“Eroine”, esordio letterario del giornalista Vinicio Leonetti, edito da “Città del Sole”, è una spy story perfetta per il periodo estivo, soprattutto per chi sdraiato al sole non immagina neanche il tipo di esistenza di chi vive nell’ombra. È la storia della trasformazione da ragazzotta palermitana a spia globalizzata di una testimone di giustizia. Leonetti, attorno alla figura di questa donna, costruisce un libro che non è solo un racconto, ma è mille racconti insieme, tanto divertenti e avventurosi da sembrare una fiction di qualità.
Larger than life. In inglese si dice così (più grande della vita, è la traduzione letterale, per descrivere qualcosa di incredibile e straordinario). Molti giornalisti finiscono a scrivere libri per vanità, perché sembra che il giornalismo sia il parente povero della letteratura, di cui alcuni “digitatori compulsivi da tastiera” sono smaniosi di far parte. Poi ci sono i colleghi che invece scrivono libri, perché la cronaca è larger than life… e spesso non riesce a stare tutta in sessanta righe. Ma neanche in centoventi. Semplicemente ci sono storie che debordano e restano a decantare, come un barolo. Come l’eroina del libro di cui vi sto per parlare, i giornalisti vanno a caccia di storie e cercano di liberarle come si fa con gli ostaggi.
Vinicio Leonetti è un amico (meglio confessare subito il conflitto d’interessi!) e si è occupato di tanta cronaca giudiziaria per la Gazzetta del sud. Andato in pensione dal “mestieraccio” ha pubblicato Eroine (edito da Città del Sole Edizioni), una spy story perfetta per il periodo estivo. Soprattutto per chi sdraiato al sole non immagina neanche il tipo di esistenza di chi vive nell’ombra. “Tutti cerchiamo sempre grandi emozioni, cose estreme, trasgressioni e menate affini, vizi costosissimi, ma neanche ci accorgiamo che la normalità è tanto rilassante. Non per rassegnazione, ma devi scegliertela per godertela. Come sentire il rumore e l’odore del mare”.
Io l’ho letto in poche ore. Non vi racconto troppo per non levarvi il gusto della scoperta, ma ho selezionato qua e là dei frammenti.
È la storia della “trasformazione da ragazzotta palermitana a spia globalizzata” di una testimone di giustizia.
Un libro che sa di “origano fresco che sua madre manda da Lamezia e ha un profumo più forte e dolce della marijuana”.
C’è spazio anche per qualche riflessione sul mondo dei media, sulla morbosità del pubblico sempre a caccia di particolari che violino la privacy del vip di turno, ma incuranti su quanto faccia male quando si tratta della propria…
“La celebrità molte volte è acquisire confidenza con una faccia vista in televisione, quello che dice conta poco. Lanciare aforismi sui social come fossero perle di saggezza”.
“I giornalisti mi stanno sul cazzo da morire, con tutte le loro arie da saputi e da vissuti. Che poi si cagano sotto quando c’è da scrivere qualcosa di veramente tosto e ci girano intorno. Pochi si salvano con l’onestà, ma vengono puniti per questo. Perché non curano il loro tornaconto”.
Lo sfondo è il deserto e le sue guerre, a partire da Lawrence d’Arabia, “troppo signore e troppo inglese per non essere preso per il culo”.
“La competizione ce l’abbiamo tutti nel sangue, come i globuli rossi. Così come quel qualcosa che ci piace fare nella vita, si tratti di fare trekking in montagna o salvare ostaggi nel deserto…”. A dispetto del titolo, niente esaltazione dell’eroismo: è una scelta come un’altra.
In una base militare persa nel nulla, alla protagonista viene offerto del whiskey dal comandante. Lei beve lo stesso anche se non le piace, perché ci sono delle “regole non scritte da rispettare”. A me capitò una cosa simile, mentre ero in missione all’estero (niente di paragonabile a quel che fa Marisa, eh!). Per me le regole, scritte o meno, vanno imparate e metabolizzate per essere infrante quando occorre. Al mio arrivo nella base venni ammessa, a dispetto del mio grado da ufficiale inferiore, nel sancta sanctorum dei comandanti. Ora io del loro preziosissimo Zacapa 23 invecchiato non sapevo che farmene, così come degli altri costosi distillati… Bagnai appena le labbra e il resto del mio bicchiere lo bevve qualcun’altro. Io, invece, mi fiondai sulla più interessante tavoletta di cioccolato fondente usata per la degustazione del rum. Me la finii quasi tutta!
Nel libro posso dire di avere una piccolissima parte anche io, esattamente a pagina 45 dove c’è la descrizione del bagno (inesistente) sugli aerei da trasporto militari…
Vinicio qualche anno fa in una delle nostre chiacchierate mi chiese di descrivergli alcuni particolari di cabina di volo, sistemazione dei soldati e rumori dei velivoli militari. Ovviamente gli chiesi subito il perché di questa strana richiesta e mi rispose “per una cosa che sto scrivendo”. “La cosa” ora potete leggerla anche voi… io, invece, mi rileggo la dedica lusinghiera che mi ha fatto e anche se le dediche sono personali questa la pubblico! In attesa di poterlo torchiare a dovere sull’origine di questa storia.
Rosaria Talarico