È morto, ieri sera, lunedì 30 maggio, a Roma, all’età di 85 anni, l’antropologo ed etnologo calabrese Luigi Maria Lombardi Satriani, figura di assoluto rilievo nel panorama delle scienze antropologiche, studioso del folklore e delle culture delle classi subalterne.
Satriani era nato in Calabria, a San Costantino di Briatico (Vibo Valentia), il 10 dicembre 1936. Il barone rosso, lo chiamavano così per la sua origine aristocratica e per le sue idee politiche progressiste, è stato Senatore della Repubblica nella XIII legislatura, dal 1996 al 2001, eletto tra le fila dell’Ulivo, e membro della Commissione Cultura del Senato e della Bicamerale sull’organizzazione mafiosa e sulle realtà criminali.
I suoi studi erano principalmente volti al folklore, alla religiosità popolare e alla cultura contadina. Ha ripreso e ripensato criticamente, in modo originale ed innovativo, alcune posizioni gramsciane e di Ernesto De Martino. Ciò viene sviluppato principalmente nel libro che scrisse negli anni Sessanta: “Il folklore come cultura di contestazione”.
È stato preside e docente della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria ed ha insegnato presso gli atenei di Messina, Napoli, Austin (Texas), San Paolo (Brasile). Autore di una vasta bibliografia, tra le opere principali di Lombardi Satriani, molte delle quali tradotte, figurano i volumi: “Folklore e profitto” (Guaraldi, 1973); “Antropologia culturale e analisi della cultura subalterna” (Rizzoli, 1974); “Menzogna e verità nella cultura contadina del Sud” (Guida Editori 1974) e “Il silenzio, la memoria, lo sguardo” (Sellerio 1979).
Riportiamo le parole del giornalista Filippo Veltri: “Con Luigi Maria Lombardi Satriani la Calabria perde un sicuro riferimento culturale e le scienze antropologiche un grande maestro. Con Luigi Lombardi Satriani se n’è andato l’intellettuale e studioso più ardito che abbiamo avuto assieme a Pasquino Crupi…A lui mi legava una forte amicizia e un lunghissimo rapporto di collaborazione fin dalla prima metà degli anni ‘70 quando Luigi iniziò a scrivere su “Questa Calabria”, prestigiosa rivista che fondammo su spinta dell’allora PCI”.