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giovedì, Novembre 21, 2024
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Errore della commissione medica dell’Inps: il giudice di Palmi le restituisce l’invalidità

Il giudice di pace del Tribunale di Palmi ha accolto l’istanza della ragazza paraplegica, alla quale la commissione medica dell’Istituto di previdenza aveva riconosciuto solo “una capacità di deambulazione sensibilmente ridotta”, togliendole i benefici dei quali aveva usufruito.

Si è trattato di un “falso miracolo”. La commissione medica dell’Inps, alla fine del 2023, aveva riscontrato un miglioramento delle condizioni di salute di una ragazza paraplegica da 10 anni per un incidente automobilistico che le ha compromesso la deambulazione. Il caso fu segnalato dall’Aida Odv, un’associazione che da decenni si occupa di persone diversamente abili e che nel corso degli anni è riuscita a ottenere ottimi risultati sociali su tutto il territorio nazionale. Dopo il responso miracolistico della commissione medica dell’Inps la ragazza si è dovuta rivolgere alla sezione Lavoro del Tribunale di Palmi, per vedere riconosciuta la propria invalidità, così come è avvenuto nelle precedenti periodiche visite di controllo.

«Purtroppo – dice Reno Insardà, presidente della Aida Odv – il quadro clinico di questa ragazza non può migliorare. Dal giorno del terribile incidente, infatti, è costretta su una sedia a rotelle per il totale inutilizzo delle gambe, a causa della frattura del midollo. Saremmo stati tutti felici, lei per prima, se la sua condizione fosse migliorata, così come aveva attestato la commissione Inps. La situazione, per sua sfortuna, è rimasta inalterata e la ragazza è stata costretta a rivolgersi al Tribunale».

E il Tribunale di Palmi, lo scorso 3 novembre, ha emesso il decreto di omologa “dell’accertamento del requisito sanitario secondo le risultanze probatorie indicate nella relazione del consulente tecnico d’ufficio”, nominato dal giudice. Il Consulente tecnico ha accertato, inequivocabilmente, che la ragazza, è “invalida al 100%, con indennità di accompagnamento già da diversi anni. Le patologie di cui è affetta configurano un difetto di autosufficienza talmente grave da richiedere il permanente aiuto di un accompagnatore. A causa delle patologie sofferte, il soggetto è impossibilitato a deambulare autonomamente e necessita dell’ausilio di terzi per l’espletamento delle quotidiane azioni della vita “.

Il consulente ha ribadito, diversamente da quanto affermato dalla commissione medica dell’Inps, che “sussistano anche i requisiti della legge per cui le infermità riscontrate rendono necessaria una assistenza permanente continuativa e globale, ponendola inconfutabilmente nella condizione di invalidità con impedite capacità motorie. Quindi le va riconosciuto “Il beneficio del D.L. 9 febbraio 2012 n°5 art.4 (portatrice di handicap con ridotte o impedite capacità motorie permanenti art.8 legge 449/1997 con decorrenza dalla data della domanda”. E non, quindi, come sostenuto dalla commissione medica Inps “invalida con capacità di deambulazione sensibilmente ridotta”.

Il giudice ha anche condannato l’Inps al pagamento delle spese legali e di quelle del consulente tecnico d’ufficio. Ma per l’Inps le grane non finiscono qui. Infatti, così come preannunciato all’inizio di questa vicenda, dal presidente Nazareno Insardà, l’Aida Odv presenterà un esposto «al ministro della Disabilità, al ministro delle Pari opportunità e a quello del lavoro del Lavoro, da cui dipende l’Ente previdenziale e la direzione generale dell’Inps, affinché in tempi brevissimi provvedano ad accertare l’accaduto e a prendere immediati e opportuni provvedimenti nei confronti della commissione medica».

«Purtroppo questa vicenda – commenta amaramente il presidente dell’Aida Odv, Reno Insardà – non è la prima e temo che non sarà neanche l’ultima. Fino a quando ci sarà un approccio esclusivamente burocratico e, spesso, superficiale a situazioni così drammatiche che impattano sulla vita delle persone, le quali hanno già avuto la sfortuna di trovarsi in condizioni di difficoltà, saremo costretti ad assistere a simili paradossi. Una ragazza paraplegica alla quale, a distanza di due anni, viene riconosciuto un miglioramento nella deambulazione, al punto di non aver più bisogno di essere accompagnata. In questo caso, per fortuna, possiamo dire: esiste un giudice a Palmi».

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