Il Giorno della Memoria si celebra il 27 gennaio, giorno della liberazione di Auschwitz nel 1945. In questa data simbolica, si onorano le vittime della Shoah e si promuove la riflessione sul valore della memoria storica per evitare il ripetersi di simili tragedie in futuro.
Pasquale Aiello
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche abbattevano i cancelli del campo della morte di Auschwitz salvando così numerosi sopravvissuti al terribile sterminio e liberando uno di quei posti orribili dove sono stati compiuti crimini e misfatti orrendi ad opera dei nazisti tedeschi nei confronti degli Ebrei e non solo, anche di tutti gli oppositori politici soprattutto comunisti, gruppi etnici, omosessuali e portatori di handicap ritenuti da Hitler indesiderabili, perché di ‘inciampo’ alla sua sete di potere. Con la legge 211/2000, si istituisce in Italia il “giorno della memoria”, ponendo come obiettivo l’intenzione di infrangere il muro di silenzio che stava contribuendo a rimuovere il ricordo dell’orrore dell’olocausto, forse ancora più dannoso dell’indecente revisionismo che appassiona le nuove destre e i nuovi filoni nazi-fascisti che stanno tentando di rivelarsi, nutriti da una crisi politica che imperversa un po’ ovunque. Per questo motivo,allora, è indispensabile considerare la proposta di tanti studiosi e imparare la storia per tutelare i luoghi della memoria, affinché se un giorno non ci sarà più nessuno a testimoniare, possano essere questi stessi posti a parlare alle generazioni future a cui competerà l’immane compito di opporsi a tutti coloro che tenteranno di riscriverla la storia, i quali con il tempo troveranno sempre più occasioni per distrarre le popolazioni da tutto ciò che è successo in quei luoghi.
A 80 anni dall’avvenuta Liberazione, oggi più che mai in un tempo di enorme disorientamento e infinita confusione, soprattutto etica, è fondamentale e doveroso meditare per capire in quale baratro l’umanità rischia di lasciarsi nuovamente precipitare. Educare i giovani e renderli sensibili a tutto ciò di cui l’uomo si è reso responsabile in un determinato tempo storico per quella che è stata una delle più terribili e imperdonabili azioni della sua storia, significa pertanto, condividere il ricordo, ma soprattutto coltivare la memoria. E’ una ricorrenza, questa, per ricordare e non dimenticare mai, imprimendo nelle menti, l’immane carneficina, compiuta nel cuore dell’Europa. Questo triste passato con tutto il suo carico di orrore e abominio che ha interessato l’Europa, ma anche tutto il mondo, deve costringere a riflettere, perché in questo tempo di grande insicurezza il mostro è ancora vivo e si veste con gli abiti del nuovo imperialismo, portando nuove guerre, nuovi genocidi e adottando gli strumenti del razzismo, dell’odio verso lo straniero, e finanche della negazione dei diritti fondamentali. Questo male può essere ancora in agguato, si presenta con forme nuove e moderne, bisogna attrezzarsi per riconoscerlo e non rimanere indifferenti, o peggio ammaliati dalla prospettiva di nuove conquiste, specialmente tecnologiche. Rischieremmo nuovamente di subirlo o addirittura di esserne complici. Primo Levi è stato quasi profetico: “Auschwitz è fuori di noi ma è intorno a noi, la peste si è spenta ma l’infezione serpeggia. Sarebbe sciocco negarlo”.