Dopo la Circolare del Ministro Valditara sullo stop dell’uso dei cellulari nelle scuole elementari e medie, Giuseppe Guttà scrive una lettera ai lettori per capire come disconnettersi nella vita, a scuola e nel lavoro.
Di Giuseppe Guttà
Gentili lettori, tra qualche settimana inizierà la Scuola (mi piace scriverla con la lettera maiuscola) e ogni anno è un nuovo anno. Lo scorso anno su Repubblica leggevamo: “L’edilizia scolastica è sempre più fatiscente: le aule hanno smart tv e touch screen, ma sono inagibili perché crollano i soffitti e degli oltre 40 mila plessi scolastici esistenti oltre 2 mila sono strutture nate per altri scopi e riadattate. Meno del 15% di queste ha meno di 20 anni”, quindi la maggior parte è vecchia, ma non se ne parla più e …direte voi: forse perchè si è fatto qualcosa ed è tutto risolto ? Eh si… aspetta e spera! ….ci sono cose più importanti…caspita…! Quindi, la novità che in questi giorni ha tenuto “banco”… è il divieto assoluto di portare a scuola il telefonino, probabilmente prossimamente servirà il porto d’armi per poterlo usare o forse… basterebbe semplicemente una buona educazione al digitale. Umberto Eco diceva che: “Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti”. A partire dall’anno scolastico 2024/25, i cellulari saranno banditi (tipo film di Sergio Leone) dalle classi delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione. Ops…ma a scuola si educa attraverso il divieto? Sento che qualcosa stride…. comunque, (ho due cose buone: la prima è la memoria, la seconda… non la ricordo) per cui anche se la memoria non è il mio forte, lavorando a Scuola da qualche “annetto” ricordo che già il divieto dell’utilizzo del cellulare a scuola in Italia risale al marzo 2007, allora il ministro era Fioroni e giustamente era consentito l’utilizzo con il consenso del docente in quanto ottimo strumento compensativo. Adesso invece pare vi sarà una distinzione tra utilizzo del tablet e dello smartphone, ma scusate, non sono un grandissimo esperto, ma credo siano la stessa cosa, solo che uno ha lo schermo più piccolo e l’altro più grande. E il tanto pavimentato libro digitale che fine farà? Attenzione, il libro cartaceo secondo me è insostituibile, però alternarli per alleggerire gli zaini di tanto in tanto credo che non sarebbe una cattiva idea. Magari sarebbe bello pensare per i nostri piccoli studenti una Scuola senza zaino. Togliere lo zaino può essere un gesto reale, gli studenti nelle scuole dove viene attivata questa idea sono dotati di una cartellina leggera per i pochi compiti a casa, magari utilizzando anche i materiali messi a disposizione nella Rete, mentre le aule e le scuole sono arredate con mobili e materiali didattici avanzati. Per concludere, non amo particolarmente i divieti (ammetto che quelli di sosta a volte sono utili) perché credo fortemente che l’esempio sia un buon metodo educativo e sia la cosa migliore per ottenere dei risultati e per questo credo che imparare a disconnetterci sia salutare per tutti. Il diritto di disconnessione infatti nasce e si riferisce in breve al diritto di dipendenti di disconnettersi dal lavoro e di non ricevere o rispondere a qualsiasi e-mail, chiamata, o messaggio al di fuori del normale orario di lavoro. Io propongo che ognuno di noi, piccoli e grandi, impari a gestire lo smartphone per quello che è: uno strumento come qualunque altro strumento, trattandolo come tale. Scegliamo un giorno della settimana o delle ore durante la giornata e spegniamolo, non per divieto, ma per scelta e probabilmente piano piano torneremo a riconnetterci con la realtà e torneremo a vedere veramente la bellezza delle cose e forse diventeremo tutti dei buoni educatori dando l’esempio ai nostri figli. Spegniamo il telefonino e riaccendiamo i nostri cervelli affinché lo “Ius Scholae” diventi realtà e la Scuola sia veramente inclusiva, perché a mio avviso , a differenza dei divieti, riconoscere diritti alle persone è sempre un segno di civiltà.
Prima di chiudere vi lascio il seguente quesito di Paolo Creepet:
“E se le tecnologie, nel separarci e relegarci in un mondo virtuale costruissero la nostra infelicità?”
A Noi la scelta e… che sia un anno scolastico entusiasmante ed inclusivo!