Paola Galeone, ex prefetta di Cosenza, è stata condannata in primo grado a tre anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per istigazione alla corruzione
La donna, però, è stata assolta dal reato di rivelazioni di segreti d’ufficio.
La pena originaria richiesta per l’ex prefetto era di 6 anni, ma è stata diminuita per le riconosciute circostanze attenuanti generiche, l’incensuratezza e la condotta processuale corretta.
La vicenda nasce da una sorta di “mazzetta” richiesta dalla Galeone all’imprenditrice Cinzia Falcone, presidente dell’associazione “Animed”, attraverso l’emissione di una fattura falsa da 1.200 euro allo scopo di potersi garantire una somma del fondo di rappresentanza della Prefettura.
Secondo quanto denunciato dall’imprenditrice, la richiesta è avvenuta nell’ufficio della Prefettura a dicembre del 2019, dopo un convegno. L’ex prefetto chiese di incontrare la Falcone dopo Natale all’interno di un bar di Rende, ma l’imprenditrice, che aveva deciso di sporgere denuncia, si presentò con un microfono nascosto con cui registrò tutta la conversazione. All’uscita dal locale, i poliziotti fermarono la Galeone, trovando all’interno della sua borsa le banconote incriminate.
Per quei fatti, Paola Galeone è stata sospesa dal servizio e ha trascorso anche alcuni mesi agli arresti domiciliari. Durante il processo, si è difesa sostenendo che fosse stata la Falcone a ‘infilarle’ il denaro direttamente nella borsa.