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Gettonopoli: il 16 marzo inizierà il processo. Tra gli imputati anche Filippo Mancuso

Il processo che vede coinvolti ex consiglieri comunali e consiglieri rieletti del Comune di Catanzaro avrà inizio il 16 marzo. Tra gli imputati anche il Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso anche ex consigliere comunale del capoluogo. Mancuso: “Sono sereno, la mia posizione verrà chiarita definitivamente”.

Tutti rinviati a giudizio, o quasi, nel processo che inizierà il prossimo 16 marzo nato dall’inchiesta “Gettonopoli” nel quale sono imputati ex consiglieri comunali e consiglieri rieletti del Comune di Catanzaro, oltre a quattro imprenditori.

Tra gli imputati anche il presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso ex consigliere comunale del capoluogo. Quest’ultimo, ha fatto sapere tramite la nota stampa dell’avvocato Francesco Iacopino, suo legale, come: “all’ex consigliere comunale e attuale presidente del consiglio regionale non è contestato alcun delitto di falso, dal momento che tale originaria ipotesi investigativa (peraltro riguardante tutti i Consiglieri) è stata ritenuta inconsistente dallo stesso Pm, già in fase di indagini, tanto da essere stata accantonata dallo stesso Ufficio di Procura. Il cuore dell’accusa, allora, ha riguardato e riguarda ancora oggi – prosegue la nota – esclusivamente una ipotesi di truffa (per poche centinaia di euro) legata alla diversa lettura del dato relativo alla “effettiva partecipazione” dei politici alle Commissioni consiliari”. L’impianto accusatorio si baserebbe secondo il legale di Mancuso su un un dato “quantitativo” , pertanto, non sarebbe stato possibile considerare effettive le partecipazioni di durata inferiore all’intera seduta, con la conseguenza che il Comune non avrebbe dovuto riconoscere alcun “gettone”. La difesa, infatti, parla di un dato “qualitativo “sia perché anche l’assenza temporanea dalla seduta, in occasione della trattazione di un determinato argomento, assume una valenza politica sia perché non vi era (come non vi è, ancora oggi) alcun regolamento comunale specifico che fissi i limiti di durata, quanto alla determinazione della “effettiva partecipazione” alle sedute. Sulla base di queste e più approfondire ragioni, il presidente è si dice sereno “e certo che nel dibattimento, la sua posizione sarà chiarita definitivamente”.

L’ACCUSA:

Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di falsità ideologica e truffa. Secondo l’accusa i presidenti e vicepresidenti delle commissioni consiliari permanenti del comune di Catanzaro avrebbero attestato falsamente, nei verbali di riunione delle commissioni, lo svolgimento di numerose sedute, con la partecipazione propria e di altri consiglieri, quando, invece, da parte degli indagati non vi era nessuna reale partecipazione. La loro presenza sarebbe stata, infatti o solo temporanea o intermittente. Sempre secondo l’accusa i falsi verbali avrebbero indotto il Comune in errore procurando dall’altra parte un profitto non dovuto da parte dell’ente, dei cosiddetti “gettoni di presenza” per la partecipazione alle riunioni. Un danno complessivo calcolato per un totali di 21.796 euro con riferimento ai mesi di novembre e dicembre 2018.

Il processo nasce dalla riunione di due tronconi: uno con le posizioni degli imputati per i quali era stato chiesto il rinvio a giudizio da parte dell’accusa e un altro per il quale il Pm aveva chiesto l’archiviazione. Un’archiviazione rigettata dal gip ritenendo quest’ultimo che il profitto acquisito dai consiglieri  costituisce, anche se per poche centinaia di euro, «un danno economicamente apprezzabile per l’amministrazione pubblica».
Fanno parte di questo troncone: Filippo Mancuso, Agazio Praticò, Antonio Mirarchi, Fabio Celia, Antonio Angotti, Manuela Costanzo, Francesca Carlotta Celi, Lorenzo Costa, Roberta Gallo, Francesco Gironda, Luigi Levato, Rosario Mancuso, Giuseppe Pisano, Cristina Rotundo, Giulia Procopi, Fabio Talarico, Antonio Ursino, Enrico Consolante.

Dalla riunione dei due tronconi si sviluppa il processo dove gli imputati dovranno rispondere a vario titolo, anche di truffa aggravata, uso di atto falso, falsità ideologica e falsità materiale. A rispondere di tali accusa saranno: Andrea Amendola, Tommaso Brutto, Enrico Consolante, Sergio Costanzo, Giovanni Merante, Libero Notarangelo, Antonio Trifiletti e degli amministratori di imprese indagati in concorso: Antonio Amendola, Carmelo Coluccio, Salvatore Larosa, Musielak Elzibieta, Sabrina Scarfone.

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