Si chiama emendamento Edoardo e prende il nome dal ragazzo romano di 17 anni deceduto, mentre era in auto con un amico. Si tratta di un disegno di legge proposto dal senatore Ernesto Magorno, in base ad un’iniziativa nata dall’operato di Giulia Barillaro, madre di Edoardo, e da Francesco Maria Spanò, a capo delle risorse umane dell’ateneo Luiss. Il documento propone di vietare ai neopatentati, per almeno 3 anni, di trasportare più di 1 passeggero dalla mezzanotte alle 5 di mattina. Giulia, originaria di Mammola, ma residente da tanti anni a Roma, sta affrontando e convivendo con il dolore più grande che una madre possa vivere: perdere il proprio figlio, “La tua anima”, come lo ha definito lei stessa, affrontando una tenace battaglia per salvare altri giovani dallo stesso destino crudele di Edoardo.
Giulia, in che cosa consiste l’emendamento Edoardo?
L’emendamento Edoardo nasce dall’esigenza di proteggere i giovanissimi, che purtroppo per inesperienza, ineducazione stradale, incapacità di collegare le conseguenze disastrose di una guida irresponsabile, soprattutto notturna, sottovalutano il pericolo, ed in compagnia di altri ragazzi in auto creano o sono vittime di stragi stradali. Il testo dell’Emendamento, che prende il nome da mio figlio Edoardo, ucciso tragicamente in quanto trasportato da un neopatentato, che all’una di notte circa lo portava in auto insieme ad altri 4 compagni, vieta ai neopatentati fino a 22 anni, nella fascia oraria notturna, da mezzanotte alle 5, di guidare con più di un passeggero. L’obiettivo è di evitare le ormai innumerevoli morti di giovani causate sempre dalla stessa tipologia di incidente: fuoriuscita di strada per eccessiva velocità, perdita di controllo del veicolo, urto contro un albero, ribaltamento, che secondo i rapporti ‘Conducenti inesperti’ redatto dalla Regione Lazio con l’Astral (azienda strade Lazio), il Cerem (centro monitoraggio sicurezza), l’università di Roma “La Sapienza” e Torvergata, si tratta della tipologia di incidente più diffuso, causa di molte vittime tra i giovanissimi.
Questo emendamento nasce, dopo aver subito una grande tragedia: la morte di suo figlio Edoardo. Che cosa è successo quella notte?
Quella notte mio figlio Edoardo stava rientrando a casa, con alcuni compagni di scuola, dopo aver giocato a bowling, in un centro commerciale a pochi km da casa. Era portato, essendo ancora minorenne e quindi senza patente. Pur essendo lui il ragazzo più responsabile, attento, educato del mondo, è salito in quella maledetta auto, perché il suo amico che lo aveva accompagnato all’andata, di 23 anni, studente universitario serio come lui, era dovuto rientrare prima. La velocità, l’inesperienza, il gioco, la spavalderia di chi guidava ha provocato la sua morte, dopo l’uscita di strada e il ribaltamento dell’auto avvenuto senza coinvolgimento di altri veicoli.
Il ragazzo alla guida della macchina che ha provocato l’incidente, ha pagato per aver causato la morte di Edoardo?
Il ragazzo che era alla guida dell’auto non solo non ha pagato e mai pagherà, ma la società tende a proteggere chi uccide, come se le vittime fossero loro. Aiutato a scuola, supportato, dopo pochi giorni organizzava tornei di calcetto e andava a ballare. Nessuno vuole che un diciottenne abbia una vita rovinata dal carcere, ma almeno che si renda conto di ciò che ha fatto per non ripetere gli stessi errori che hanno provocato la morte di un suo coetaneo. La pena dovrebbe essere certa e riabilitativa. Invece, l’omicidio stradale, sebbene riformulato di recente non prevede pene adeguate, soprattutto se non ci sono di mezzo alcol e droghe. Se nessuno ti ha fatto realmente capire, genitori, scuola guida, società in genere, che non si può rischiare la propria vita e quella degli altri attraverso comportamenti di guida irresponsabili, lo deve fare lo Stato, con pene severe e attuabili. Purtroppo, col patteggiamento chiesto in fase di indagine, il ragazzo è stato condannato ad un anno sei mesi e 20 giorni con la condizionale, ciò significa neanche un giorno di reclusione. Inoltre, solo la sospensione della patente per due anni. Questi giudizi assurdi sono causa di un’ulteriore sofferenza per le vittime della strada e per i familiari, perché il reato resta impunito.
Dopo aver vissuto questo immenso dolore, che consiglio si sente di dare ai giovani della stessa età di suo figlio?
Ai giovani della stessa età di Edo, mi sento di dire con tutto il cuore siate prudenti, abbiate rispetto della vita, che è sacra, per voi e per gli altri. Basta poco, un po’ di responsabilità, ci si può divertire lo stesso seguendo alcune regole di base alla guida e rientrare a casa nel proprio letto a dormire, anziché morire dissanguati su strada o su un lettino di ospedale. Proteggetevi, siete il nostro futuro, noi ci impegneremo sempre di più per spiegarvi come ci si comporta e come si può evitare il dolore distruttivo.
Nell’adolescenza, si entra in un’età in cui si sente invincibili, non si pensa alla morte. Cosa può fare allora la società per proteggere questi ragazzi?
La società può fare tantissimo per proteggere i ragazzi. Un’educazione stradale che parte dalle famiglie, dalle scuole, dalla scuola guida, che con troppa facilità rilascia patenti di esami basata su test di nozioni sterili e con pochi corsi per spiegare come ci si comporta alla guida in stato di pericolo, come si frena, che conseguenze ha una frenata un secondo prima o dopo, dallo Stato che mette delle regole per proteggere e rendere sicure le strade, disciplinando la viabilità con un effettivo controllo. Deve cambiare la mentalità. Con “Città30”, già adottato dal comune di Bologna, stiamo cercando di adeguarci alle regole europee e azzerate i morti, 8 al giorno, spesso 45 solo il fine settimana. Numero altissimo sommato in un anno, più del COVID e delle guerre. Eppure, nonostante i dati forniti dall’Asap, ogni fine settimana non se ne parla.
Giulia chi era Edoardo?
Edoardo è non era. Mi piace parlare al presente, lo sento vivo attraverso un amore grande che mi unisce a lui e che la morte non può distruggere. È un ragazzo speciale… un Angelo già in terra. Un issimo in tutto. Un superlativo assoluto: dolcissimo, bellissimo, sanissimo, intelligentissimo, responsabilissimo, educatissimo, rispettosissimo, buonissimo, altruista, sensibilissimo, simpaticissimo, affettuosissimo, compositore di musica, sognatore, eccellente in ogni aspetto della vita, dallo studio allo sport a tutto. Non lo sto descrivendo offuscata dall’amore di mamma, Edo è realmente così. Lo potete chiedere a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Il massimo che si possa desiderare di avere come figlio. La mia stessa anima, la mia vita…
Dove ha trovato la forza per sostenere questo emendamento e, soprattutto, andare avanti dopo questa terribile perdita?
La forza credo che ognuno la trovi dentro sé, con la propria intelligenza e tenacia, ma di sicuro supportata da una spinta dal cielo. Lui, secondo me, ci sta vicino, ci guida e ci dà la forza di vivere sereni e di trarre dal dolore positività e amore per gli altri ancor di più. Mi ha insegnato tanto e lo continua a fare. Mai un sentimento di rancore… il perdono nel cuore.
A che punto è l’iter per l’approvazione di questo emendamento?
L’emendamento è stato ben formulato da avvocati della Luiss, supervisionati da Francesco Spanò, ideatore e realizzatore dell’emendamento. Purtroppo, si è messa di mezzo la crisi di governo, con conseguente caduta dello stesso. Ad oggi, verrà ripresentato e speriamo ottenga l’attenzione della Meloni, già sensibile alla tematica delle troppe morti su strada e a tutti coloro che hanno gli strumenti per farlo attuare. Nessuno deve più morire così, per mano di guide assurde di neopatentati durante la notte.
Qual è il ricordo più bello e l’ultimo consiglio che ha dato ad Edoardo?
Edoardo mi ha sempre detto… Scialla… in gergo significa lascia stare… Non ti arrabbiare per le stupidate, per le cattiverie che ti fanno. Sono di chi le fa, lascia stare, non sono cose importanti. L’importante è l’amore, volersi bene, andare d’accordo con tutti, capendo e comprendendo i caratteri e le bruttezze umane. Mi diceva: “Mamma non soffrire, è inutile. Sei troppo sensibile, lascia stare, ci siamo noi. La famiglia conta noi ci amiamo e saremo uniti sempre”. Il ricordo più bello è il suo sorriso grande, caloroso, fragoroso, con i denti perfetti bianchissimi e le labbra carnose. Gli dicevo: “Edo quando bacerai una ragazza impazzirà”. Il suo gesto nel sistemare i capelli neri lucidi un po’ lunghetti, la sua eleganza, da principe qual è, che sembrava non toccasse il pavimento. La leggerezza del suo carattere gioioso e felice. Era lui praticamente che dava consigli a me!!! Molto maturo come ragazzo. Credo sia stato un dono: è venuto tra noi per migliorare le nostre vite.
È cambiata la sua visione della vita dopo quel 22 gennaio?
La mia vita è stravolta dopo quel 22 gennaio. Pensa a quanto ero fortunata, a quanto mi sentivo felice. Poi lo strazio, il dolore forte, la perdita della parte più importante e preziosa di me, del mio sangue, della mia anima… E la spinta a reagire, orgogliosa di avere quel figlio così bello e speciale e di essere all’altezza di ciò che lui è… un dono speciale… E allora quel dono devo rispettarlo, amarlo ancor di più in Spirito, rendere fruttuoso il suo insegnamento, onorare la sua memoria… E, soprattutto, che questo dolore sia proficuo e salvi altri ragazzi. Che nessuno debba passare mai lo strazio di non veder rientrare il proprio figlio a casa se non senza vita. Si può impedire. Si deve, altrimenti non siamo una società civile. L’incidente non è una fatalità, ma causato da comportamenti umani che vanno evitati.