Il 15 gennaio Israele e Hamas avrebbero raggiunto un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio di ostaggi, ponendo fine a una guerra che dura da quindici mesi e che ha causato la distruzione quasi completa del popolo e del territorio palestinese. Il cessate il fuoco era stato dato per concluso da tutti i governi che partecipavano alle trattative, compreso quello statunitense, ma il governo israeliano oggi ha rimandato la riunione per l’approvazione definitiva dell’accordo con Hamas.
Il cessate il fuoco metterebbe fine all’incubo dei 2,4 milioni di abitanti rimasti ancora vivi di Gaza. L’accordo tra Hamas e Israele sembrava essere stato faticosamente raggiunto dai mediatori internazionali riuniti a Doha, in Qatar, conta presenza di Egitto e Stati Uniti. Doveva però ancora essere approvato definitivamente dal governo di Israele: questa conferma, che mercoledì era data per scontata, oggi potrebbe essere meno sicura. Non è chiaro se la leadership di Hamas abbia approvato definitivamente la proposta, ma stamattina il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha sospeso il voto del governo sull’accordo. C’è aria di crisi.
Giovedì mattina l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che c’è stata una «crisi dell’ultimo minuto» perché Hamas avrebbe fatto delle richieste aggiuntive, che non erano previste nella versione dell’accordo approvata mercoledì. Il governo israeliano ha quindi rimandato una riunione, prevista per giovedì mattina, durante la quale avrebbe dovuto approvare definitivamente l’accordo. Non è chiaro da dove vengano queste richieste di Hamas. I negoziatori di Doha hanno detto che Hamas ha acconsentito al cessate il fuoco, e i rappresentanti del gruppo che si trovano in Qatar hanno negato di aver imposto nuove condizioni.
La notizia è stata annunciata e a Gaza la popolazione civile ha festeggiato nella serata di mercoledì sera l’emozione per la fine della guerra. Stamattina però Israele ha continuato a bombardare la Striscia: secondo le autorità palestinesi i bombardamenti hanno ucciso più di 70 persone. È possibile che le difficoltà nell’approvazione definitiva del cessate il fuoco siano soltanto temporanee: l’accordo è stato annunciato come definitivo praticamente in tutto il mondo, ed è stato accolto positivamente sia dagli alleati di Israele (come gli Stati Uniti) sia da quelli di Hamas (come l’Iran). Farlo fallire adesso sarebbe un grave problema per tutte le parti e con ogni probabilità provocherebbe proteste sia a Gaza sia in Israele. Sarebbe un problema soprattutto per la popolazione palestinese rimasta sul territorio.
Secondo i dati forniti dal ministero della salute di Gaza all’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari (OCHA) nell’ultimo aggiornamento risalente a una settimana fa, “tra il 7 ottobre 2023 e l’8 gennaio 2024, sono almeno 45.936 i palestinesi uccisi e 109.274 quelli rimasti feriti in 15 mesi di bombardamenti. Si stima ci siano 12mila dispersi ancora, 206 operatori media palestinesi uccisi, 85mila tonnellate di bombe, 165mila edifici bombardati e oltre il 75% del territorio della striscia di Gaza raso al suolo. Occorreranno almeno 14 anni per rimuovere le macerie e ricostruire tutto da zero.
Se non ora, il cessate il fuoco, allora quando?