La prima donna italiana a entrare in polizia, si chiamava Rosa Scafa, ed era calabrese. Ripercorriamo la sua storia, cercando di capire come in un periodo in cui le donne non avevano ancora uno spazio nella società, lei è riuscita a diventare la prima donna poliziotto d’Italia.
Rosa, nasce a Vibo Valentia, nel 1925, ma all’età di 22 anni lascia la Calabria per raggiungere la famiglia emigrata a Trieste. La guerra, infatti, aveva diviso la sua famiglia: il papà lavorava a Trieste, la madre e la nonna erano rimaste a Vibo Valentia. Quando riuscirono a raggiungere Trieste trovarono un disastro: il padre senza lavoro e la casa che non c’era più.
Siamo nel dopoguerra, un periodo piuttosto difficile per l’Italia dal punto di vista sociale, economico e politico, c’è tutto un paese da ricostruire. Rosa vuole contribuire ad aiutare della sua famiglia, ma non riesce a trovare lavoro, l’unica possibilità che le rimane è quella di seguire dei corsi nella polizia femminile del governo militare alleato, una scelta estrema la sua, visto che non esistevano poliziotti donna. Tuttavia, procede in questa direzione e, all’età di 27 anni, diventa poliziotta. Il suo primo compito fu quello di tutelare i minori e garantire sicurezza e controlli medici alle prostitute. Dal suo primo incarico capì che, anche se aveva scelto quel lavoro per fuggire dalla povertà, di aver trovato quello che le piaceva veramente fare. Insieme a lei c’erano altre 22 ragazze che poi divennero sue colleghe, ma Rosa è stata la prima a ricevere l’investitura di poliziotta, diventando così la prima agente donna in Italia. Nel 1960, le viene offerto di diventare un’impiegata civile, ma lei non accetta, perché desidera continuare in quella che ormai è diventata la sua vocazione.
Il suo lavoro, inoltre, le farà conoscere il grande amore della sua vita, perché si innamorerà proprio di un collega, Filippo Furlan. I due si sposarono, quando lei aveva 39 anni, ed il loro legame resterà fortissimo fino alla morte di lui.
In tutti gli anni di servizio, si è sempre distinta dai suoi colleghi, perché ha trattato le persone con gentilezza, non facendosi influenzare dalle accuse e dalle condanne.
Non ha mai lasciato la divisa, fino a quando non è stata costretta dal pensionamento, avvenuto nel 1985 per il raggiungimento del limite di età.
Nel 2010, in occasione del 50esimo anniversario della presenza delle donne nelle forze di polizia, Rosa ha ricevuto l’Onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in piazza del Popolo, a Roma.
In un’intervista concessa ad Agi nel 2020, ha dichiarato: “Mi impegnavo soprattutto nel sociale. Mi occupavo dei minori, della situazione dei dipendenti in servizio, dei loro familiari, degli orfani. Erano tempi un po’ difficili”.
E alla domanda “Come è stata la sua vita”, lei ha risposto “Bellissima, perché ero innamorata del mio lavoro”.
Mentre, in un’altra intervista rilasciata al Corriere di Roberta Scorranese che le chiedeva perché negli anni Cinquanta avesse scelto di diventare la prima donna poliziotto italiana, lei rispondeva così: “Perché avevo bisogno di lavorare. Ero la maggiore di otto fratelli, la guerra ci aveva portato via tutto, il lavoro non c’era. Manco come operaia mi volevano. E avevo pure il diploma di maestra. In Polizia ci sono entrata per necessità, ma poi mi sono innamorata di quel lavoro”.
Rosa Scafa è morta, all’età di 98 anni, l’11 settembre 2023. A ricordarla, con affetto e ammirazione, i cittadini di Trieste, quelli di tutta Italia e la Polizia di Stato: “Quella uniforme, nel suo animo non se l’era mai tolta. Oggi ci ha lasciato una donna che a Trieste, nel suo piccolo, ha fatto un pezzo di storia”.
La storia di Rosa è quella di una donna grintosa e determinata che ha combattuta in uno dei periodi più duri del nostro paese per rimanere a galla, ma con il suo coraggio è riuscita a superare gli ostacoli, ed a trovare la sua strada, una strada che le ha regalato parecchie soddisfazioni.