Domenica, in uno scorcio suggestivo di Gerace, tra pietre parlanti e cieli tuonanti, un’interessante serata di “versi resistenti”, alla ricerca di quegli “orizzonti di memoria” che dovrebbero animare ed arricchire, sempre, il senso del nostro impegno.
Una menzione particolare, sentìta più che dovuta, è per Armando Panetta, un passionale che non si rassegna mai e che ha magistralmente intrecciato diverse forme artistiche, contando sulla preziosa collaborazione di alcuni compagni d’avventura. Al di là di legami ed aspetti strettamente personali, senza piaggerie che non mi appartengono, ritengo onesto e sincero rivolgere, pubblicamente, un GRAZIE profondamente “spontaneo” a colui che, anche stavolta, ha conciliato il sudore con l’amore, la dedizione con la visione.
Un’atmosfera intensa e vissuta, resa tale dal pathos degli artisti e dall’attenzione dei presenti. Un distacco, quello tra il palchetto ed il pubblico, che forse non si è mai creato, come se tutto si trovasse in una bolla delicata ma compatta, fragile ma “resistente”. Perché, citando Niccolò Fabi, “l’arte non è una posa, ma resistenza alla mano che ti affoga”.
Grazie all’ANPI Locri-Gerace e a Barbara Panetta, all’Unione poeti dialettali calabresi, al Teatro Gruppo Spontaneo, a chi è intervenuto ed a tutti coloro che hanno donato e condiviso il loro autentico lato artistico.