“Ennio”, del regista Giuseppe Tornatore, è un film documentario, ma anche una commedia musicale, in cui sia Ennio che tutti coloro che nel film forniscono testimonianze e aneddoti sulla sua vita finiscono sempre col canticchiare le melodie che, imponendosi nella mente dell’ascoltatore, donano emozioni molto profonde.
“Ennio” è un film del regista Giuseppe Tornatore che ci racconta la vita del grande compositore Ennio Morricone attraverso l’intervista nella quale egli stesso si racconta.
Ne appare il profilo di un uomo fatto di profonda umanità e umiltà.
È un film documentario ma anche, come afferma lo stesso Tornatore, quasi una commedia musicale, in cui sia Ennio che tutti coloro che nel film forniscono testimonianze e aneddoti sulla sua vita finiscono sempre col canticchiare le melodie che, imponendosi nella mente dell’ascoltatore, donano emozioni molto profonde.
Vari sono i testimoni del cinema e della musica nazionale e internazionale che ricordano il grande genio.
Ennio confessa di non aver mai pensato che la musica fosse il suo destino.
La sua musica sovrasta qualsiasi spiegazione verbale che viene annientata dalle note.
È Tornatore ad affermare che il film funziona, perché è Ennio a raccontare se stesso ed è lui la spina dorsale del film. Dal racconto emergono, pian piano, il rapporto con la musica, gli anni al Conservatorio, il desiderio di essere accettato dal mondo accademico. Genio, semplicità, umanità…
Ennio ha sempre sperimentato e ci sono esperimenti che si è portato dietro per tutta la vita: espressioni musicali che si rinnovano per poi essere modificate e riadattate. Talmente numerosa è la sua produzione che è impossibile risalire ad un’opera Omnia, sottolinea il regista.
Studiò al Conservatorio Santa Cecilia e si diplomò prima in tromba e poi in composizione sotto la guida del compositore Petrassi. Conseguito il diploma, incomincia a suonare in varie orchestre creandosi conoscenze nel mondo dello spettacolo, anche se i suoi esordi come trombettista sono tristemente ricordati come “una gravissima umiliazione” dovuta alla sua triste situazione economica.
Il linguaggio musicale di Morricone risulta contaminato: dalla musica colta a quella più popolare. Ennio appare un po’ distratto e questa sua alienazione dal mondo che lo circonda, dipende dal fatto che i suoi neuroni sono pieni di musica, pieni di qualcosa che doveva ancora dover essere scritta, così che egli trascriveva e non scriveva passando dal supporto che era la sua mente a quel supporto che era il pentagramma.
Tra gli altri, Bruce Spingsteen ricorda che dopo aver assistito alla proiezione de “Il buono, il brutto e il cattivo” capì che in quelle musiche c’era qualcosa di assolutamente inedito, la musica più creativa che avesse mai sentito.
Poi, ci viene raccontata la collaborazione con Il regista Sergio Leone. I due, che erano stati compagni di scuola, si ritrovarono e diedero inizio ad un’intensa opera sinergica che si sostanziò in moltissime indimenticabili pellicole western la prima delle quali è “Per un pugno di dollari”.
Alla domanda: cosa sia un compositore Ennio non fornisce una risposta, non ne ha una definizione, può solo raccontare il tormento del compositore come colui che ha una pagina bianca sulla quale sviluppare un pensiero volto “alla ricerca di cosa, non lo sappiamo”.
Il primo Oscar per Ennio arriva come premio alla carriera “per i suoi contributi magnifici all’arte della musica da film”, quasi a compensare le precedenti candidature non premiate e, nel 2016, riceve anche un Oscar per le partiture del film di Quentin Tarantino “The Hateful Eight”.
Il film “Ennio” è un’esplosione di suoni, un film melodioso, sinfonico come lo è l’essenza del grande maestro.
Due maestri encomiabili e straordinari (Morricone e Tornatore) che coniugati danno vita ad un capolavoro della musica e del cinema.
I film di Tornatore, probabilmente, non sarebbero stati memorabili senza le musiche di Ennio e tutto il cinema italiano non avrebbe avuto la risonanza che ha avuto se non si fosse giovato delle composizioni del grande maestro.
E, giunti alla fine del film, quasi non vorremmo andar via, per non rompere la magia di quella musica eccelsa.
Beatrice Macrì