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Due persone a giudizio per Denise Galatà, la studentessa di Rizziconi annegata nel fiume Lao

Ci sono due indagati per la morte di Denise Galatà, la 18enne di Rizziconi, morta nel comune di Laino Borgo il 30 maggio 2023, mentre faceva rafting nel Fiume Lao in una escursione con le compagne di scuola, la dirigente scolastica e alcuni docenti.

Quel giorno, Denise che frequentava l’Istituto “Rechichi” di Polistena, è morta annegata mentre partecipava a una discesa di rafting tra le rapide del corso d’acqua del fiume Lao. Una morte che ha scosso l’intera Calabria.

Il procuratore capo di Castrovillari, Alessandro D’Alessio e il Pm Simona Manera, hanno chiesto il rinvio a giudizio di Giuseppe Cosenza, presidente del consiglio direttivo della “Asd Canoa Club Lao-Pollino” e di Giampiero Bellavita, guida del gommone su cui aveva preso posto Denise. L’udienza preliminare è fissata per il prossimo tre ottobre e le ipotesi di reato della Procura riguardanti condotte omissive e commissive, si basano sui risultati delle perizie eseguite dall’ingegnere Giuseppe Viggiani e dall’informatico Antonello Elia.
Secondo quanto asserisce la Procura, il presidente della società non avrebbe ottemperato al divieto di introdursi nel fiume Lao previsto dall’apposita ordinanza comunale emessa in attivazione dello stato di allerta meteo, consentendo le attività di rafting che hanno scaturito la tragedia. Sono state mosse anche delle contestazioni anche all’accompagnatore di Denise che non sarebbe stato in possesso di una qualifica sufficiente per la navigazione nel fiume. Il gommone sarebbe stato poi condotto in modo inadeguato. La stessa guida avrebbe sottovalutato le criticità non interrompendo la navigazione, ed affrontando il tratto critico del fiume, nel quale è avvenuta la tragedia.

La madre della ragazza, Barbara Circosta, qualche mese fa, ha lasciato delle dichiarazioni: “L’ho accompagnata a prendere l’autobus, erano le sei e mezzo. E me l’hanno riportata in una bara. Denise aveva solo 18 anni. Aveva una vita davanti, voleva andare a Roma a studiare medicina. Una cosa assurda, un dolore atroce. Voglio giustizia per mia figlia”.

 

 

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