solo tre anni fa era in FI), la Costituzione agognata con quella vigente. Il ministro competente, nonchè viceprimoministro, Tajani ha preferito non raccogliere la provocazione e semplicemente insistere sulla (presunta) compattezza della posizione italiana riguardo il conflitto russo-ucraino.
Quanto può durare un governo che non ha una política estera condivisa? Per quanto tempo dovremo ascoltare la narrativa di una compattezza inesistente, e il falso dato secondo cui la maggioranza degli italiani (circa il 20%) liavrebbe voluti e che pertanto avrebbe permesso loro di mettere in atto un’altra citazione di Tito Livio riferita allá stessa epoca: Vae victis?
Salvini è sicuro: “Hic manebinus optime” afferma compiaciuto. Lo crederà davvero?
La risposta naturale è “Dipende”. “Dipende dagli interessi”. Ed è lecito dubitare che lo desideri.
Sette mesi fa, da queste stesse pagine osservai che:
“Quando Bossi comprese che cosa sarebbe inevitabilmente successo, fece cadere il governo Berlusconi. La Lega ha perso la battaglia per la Sardegna, potrà perdere quella del Veneto senza reagire? E Forza Italia o il piccolo partito di Noi moderati hanno maggiore affinità con Italia Viva e dovrebbero ancora comprendere le ragioni della conventio ad excludendum che, fino a Tambroni, non avrebbe permesso quanto stiamo vedendo.Perché le carte che sta dando la presidente siano vincenti occorre che nessuno dei suoi alleati veda il suo bluff e accetti il rischio di un’eutanasia annunciata. Occorre che tra le regionali e giugno questo problema non sorga e dopo… che appaia un nuovo Acerbo così da sterilizzare le misure contro il trasformismo”
Molto è successo intanto. È stata approvata la legge sulle autonomie. La Lega si è ritagliata un importante spazio in Europa, sebbene minoritario.
Questi due fatti hanno permesso a Salvini di assorbire il mediocre risultato delle europee e prospettarsi una strategia nuova che potrebbe permettere allá Lega far saltare il tavolo in Italia, dove potrebbe rafforzarsi continuando ad erodere l’elettorato estremista di FdI grazie a Vannacci, senza dover uscire dalle stanze del potere che si sono decentralizzate il che renderebbe meno gravosa la riduzione del suo peso a livello centrale. Zaia paladino della regionalizzazione in Italia, Salvini italiano deus ex machina dei Patrioti a Bruxelles, duunviri.
Se questo succedesse FI dovrà certo continuare a guardarsi da un FdI spostato al centro, ma comunque la resistibile ascesa della Prima sorella d’Italia verrà frenata, per la diminuita, nonostante le diverse affermazioni autoelogiative, importanza del ruolo del suo grupo in Europa, senza contare le crescenti critiche specifiche su temi non secondari quali la politica dell’informazione (e della disinformazione tramite stampa e tv controllate).
D’altro canto questa dinamica non può sfuggire alla presidente del Consiglio che rischia una vittoria di Pirro ammesso e non concesso che porti allá meta il premierato.
Un’alleanza basata sul do ut des funziona fino quando gli scambi sono baratti. Meno quando si vogliono le stesse posizioni di potere, com è il caso della RAI.
Fantascienza? Vedremo. Ma non prendiamo troppo sul serio l’Hic manebimus oprime. La frase è stata citata da molti, a volte con successo a volte no. Non garantì lunga vita allá Reggenza del Carnaro, mentre Berlusconi, che tradusse l’Hic nell’italiano qui, fu effettivamente capace di governare per quasi quattro anni, il record che la nostra sorellina ci assicura supererà.
In effetti identificarsi in quel hic manebimus è il mantra della coalizione, l’unica meta di lungo termine condivisa su cui finora c’è stata convergenza: Foti (FdI) il 26 aprile, oggi il capitano, ieri (sette anni fa), in un contesto diverso Tajani.
È un po’ poco. E soprattutto non è affatto chiaro l’optime. Profetico Montale, che dubitando di quell’optime scrisse qualcosa che alla nostra coalizione deve risultare poco digeribile, sia pure di nuovo non allo stesso modo, vedendovi gli spettri dell’eurodeputata Salis, e dell’Europa matrigna.
“una villa ormai disabitata
le ville furono costruite dai padri
ma i figli non le hanno volute
ci sarebbe spazio per centomila terremotati
di qui non si vede nemmeno la proda
se può chiamarsi cosí quell’ottanta per cento
ceduta in uso ai bagnini”
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