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domenica, Settembre 8, 2024
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Elezioni europee: Cambio di casacca

Articolo di Nino Costantino, dirigente Cgil Calabria, in merito ai “cambi di casacca” politici in vista delle elezioni europee

L’aria che tira in Calabria è quella di una avanzata di Forza Italia alle prossime elezioni europee. Il preludio cioè di una nuova vittoria del centro destra alle regionali fra due anni e mezzo e, poco prima, alle comunali di Reggio. Non deve quindi stupire il cambio di casacca di alcuni in questa fase e né pensare che è solo frutto di scelte singole senza un minimo di regia. È tuttavia il segno dei tempi che ci permette comunque, tralasciando le “piccinerie” di un certo personale politico,  di  partecipare ad un dibattito sulla drammatica crisi degli ideali che oggi è sotto gli occhi di tutti. Viviamo cioè in una fase in cui i valori sono repentinamente venuti meno e la politica non è più il confronto anche aspro di idee diverse ma utili ad affermare un modello di società. Ormai la Politica è sempre meno passione e servizio alla collettività e viene svolta sempre più spesso per un proprio tornaconto personale.

Uno dei motivi di questa inquietudine valoriale deriva senza dubbio dalla crisi del Partito politico, del partito di massa per come l’abbiamo conosciuto nel corso del Novecento. Il Partito politico è stato per più di un secolo lo strumento attraverso il quale le persone si associavano fra loro accomunate da una visione e ideali e per determinati obiettivi. Attraverso i partiti sono stati raggiunti diritti fondamentali per i cittadini, si è organizzata, consolidata e rafforzata la democrazia, sono stati respinti in Italia e in Europa pericolose derive autoritarie, si sono emancipate diverse generazioni di donne e uomini. In questi anni però, nonostante la crisi, il Partito politico non è stato riformato e neanche è stata trovata una forma alternativa di rappresentanza. E oggi i partiti, in una crisi sempre più profonda, si sono ridotti solo a finzioni, a semplici strumenti attraverso i quali ristretti gruppi di persone si autoconservano nella gestione del potere. Sono, in sostanza, comitati elettorali.  E quelli che “contano” sono solo gli eletti che poi determinano sulla base della fedeltà i segretari e i dirigenti dei partiti che, appunto per questo, non dirigono assolutamente nulla. Gruppi dirigenti di carta. E se un tempo vi era una sorta di egemonia del Partito sugli eletti che comunque partecipavano alla elaborazione della “linea” e alle scelte oltre che alla formazione dei gruppi dirigenti, adesso, senza trovare un giusto equilibrio, si è passati in modo drammatico al suo esatto contrario con l’aggravante che spesso l’eletto ha una propria autonoma struttura organizzativa e politica.

E se questo accade in tutto il Paese, in Calabria da almeno vent’anni abbiamo toccato il punto più basso.  E quindi la transumanza da una parte all’altra, da un certo partito al suo esatto opposto, non stupisce più, proprio perché sono venuti meno essenza e tratti distintivi della formazione politica e i suoi valori di riferimento. C’è anche una assuefazione dei cittadini a questi fatti che determina in parte pure il crescente fenomeno dell’astensionismo che oggi invece di essere avversato attraverso la rivitalizzazione  e l’eticità della politica viene di fatto accettato, perché conveniente ai loro scopi, da gran parte della classe dominante. La partecipazione democratica è solo un fastidioso orpello. I transfughi passano da una parte all’altra portandosi dietro più o meno copiosi pacchetti di voti in cambio ovviamente di qualcosa. E le persone che sono dietro quei voti sono un tutto indistinto: non se ne conoscono i nomi, i loro bisogni, le loro esigenze. Sono numeri che mascherano persone assolutamente ignare di altrui disegni personali e però, già solo per questo, corresponsabili di questa degenerazione.

In questo contesto occorre inquadrare i recenti passaggi di dirigenti o ex dirigenti con ruoli importanti dal Pd a Forza Italia. Cioè sono persone che prima avrebbero detto tutto il male possibile, per esempio, dell’autonomia differenziata e adesso ne canteranno le lodi. Oppure, per fare un altro esempio, prima avrebbero citato Zagrebelsky per esprimere dissenso sul premierato e oggi invece saranno costretti a richiamare chissà chi per incensare questa insensata e pericolosa riforma costituzionale. O ancora forse prima sarebbero stati contro la separazione delle carriere in magistratura e oggi invece si troveranno ad essere convintamente d’accordo. Oppure, un tempo avrebbero dipinto il salario minimo come un obiettivo di civiltà e di giustizia sociale e adesso invece ci spiegheranno che fissare per legge il salario è una deriva ideologica che frena l’occupazione e indebolisce l’impresa.

Ora, penso seriamente che nel corso della vita si possa qualche volta cambiare idea, ma mutare tutto il sistema di idee che è stato alla base di un intero percorso politico e di vita per sposare l’esatto opposto non sta nelle dinamiche positive della Politica e neanche nell’animo più sincero dell’uomo. Non voglio assolutamente elogiare un partito a discapito di un altro. Anzi, sono fra coloro che da anni non hanno rinnovato la tessera del Pd  proprio perché  in modo particolare in Calabria e  nella provincia di Reggio, quel partito non esprime idee e non affronta i bisogni delle persone, è confuso e senza una linea chiara. Anche lì è scomparsa la Politica e sempre più opprimenti sono i gruppi di potere. La degenerazione della politica soprattutto alle nostre latitudini è un fenomeno purtroppo pervasivo, coinvolge gran parte del sistema che va radicalmente cambiato.

Ma si può cambiare il sistema dal suo interno stesso? Non so rispondere a questa domanda. Ma penso che questo modo di fare politica va spazzato via perché non è solo sbagliato ma soprattutto è diseducativo. Nel senso che non offre alle nuove generazioni modelli positivi. Pensiamo alla qualità politica e morale del passato, alle forti personalità che hanno rappresentato la Politica e le Istituzioni nel Paese da Berlinguer  a Moro, da La Malfa a La Pira, da Tina Anselmi a Pertini, solo per citarne alcuni, o nella stessa Calabria da Biagio Camagna a Fausto Gullo a Giacomo Mancini ad altri. I giovani che si affacciano alla politica quali esempi vedono oggi?  Qui sta una delle questioni più spinose. I ragazzi e le ragazze che abbandonano la Calabria lo fanno per esprimere altrove la loro intelligenza, la loro capacità, la loro cultura, i loro studi. Ma a chi, purtroppo sempre meno, sceglie di restare in Calabria rimane l’esempio di una politica degenerata, abbrutita, senza ideali a cui va dichiarata guerra se si vuole dare una speranza a questa terra e se si vuole riportare la Politica ai suoi valori originari.

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