Questa è la storia di un uomo vittima delle atrocità della guerra e della crudeltà degli uomini. Un uomo strappato alla vita per essere risucchiato da un vortice di atrocità. Questa è la storia di Cosimo Triumbari di Siderno.
Di famiglia contadina, Cosimo Triumbari nasce a Siderno, il 12 gennaio 1920, quinto di sette figli. Nel 1939, all’età di 19 anni, viene arrestato ingiustamente e trasferito a Catanzaro. Dopo questo episodio, la famiglia perde le sue tracce. Secondo la versione conosciuta fino a qualche giorno fa, Cosimo sarebbe morto durante i bombardamenti alleati del 1943.
Fino agli anni ’70, era ancora ricercato dall’autorità, in quanto risultava “disertore’, come se si fosse sottratto, in tempi di guerra, al servizio di leva nel regio esercito.
Oggi, invece, a seguito di un convegno sul tema degli internati militari italiani, tenuto dallo storico Mimmo Romeo, è emerso il suo nome e si, finalmente si è scoperta la verità: Cosimo è stato un “internato militare”, sottratto alla Convenzione di Ginevra, essendosi rifiutato di arruolarsi a combattere per la Repubblica di Salò. Infatti, è stato inviato a Fossoli e classificato come “detenuto politico”, come emerge dalla scheda consultabile online dell’omonima Fondazione. Il 24 giugno 1944, è stato deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove ha perso la vita dopo 10 mesi di prigionia, il 27 aprile 1945. Il nome di Cosimo Triumbari è incluso nella “Stanza dei nomi” virtuale, ovvero nel libro commemorativo dei morti del campo di concentramento di Mauthausen e dei suoi sottocampi.
Sabato, 27 aprile, a Donisi, sarà celebrata una messa in sua memoria, a distanza di 79 anni dalla sua scomparsa.
Mauthausen
Fu il primo campo di concentramento tedesco stabilito al di fuori del Terzo Reich. I primi ad arrivare furono 300 prigionieri da Dachau, che cominciarono a costruire il campo e in seguito lo abitarono. All’apertura, ospitava 1 000 detenuti; in quasi sette anni di vita, furono rinchiusi oltre 200 000 prigionieri.
Fino al 1943, la funzione prevalente del Lager fu la persecuzione e la reclusione definitiva degli oppositori politici ed ideologici, fossero essi realmente tali o anche solo presunti. Per un certo tempo Mauthausen e Gusen furono gli unici Lager classificati di Categoria III, previsti per “detenuti difficili da recuperare”, il che significava che in quei luoghi le condizioni di reclusione erano durissime. La mortalità era fra le più alte tra tutti i Lager nazisti. La maggior parte dei deportati presenti a Mauthausen proveniva dalla Polonia, seguiti da cittadini sovietici e ungheresi, ma c’erano anche numerosi gruppi di tedeschi, austriaci, francesi, italiani, jugoslavi e spagnoli. Migliaia di prigionieri furono fucilati, o uccisi con iniezioni letali, altri fatti morire di botte o di freddo. Almeno 10.200 prigionieri furono assassinati per asfissia, la maggior parte nella Camera a gas nel Campo centrale, altri nel castello di Hartheim, uno dei centri di sterminio del ”Progetto eutanasia”, oppure nel Campo di Gusen, rinchiusi in baracche sigillate o in un autobus che faceva la spola fra Mauthausen e Gusen, nel quale veniva immesso gas velenoso. La maggioranza dei prigionieri dei Lager però, non sopravvisse allo sfruttamento spietato della manodopera, accompagnato da maltrattamenti, denutrizione, mancanza di vestiti adeguati e di cure mediche. Non sappiamo quale morto toccó al nostro concittadino, l’unica certezza è che gli ultimi mesi della sua vita furono un vero e proprio inferno. In totale, a Mauthausen, Gusen e negli altri Campi-satellite, morirono almeno 90.000 prigionieri, dei quali quasi la metà durante i quattro mesi precedenti la liberazione.