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domenica, Settembre 8, 2024
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Elogio del NON voto

A San Luca non c’è stato nessun candidato a Sindaco. personalmente, ho condiviso la scelta del sindaco uscente, Bruno Bartolo, che ha tristemente confermato il paradigma secondo il quale chi ha l’ardire di ricoprire una tal carica in paesini come il nostro rischia di “farsi la galera”, da innocente oltretutto.

Francesco Pelle

A San Luca non si è votato! Nessun candidato a Sindaco e la nostra pseudo democrazia va nel panico totale!

Non si è dato risalto all’astensionismo galoppante, generale quanto disarmante oserei dire, ma si è voluto porre l’accento su quanto accade nelle piccole realtà, come quella del piccolo paesino preaspromontano.

Questa volta, però, il noto evangelista si è trovato in buona compagnia. Un altro Santo ha voluto percorrere la via sacrilega del non voto: si è trattato del buon San Lorenzo. Ai due, e questa è cronaca, si è unita in extremis anche la ridente Torre Melissa.

Riguardo il caso San Luca, personalmente, ho condiviso la scelta del sindaco uscente, Bruno Bartolo, che ha tristemente confermato il paradigma secondo il quale chi ha l’ardire di ricoprire una tal carica in paesini come il nostro rischia di “farsi la galera”, da innocente oltretutto!

La cosa più inquietante, però, è che tale circostanza pare abbia scomodato, ancora una volta, illustri sociologi, tuttologi  e professionisti del discredito.

È come se tutti si affrettassero a dare un senso al non voto dei sanluchesi. È come se tutti cercassero, in modo ostinato, di indirizzare questa scelta verso la solita tarantella in salsa ndranghetistica.

A chi la pensa così vorrei ricordare che sono stati i sanluchesi, prima dell’ultima tornata amministrativa, a raccogliere le firme per convincere il Prefetto a mantenere a San Luca il suo Commissario: fatevi una domanda e datevi una risposta!

Vorrei, comunque, tentare di dare una spiegazione, nel mio piccolo, a questo contradditorio quanto apparentemente inspiegabile comportamento.

Premetto, naturalmente, che dovendo ragionare in termini di rispetto della vita democratica sarei anch’io contrario a questa forma di NON manifestazione del pensiero; ma devo, d’altro canto, ricordare a me stesso che la vita democratica va rispettata dove, di fatti, si esercita la democrazia e non dove della democrazia non si vede neanche l’ombra. E San Luca, come la Calabria intera – oserei dire – di principi democratici applicati ne ha visti e ne vede, tuttora, pochi o niente.

Ho letto, pochi giorni orsono, un’intervista di un docente della Columbia University di New York, il quale cercava di analizzare il perché il 65% del popolo americano, non laureato e presumibilmente di cultura medio – bassa (a suo dire, naturalmente), si “ostini” a fiancheggiare Trump. La risposta è stata disarmante nella sua semplicità: perché questa gente rivendica socialmente il suo ruolo, rivendica il suo sacrosanto diritto ad essere considerata alla pari del resto della cittadinanza, rivendica il diritto di godere degli stessi diritti e di non essere vista con pregiudizio soltanto perché operaia o contadina. Perché, in fondo, questa gente si è stancata di essere considerata di serie B rispetto alla minoranza del 35%, dotta e spavalda della sua presunta superiorità culturale.

Beh, il parallelismo mi è venuto facile: non sono i meridionali, in generale, a doversi sempre fare in quattro per essere considerati, non dico alla pari, ma quantomeno degni di concorrere con gli illibati nordici? E, per scendere ancora più nel dettaglio, non sono i cittadini calabresi o della locride o, ancor più nello specifico, i sanluchesi ad avere il terrore di prendere un aereo perché non appena gli si viene letta la residenza sul passaporto arriva subito il grave sospetto di presunzione di colpevolezza (per peccato originale, naturalmente!)?

Domande retoriche, naturalmente.

Il mio pensiero va a tutti gli emigrati sanluchesi, non parlo dell’ultima generazione, ma di quelli che sono partiti prima che io nascessi, circa 50 anni fa. Questi hanno impiegato una vita per farsi accettare nei rispettivi ambiti lavorativi, in paesi ancora veramente democratici e muniti di una scala sociale, per essere d’un tratto oggetto di pregiudizio solo e soltanto perché “nati a San Luca”.

Non mi si venga a dire che è colpa della minoranza criminale perché questa giustificazione non regge.

Altrimenti se fosse valida andrebbe applicata anche per tutti i russi, per tutti i corsi, per i messicani, per gli inglesi (si, proprio gli inglesi – badate bene, anche in Inghilterra c’è il crimine organizzato), per gli ebrei e per i cinesi. Anche queste comunità sono, loro malgrado, dotati di buona rappresentanza in quel settore! Non per questo vengono pregiudicati ad vitam in ogni loro movimento o ambito esistenziale.

Beh, forse in quelle comunità la stampa non tende ad amplificare le indagini prima delle sentenze definitive; forse in quelle comunità non si attuano indagini con le reti a strascico perché, magari, la politica prima e la stampa dopo sono ancora dotate di spirito critico e di sani principi democratici di autonomia e indipendenza.

Forse in quei paesi, appena esci dall’aeroporto non ti trovi i cartelli stradali che indicano la via per l’aula bunker ma ti trovi cartelli che ti guidano verso località turistiche o industriali.

Credo fermamente che chi ha deciso di non partecipare più al voto abbia tutto il diritto di attuare questa forma di protesta verso uno Stato che si manifesta, almeno alle nostre latitudini, soltanto sotto forma di scioglimento di comuni, di interdittive antimafia, o di qualunque altra forma di “prevaricazione” mascherata da democrazia “emergenziale”.

Ricordatevi che sotto la voce “emergenza” sono stati adottati provvedimenti legislativi assassini dei più elementari principi costituzionali!

Un mio suggerimento a chi vuol capire il non voto sanluchese, giornalisti o membri di qualsiasi commissione: che si dotino di un passaporto con nascita e/o residenza a San Luca e si facciano un giro per l’Europa a trovare parenti o amici. E perché no? Che mandino anche un loro figlio o amico a provare a dare un esame universitario o a partecipare a qualsiasi concorso con un documento d’identità con residenza a San Luca. Sarebbe interessante capire come sarebbero percepiti e trattati dall’interlocutore.

Che provino questo esperimento sociale!

Forse, finalmente, capiremmo perché a San Luca non si vota!

 

 

 

 

 

 

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