Siamo al giorno del convegno di Polsi su “Ambiente e legalità”, quasi imposto ai miei amici romani de “La Discussione” ed organizzato con grande fatica e tenacia.
Ho toccato con mano pregiudizi assoluti: non tanto verso Polsi (per molti nome e luogo completamente sconosciuto), quanto per la Calabria stessa.
Mi ha consolato, invece, che qualcuno mi abbia detto di essere stato coinvolto dall’entusiasmo e dell’amore con il quale parlavo della mia terra.
Perché non c’è dubbio che, nonostante i miei cinquant’anni di Roma, porto vivi nel cuore e negli occhi la mia Locride, il mio Aspromonte e la mia Calabria.
Ho voluto un convegno che fosse diverso; che fosse come una delle mie cento escursioni a Polsi, condividendo con amici che non la conoscevano la magnificenza della “Montagna”.
Devo dire che, alla vigilia, mi viene un po’ di tremarella a pensare che qualcuno dei relatori da me invitati possa mandarmi al diavolo. Per quanto abbia cercato di spiegare lo spirito dell’iniziativa, credo che difficilmente potranno conciliare i 28 chilometri che separano San Luca da Polsi con le due ore circa necessarie per arrivarci con un fuoristrada.
Già immagino le manifestazioni di gioia e di avventura mentre attraverseremo il letto asciutto del Buonamico, trasformarsi in perplessità ai primi tornanti della pista non asfaltata.
Ci vorrà tutta la mia passione per quei panorami, quei boschi incantati, i pini larici centenari e maestosi per distrarli dalla strada. Ma sono sicuro che la bellezza prevarrà sul disagio e sullo stupore che un luogo simile non sia collegato da una strada che possa chiamarsi tale.
Il che mi porta ad un tema caro ad un altro grande innamorato di Polsi e dell’Aspromonte: Mario Nirta, storico editorialista di questa testata.
Tommaso Marvasi
Per leggere l’articolo integrale scarica Riviera n.29 del 18 Luglio 2021.