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venerdì, Novembre 22, 2024
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Danilo Dolci, 95 anni di Resistenza

Il ricordo di Danilo Dolci, 95 anni di impegno civile e di battaglie per la vita. Attuale ieri come oggi.

Di Matteo Lo Presti

Quando un giornalista ha chiesto all’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, se fosse il caso di definire “disobbedienza civile “ il gesto della coraggiosa Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch, l’ex Presidente si è lanciato in una considerazione fuori luogo e acritica. Con tono saccente ha replicato “visto che si diletta di storia si legga Danilo Dolci”. Perché questo maldestra citazione? E così invece di smorzare il fuoco delle polemiche l’avvocato Conte ha alimentato una vampata di calor bianco in favore di un coraggioso personaggio che questo anno festeggerebbe 95 anni essendo nato a Trieste il 28 giugno del 1924 e di fronte al quale, anche la giovane Carola Rackete che pure ha esibito un raro impegno solidale, appare una giovanetta indifesa di fronte alle tante battaglie e alle tante positive turbolenze sociali che Dolci animò nel corso della sua vita.

Danilo Dolci affascinato dagli insegnamenti non violenti del suo maestro Aldo Capitini e dai riferimenti filosofici del Mahatma Ghandi (“la verità e la non violenza sono antiche come le montagne”) decise di abbandonare gli studi di architettura e di recarsi a Nomadelfia (città dove la fraternità è legge), comunità di accoglienza per orfani sbandati dalla guerra nei pressi di Grosseto, fondata da don Zeno Saltini.

Ma nel 1951 Dolci si recò a Trappeto un borgo marinaro non lontano da Palermo, un desolato paese tra i più miseri e dimenticati del meridione. Il 14 ottobre 1952 davanti al letto di un bimbo morto di fame iniziò il primo di numerosi digiuni, con i quali sosteneva di continuare la Resistenza senza sparare. Costruisce una casa asilo per bambini poveri chiusa dalla polizia. Nel gennaio del 1956 oltre mille persone danno vita ad un imponente sciopero della fame contro la pesca di frodo. La manifestazione vietata con la motivazione che il digiuno pubblico era illegale è andata avanti. Sempre nel 1956 organizza uno sciopero alla rovescia con centinaia di disoccupati impegnati a riattivare una strada abbandonata dall’incuria dell’amministrazione comunale. Una carica delle forze dell’ordine disperde i manifestanti, Dolci viene arrestato. In suo favore grandi nomi della politica: La Malfa, Li Causi, Pajetta, Mancini e gli scrittori Carlo Levi ed Elio Vittorini. Lo difenderà Pietro Calamandrei “Da una parte Creonte  che difende la cieca legalità e Antigone che obbedisce  alla legge della coscienza, alla leggi non scritte che preannunciano l’avvenire! Con questo di diverso che Dolci non invoca “leggi non scritte “ perché per chi non lo sapesse la nostra Costituzione è stata scritta da dieci anni.

La sua fama gli merita l’amicizia di Bertrand Russell, di Erich Fromm, di Jean Piaget. Di Moravia, Silone, Zavattini. Gli viene ritirato il passaporto dal ministro degli interni Tambroni (quanti ministri degli interni ottusi ha visto questo paese magnifico!!!)

Inaugura nel 1970 Radio Libera Partinico. Per paura di essere censurato si barrica in casa con bidoni di benzina, minacciando di darvi fuoco. Viene candidato per nove volte al Premio Nobel par la pace. Il suo volume “Banditi a Partinico“ contro la mafia ha raggiunto fama mondiale. Carlo Rubbia e Rita Levi Montalcini gli offrono collaborazione. In un suo prezioso libro  “Gente semplice” edizione Camunia del 1993, racconta la storia di Ennio, operaio delle friulane Acciaierie Bertoli di Magnano in Riviera, morto in un incidente di lavoro. La moglie Daniela smarrita nella tragedia piange e spiega “Il suo caporeparto non si è mai fatto vedere, mai un sindacalista, mai il capo ufficio infortunistica, nessuno si è fatto vedere. In un anno e mezzo cinque morti in fabbrica”.

Che dire di Conte? Ha rievocato Danilo Dolci perché? Contro Salvini, per dare ragione alla giovane comandante? Norberto Bobbio aveva scritto “Danilo non accettava distinzione tra il predicare e il fare. La buona predica doveva risultare dalla buona azione. Chi denunciava i mali, doveva lui stesso cercare di porvi rimedio, pagare di persona”.

Danilo e Lorena una storia di solidarietà che continua.

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