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mercoledì, Novembre 13, 2024
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Forza Alfredo, piccolo guerriero

Alcuni mesi fa, mentre leggevo distrattamente le notizie nel telefono, due occhietti vispi e dolci hanno catturato la mia attenzione. Ho scoperto che questi occhietti appartengono ad un bambino di 3 anni e mezzo, di nome Alfredo, il quale da circa un anno sta combattendo una battaglia difficilissima contro il cancro

Alfredo è un bambino di tre anni e mezzo, che vive a Siderno Superiore, insieme ai suoi genitori. La sua è l’età dei giochi e della spensieratezza, dove si piange per un ginocchio sbucciato o perché non si ottiene da mamma e papà il gioco che si desidera. Invece, Alfredino, così come è chiamato in famiglia, all’improvviso è stato costretto a combattere una battaglia molto importante, quella contro il cancro. Il bimbo, infatti, è affetto da epatoblastoma, una forma molto aggressiva e rara di tumore al fegato, con metastasi ai polmoni.

L’inizio dell’incubo

 Il suo incubo inizia quando dopo due controlli negli ospedali della Calabria in cui non è emerso nulla, il 28 settembre 2023, i dottori si sono decisi per effettuare al bambino un’ecografia, da cui è emersa una grande massa. A qual punto, i genitori sono partiti di notte in direzione di Roma. Nella capitale, al “Bambin Gesù”, inizia la loro battaglia in silenzio e in solitudine. La chemioterapia per Alfredo comincia il 10 ottobre 2023, ma nonostante le cure intensive, la malattia progredisce e il corpo del bambino non regge bene. Il 27 agosto 2024 i medici oncologi di Roma comunicano che ad Alfredo restano soli pochi mesi di vita e decidono di interrompere la chemioterapia.

I genitori, Maria Raffaella e Giuseppe, non si arrendono: la mamma si mette al computer e cerca cure possibili per il suo bambino, trova ospedali, li contatta telefonicamente, manda email. La missione è una: cercare l’ospedale che possa curare Alfredo, in qualsiasi parte del mondo. Interagendo con i medici, comprendono le difficoltà che potrebbero incontrare, poiché se Alfredo rientrasse in una cura sperimentale fuori dai protocolli italiani e europei ci sarebbero dei costi importanti da sostenere, sulla base anche delle cure sostenute anche in Italia. I medici, pertanto, consigliano di cercare una copertura finanziaria adeguata onde evitare di avere la cura, ma non poter partire per una mancanza di fondi. Pertanto, Maria Raffaela decide, il 3 settembre, di aprire la raccolta fondi su gofundme.  Una raccolta che commuove tutti: la storia di Alfredo viene condivisa da chiunque, influencer e non. Il 5 settembre l’iniziativa supera ogni aspettativa, raccogliendo un totale di oltre 553.500 euro.

 Le polemiche

Ma questa storia ha attirato anche l’attenzione di chi ha diffuso dubbi e accuse, mettendo in discussione la sincerità della famiglia. Le polemiche inizialmente si sono concentrate sull’assenza di preventivi dettagliati. La famiglia cerca di spiegare che la cartella clinica del figlio la stanno mandando ovunque nel mondo e che quei soldi della raccolta fondi serviranno solo se Alfredo dovesse rientrare in una sperimentazione. Se non dovesse rientrare quei soldi non li vogliano, non saranno presi. Inoltre, la raccolta fondi è aperta, chiunque ha donato può in qualsiasi momento chiedere il rimborso. Per loro non mancano neppure le minacce da parte di alcuni utenti social, dove rimbalzano i commenti «si vogliono intascare i soldi», oppure c’è chi spera che il bimbo venga tolto ai genitori. La madre del piccolo ha descritto così il suo stato d’animo: “Leggere determinati commenti, estremamente offensivi e vedere video sui social con informazioni diffamatorie, ha aggravato ulteriormente la già drammatica situazione che io e la mia famiglia stiamo vivendo. Sentire determinate affermazioni ha causato in me grande dolore, ma mi ha fatto acquisire sempre più la consapevolezza di essere una mamma che ha l’unico obiettivo di combattere per salvare il proprio figlio”. Gli pseudogiornalisti, influencer e commentatori seriali che hanno innescato tutto questo odio, dovrebbero avere almeno la coscienza di chiedere delle scuse pubbliche. Nonostante il polverone mediatico, la solidarietà per Alfredo non si è fermata e la raccolta è continuata con l’obiettivo di garantire al piccolo una possibilità di vita, attraverso il trattamento sperimentale in qualsiasi parte del mondo. Gli ospedali francesi contattati, tre in totale, hanno collaborato per parecchi giorni al fine di trovare un percorso di cura valido per il bambino. Inoltre, grazie al passaparola e al successo della raccolta, sono entrati in contatto con alcuni tra i più importanti ospedali pediatrici di Stati Uniti e Spagna, i quali hanno contribuito ad alimentare la speranza di una possibile guarigione per Alfredo. Tutto questo ha fatto sì che gli oncologi che lo seguivano, a Roma, dopo aver rivalutato il quadro clinico, procedessero nuovamente con i trattamenti chemioterapici. Gli oncologi romani, infatti, hanno consigliato alla famiglia di accantonare momentaneamente la possibilità di un trasferimento all’estero per un nuovo piano terapeutico, rassicurandoli che sarà fatto tutto il possibile per trovare una cura efficace contro il raro tumore che ha colpito il loro bambino. Qualora le cure mediche in Italia dovessero essere di nuovo sospese, si trasferiranno in Francia per proseguire i trattamenti presso gli ospedali già menzionati, dal momento che i medici francesi tenterebbero un approccio con la radioterapia. Tutti i dottori consultati, comunque, sono stati concordi nell’affermare che le cure non devono fermarsi, perchè c’è ancora molto da tentare.

La situazione oggi

 Oggi Alfredo si trova a Roma, al Bambin Gesù, dove sta affrontando il secondo dei quattro cicli di chemioterapia previsti, al seguito dei quali si capirà se sarà possibile effettuare un altro intervento. Alla luce di questi ultimi sviluppi, la famiglia non sa per quanto ancora si protrarrà la loro permanenza a Roma, ragion per cui i fondi raccolti potrebbero aiutarli a far fronte alle costanti spese vive giornaliere, considerato in particolar modo che vivono ormai da più di un anno in una città cara come Roma, il che contribuisce ad aggravare la loro stabilità economica. Inoltre, ad oggi, non è stato fatto alcun prelievo dai fondi della raccolta, in quanto i fondi saranno prelevati solo dopo aver dato la possibilità a tutti i donatori di chiedere il rimborso per qualsiasi motivo, attraverso il seguente link:

https://support.gofundme.com/hc/en-us/articles/204150420-Request-a-refund .

La vicenda di questo piccolo guerriero ha toccato le corde più profonde della mia anima. Mi sono immedesimata in lui, nei suoi genitori. Ho chiesto alla madre come un bambino così piccolo interagisca con le terapie e i ricoveri in ospedale. Lei ha risposto che per Alfredo ormai l’ospedale è casa sua. Ha imparato a parlare all’interno di quelle mura, i dottori sono la sua famiglia e ogni mattina si alza e chiede se oggi dovrà andare in ospedale. La malattia l’ha costretto a privarsi dell’affetto dei nonni e di tutti i familiari, si è perso il primo giorno di asilo e i giochi con i suoi amichetti. È diventato, suo malgrado, un piccolo grande eroe. E come tutti i grandi eroe riuscirà a trionfare e ritornare a casa sua.

La storia di Alfredo ha messo in luce una triste realtà per noi calabresi, ovvero il fatto che paghiamo le tasse per la sanità come tutti gli italiani, ma a differenza loro noi non abbiamo strutture, poiché nel momento in cui ci ammaliano siamo costretti a partire, affrontando spese economiche triple rispetto ad una persona che vive a Milano o Roma. E chi non ha sufficienti risorse economiche rischia di non sopravvivere. Di conseguenza, chiedo: “E’ giusto che noi calabresi paghiamo le tasse per la sanità?”

 

 

 

 

 

 

 

 

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