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sabato, Novembre 23, 2024
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Dopo l’episodio barbarico di Gioiosa cosa altro deve succedere?

Ilario Ammendolia scrive partendo dal fatto di Gioiosa per arrivare a parlare dei grandi vuoti di questa società. In tal senso l’episodio barbarico di Gioiosa (e tale resta aldilà delle dinamiche che l’hanno provocato) diventa un fatto squisitamente “politico” e non perché riguardi i partiti e le Istituzioni in quanto tali, ma perché impatta con l’intera “Pólis” .

 

Non ho alcun dubbio che la stragrande maggioranza dei calabresi sia composta da persone civili e pacifiche ed è proprio per questo bisogna tenere alta l’attenzione per evitare che minoranze violente, “tamarre”, e spesso stupide, aprano una breccia nella società.
L’altra notte a Gioiosa Marina due incappucciati hanno teso un agguato a un giovane, scaricando sul malcapitato una rabbia impressionante che ha avuto il suo culmine nel taglio di una parte della lingua.
Un rituale feroce che potrebbe essere spia di una nuova barbarie che si nasconde nelle viscere profonde della società e che si farebbe male a sottovalutare.
Noi calabresi non veniamo da un passato paradisiaco, la nostra terra è stata disastrata nella stagione dei sequestri di persona e sfregiata dalle guerre di ndrangheta.
Fenomeni criminali che si sono “naturalmente esauriti” ma non sono stati mai sconfitti perché la strategia di contrasto è stata sbagliata e monopolizzata da agitatori che l’hanno utilizzata per fini personali.
La brutale aggressione di Gioiosa Marina potrebbe essere un fatto isolato ed io mi auguro che sia così, ma è indubbio che si vada diffondendo, soprattutto tra giovani e giovanissimi, atteggiamenti che vanno oltre il fastidioso bullismo per assumere le caratteristiche di provocazione e di aggressività che potrebbero essere i prodromi di una nuova stagione delinquenziale.
Sbaglia chi vede l’antidoto nel carcere e sbaglia chi pensa che basti qualche poliziotto in più.
La storia ci dimostra che tali strumenti sono entrambi inefficaci soprattutto quando un fenomeno diventa di massa.
E del resto sarebbe impensabile che la violenza delle guerre, l’odio connesso al razzismo, l’indifferenza verso la condizione inumana e di oggettiva tortura che si consuma nelle carceri, non avessero un riverbero soprattutto nella testa dei giovani.
In Calabria, dove le comunità sono già in profonda crisi, si nota la vittoria dell’individualismo esasperato. La crisi dei valori che hanno tenuto unita la società. Così, quando ognuno si percepisce come “solo contro tutti”, l’aggressività e la violenza diventano una logica conseguenza.
In tal senso l’episodio barbarico di Gioiosa (e tale resta aldilà delle dinamiche che l’hanno provocato) diventa un fatto squisitamente “politico” e non perché riguardi i partiti e le Istituzioni in quanto tali, ma perché impatta con l’intera “Pólis” . Quindi, bisogna battere l’individualismo (e la solitudine) rilanciando i valori di solidarietà e della “non violenza”.
Non possiamo essere né distaccati né rassegnati.
Voglio ricordare che nel 2008, grazie soprattutto ad un prefetto particolarmente intelligente e sensibile come Luigi De Sena, erano stati istituiti i “Comitati per l’ordine e la sicurezza” intendendo con tali parole, un “ordine democratico” e una “sicurezza” percepita dall’intera società come un bene da difendere.
Ricordo di aver chiesto più volte , come sindaco, la riunione del comitato per fatti successi nel mio paese. Il tentativo era quello di prevenirli e contrastarli con il contributo di tutti.
Oggi se ci fosse una classe dirigente (e mi auguro ci sia) -partendo da quanto è successo a Gioiosa- farebbe bene a porsi (e porre) il problema prima che i fatti attuali si possano saldare con vecchi fenomeni latenti nella nostra società. Forse sarebbe più importante di una (pur rispettabile) sagra di paese con melanzane e salsicce.
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