Si è conclusa martedì, 2 agosto, la nona edizione della rassegna 7 libri per 7 sere. Si tratta di una manifestazione, a cavallo tra luglio e agosto, che ogni anno ci delizia con la presentazione di libri che vengono accuratamente scelti dall’associazione ALB (amici del libro e della biblioteca). L’evento, presso il giardino della biblioteca comunale di Siderno, si articola su due momenti: uno artistico con l’esposizione di opere di scultura, pittura, fotografia e uno più propriamente letterario.
Quest’anno la prima serata ha ospitato la filosofa Donatella Di Cesare, con il libro “Il complotto al potere”, in cui il complottismo è indagato come un problema politico come l’esito di una comunità frantumata in cui il cittadino si sente condannato e inerme rispetto a coloro che tirano le fila in un modo e in un mondo insondabile manovrati da un potere senza volto dove la democrazia è un’illusione.
La seconda serata si è svolta sulle note di un giallo: “L’arazzo algerino”. Libro dello scrittore lametino Antonio Pagliuso, al suo secondo romanzo, che narra delle indagini attorno ad un omicidio che sconvolge la vita del paesino di Longadonna. L’investigatore cercherà di risolvere il caso affidandosi all’esperienza, ma anche al vociare del popolo, popolo che in questa circostanza orienterà le scelte. Il romanzo è un’allegoria sull’ambiguità della ragione umana dove gli indizi si basano sulle opinioni comuni e sul pregiudizio che decide chi sono i buoni e i cattivi e che rende vana ogni possibilità di redenzione.
“Solid. Quel diavolo di Scott La Faro”. Nella terza serata siamo stati intrattenuti con la storia di uno dei bassisti più innovativi del jazz. Si tratta della raccolta di materiale inedito che Vincenzo Staiano, direttore artistico del festival jazz “Rumori mediterranei”, ha raccolto e tradotto. Una storia di una star del jazz americano che si è spento a 25 anni. Dopo una descrizione sul contesto in cui è vissuto, Staiano ha dedicato un’attenzione speciale al modo in cui LaFaro suonava il suo strumento e l’influenza che ebbe col suo approccio musicale rivoluzionario: l’originalità e la complessità della sua arte.
Arriviamo alla quarta serata in cui protagonista è stato il libro di Maurizio Diano, architetto in Tecnologia dell’architettura, “I piccoli borghi? Non sono solo presepi!”. Il tema è il futuro dei piccoli borghi e anche delle città attraverso la descrizione di esperienze idonee a conciliare tradizione e innovazione, speranza e disperazione. Il tutto attraverso una disamina delle soluzioni creative con le quali si sta tentando di rivitalizzare i piccoli centri sulla base di una forza centrifuga che spinge all’abbandono delle città ed una centripeta che attrae nei luoghi più piccoli e, forse, dimenticati, soggetti alla ricerca di tranquillità, contatto con la natura e riscoperta delle tradizioni contadine e artigiane anche queste in parte dimenticate. Il libro nasce da anni di osservazione e archiviazione di articoli, saggi e riflessioni di esperti di diverse discipline attraverso l’assemblaggio di esperienze e riflessioni personali per contribuire al dibattito sul tema dei borghi e i suoi risvolti.
“A rebours”, libro presentato nella quinta serata, è un viaggio a ritroso nel passato che ripercorre la Calabria sulle tracce dell’antica “Regia strada delle Calabrie” narrando la storia dei paesi che incontra. Lo scrittore, Vincenzo Romeo, riporta la composizione fisico-chimica e mineralogica delle rocce, le caratteristiche tecniche e gli impieghi prevalenti nel campo delle costruzioni. Lo spunto nasce dal desiderio di raccontare la Calabria e la sua storia ad un amico piemontese.
A seguire, nella sesta serata siamo stati affascinati da “La restanza” di Vito Teti, docente ordinario di antropologia culturale presso l’Università della Calabria. La restanza è un fenomeno che indica il desiderio e la volontà di generare un nuovo senso dei luoghi. C’è chi emigra e c’è chi resta in un rapporto con lo spazio e con gli altri che impone di immaginare nuove comunità e nuove pratiche dell’abitare. Restanza è sia coraggio che spaesamento. Partire e restare sono i due poli della storia dell’umanità.
E giunti alla settima e ultima serata, il protagonista è stato il libro: “I balsami di Afrodite. Medicamenti, piante curative e spezie fragranti”. L’autore, Giuseppe Squillace, è docente dell’Università della Calabria, dove insegna Storia antica presso il Dipartimento di Studi umanistici. Basato sulle principali fonti letterarie greche e latine, il saggio offre informazioni e aneddoti su medici, patologie, farmaci e cosmesi usati da re, regine ma anche da gente comune. Si tratta di prodotti a base di ingredienti estratti da flora e fauna, il cui potere curativo contro le più svariate malattie è diventato proverbiale.
Questa è stata quindi la kermesse di 7 libri per 7 sere. Ma, come è ormai tradizione, anche questa nona edizione, è stata affiancata dalle esposizioni di artisti della Locride.
Damocle, pittore ritrattista che nei suoi quadri rappresenta la realtà senza infingimenti dipingendo ambienti e ritratti.
Gerolamo Gullace, un piccolo grande artista sidernese appena dodicenne, dal disegno a linee precise ed accurato abbinamento dei colori, segno di grande raffinatezza e creatività, che dona a chi osserva piacevoli emozioni.
Mariella Costa, scultrice, che lavora su pietre, marmo, granito e calcestruzzo. Si occupa di pittura vetrofusione e ceramica attingendo i suoi soggetti dall’universo femminile.
La quarta esposizione di Antonio Multari e Giuseppe Totino, in arte “Natura Mulino Tottari”, è di un duo che realizza suggestivi gioielli utilizzando fibre tessili vegetali e altri materiali preziosi dando vita a monili unici e originali dai colori più tenui alle tinte più calde.
A seguire Manuela Futia, fotografa e pittrice, che percorre nelle sue opere un viaggio interiore attraverso la sua introspezione analizzando le proprie zone oscure per scoprire se stessa.
Rocco Sgambelluri, scultore ligneo, che dà vita a stupende creazioni che non sono semplici oggetti ma veri e propri complementi d’arredo.
E, per finire, il pittore Alberto Trifoglio che usa uno stile acceso e cromatico trasferendo sulla tela l’anima di quella Calabria culturalmente e antropologicamente ricca che pochi sanno cogliere.
Questo è ALB.
Quanto detto speriamo sia utile a comprendere il grande lavoro e la grande fucina culturale di cui questa associazione è artefice. Una realtà che esiste e che, forse, è ancora un po’ troppo sottostimata dalla nostra amministrazione comunale che non sovvenziona sufficientemente questo patrimonio culturale di inestimabile valore che è ALB e i suoi singoli membri.
Con un arrivederci al prossimo anno, si è così conclusa la rassegna, che ci ha fornito: lo spunto per riflettere su molteplici temi, lo spazio per ragionare attraverso il pungolo che è la letteratura, il luogo per conoscere. E intendo conoscenza in senso lato, attraverso la pluralità di espressioni artistico-letterarie e letterario-artistiche che si sono avvicendate nelle 7 serate.
Un particolare ringraziamento va al Presidente Cosimo Pellegrino e a tutti i soci che si sono spesi per far sì che il risultato fosse anche migliore di quello auspicato e che hanno prestato la loro collaborazione, affinché la cultura non resti nelle mani di un’élite, ma raggiunga la maggiore divulgazione possibile.
Beatrice Macrì