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domenica, Settembre 8, 2024
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Da Portigliola a Genova

Il decreto di scioglimento del consiglio descrive Portigliola come la Santa Fe’ del vecchio West con un sindaco così ribaldo che si sceglie come sceriffo, (vigile urbano), una persona in odor di mafia.

“I chidu chi vidi menzu cridi, i chidu chi senti non cridiri a nenti”.

I nostri contadini erano un pozzo di saggezza e in questo vecchio adagio invitavano alla prudenza non solo sulle cose che “si dicono” ma addirittura sulle cose che pensi di aver visto.

Magari esagera ma a volte “ci azzecca”. .

Accade per esempio che a Portigliola i carabinieri scrivono nel loro rapporto di aver visto il sindaco del paese passeggiare in piazza con il capo ‘ndrangheta locale.

Il sindaco nega.

I giudici della Corte di appello di Reggio, chiamati a giudicare sulla candidabilità del sindaco, hanno stabilito che la persona indicata come mafiosa non è mai stata condannata per mafia.

Osservo soltanto che, in uno Stato di diritto, ognuno sceglie liberamente con chi passeggiare e non dovrebbe rendere conto ad alcuno. Soprattutto se lo fa in piazza e sotto gli occhi di tutti, ma resta il fatto che, sulla base di un falso presupposto, il sindaco e il consiglio comunale sono stati mandati a casa. Licenziati in tronco!

Il decreto di scioglimento del consiglio, approvato dal governo due anni fa, descrive Portigliola come la Santa Fe’ del vecchio West con un sindaco così ribaldo che si sceglie come sceriffo (vigile urbano) una persona “convivente” con gente in odor di mafia.

I giudici rilevano una verità diversa e cioè che a Portigliola, per questioni di bilancio, non c’è il corpo dei vigili urbani e il sindaco si era limitato a stipulare una convenzione, part time, con Il vicino Comune di San Luca.

Solo per avere un vigile per qualche ora la settimana.

Guarda caso, la vigilessa in questione, accusata di “convivenza” aveva vinto il concorso al Comune di San Luca quando questo era retto da una commissione straordinaria antimafia.

Queste cose, e tante altre ancora, si possono leggere nella sentenza della scorsa settimana che dichiara eleggibile l’ex sindaco di Portigliola e condanna alle spese di giudizio (oltre 10.000 euro) il ministero dell’Interno.

Però avvengono “quaggiù… al Sud” e quindi non interessano alcuno perché non stimolano il prurito delle notti in albergo a Montecarlo, ne la rabbia per il bel yacht  ancorato nel porto.

Non ci sono voti da spostare. Eppure nella piccola Portigliola c’è stato un furto di democrazia ai danni di un’intera popolazione ed un furto, ancora più grave, di dignità e di onore sottratte a persone comuni e di cui nessuno sembra accorgersi.

Proviamo a trarre qualche conclusione!

Se qualcuno due anni avesse acceso i riflettori sul piccolo Comune della Locride, leggendo i rapporti della Commissione di accesso, avrebbe visto un paese da vecchio Far West, con fuorilegge che fanno affari, gestiscono le pubbliche Istituzioni, scorrazzano per le strade. A distanza di poco tempo i giudici di Reggio smontano tassello dopo tassello quel quadro fosco e ristabiliscono la verità.

Ci sarebbe qualche lezione da trarre?

Innanzitutto che la Giustizia dovrebbe stare lontano dai riflettori e che, come avvertiva il vecchio adagio, le immagini dei primi momenti potrebbero essere fallaci.

Vale ovunque, a Genova, a Bari, a Riace o a Portigliola.

La lezione principale forse è quella che quando è in gioco la vita delle persone bisognerebbe essere più che prudenti.. umani. Anche perché sono tanti gli innocenti che hanno lasciato le loro carni appiccicate sul ferro spinato dei pm e delle prefetture ma anche della “grande stampa” schiacciata sulle verità ufficiali e di una classe politica frivola che, trascurando la verità, vanno insieme a caccia di emozioni forti senza curarsi di chi resta steso sul terreno. E almeno lo facessero per ragioni ideali…!

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