L’avvocato, Pino Mammoliti, riflette sui risultati di queste elezioni, evidenziando quello che è stato prevedibile da quello che non lo è stato.
Cosa era prevedibile cosa non era prevedibile e cosa è ora auspicabile dopo il 25 settembre.
Che gli italiani fossero delusi dalla politica al punto tale da far raggiungere il punto più alto di diserzione elettorale, era più che pronosticato. Che vi fosse un disgusto negli elettori, superiore alla delusione, verso il partito democratico era altrettanto chiaro. Fratelli d’Italia (non la Lega né Forza Italia) era da diciotto mesi l’unico partito che cresceva in lungo ed in largo in tutta la penisola. Sin qui era già tutto previsto.
Cosa non fosse prevedibile né dai sondaggi né dagli opinionisti, era la potenza fisica e mentale di Giuseppe Conte (solo la sua e non dei suoi filippini elettorali) capace di attrarre l’attenzione degli elettori, in maggioranza ex PD, che pur di non essere silenziati hanno determinato il buon esito elettorale dei pentastellati.
Non era prevedibile la non elezione di Giovanni Calabrese, dovuta ad una legge elettorale, maledetta da tutti, che vede nominare parlamentari di diversa area geografica rispetto alla Calabria ed alla Locride. Peccato!
Cosa è auspicabile: le dimissioni da segretario regionale del partito democratico di Nicola Irto, la ripresa della attività politica di uomini e donne del nostro territorio (penso a quanti in questi anni di confinamento sociale, ed ideale imposto dalla dirigenza del partito democratico hanno dovuto ingoiare la candidatura della scienziata alla guida della regione) che non hanno smesso di sognare un partito di tutti e per i più deboli. È ancora disponibile un tempo di consegna alla ripresa ed al sacrificio, per raggiungere il cuore della gente.
La nuova premiership, voluta dagli italiani democraticamente, non fa e non deve fare paura a chi non la voleva. La sola cosa che deve fare paura è la rassegnazione.
Pino Mammoliti