Si parla tanto di barriere architettoniche, ovvero tutti gli ostacoli (scale, porte strette, marciapiedi senza rampe) che non permettono la completa mobilità di chiunque abbia una capacità motoria ridotta o impedita. Ci siamo chiesti, allora, cosa significa per un disabile vivere a Siderno e, per farlo, abbiamo intervistato Michele che ci ha offerto la sua testimonianza e, forse, aperto gli occhi…
Michele, ti va di raccontarci la tua storia?
Si
Si parla tanto di barriere architettoniche. Com’è realmente la situazione a Siderno?
La situazione è un po’ critica, perché partendo da casa mia per andare nel centro di Siderno, con il mio scooter per disabili o con la carrozzina, non so cosa incontro. Non posso andare sul marciapiede, perché a volte trovo delle macchine, oppure non trovo delle rampe adeguate ad una carrozzina. Mi capita di salire da una parte e poi non poter più scendere. A volte, mi trovo sul lungomare dalla parte mare e voglio andare al bar dall’altra parte, da sinistra andando verso Gioiosa, ma devo fare due kilometri per raggiungerlo. E, quando finalmente arrivo, non posso salire poichè nel marciapiede non ci sono le rampe. Ci sono anche bar che quando cammino sul marciapiede sono tutti occupati da sedie e tavolini, quindi devo passare su 60 cm di passaggio, che se mi scappa la ruota e vado a finire sotto la strada rischio di essere investito o di farmi parecchio male. Inoltre, se un disabile deve andare al bagno non può, perché non c’è nulla. Allora cosa dovrei fare? Andare in strada o dietro una siepe?
Quali suggerimenti vorresti dare all’amministrazione comunale?
Di dare un aiuto a noi disabili per poter andare in giro come persone normali, senza troppe difficoltà. Per esempio, a me in estate piace andare a prendere un caffè con il mio scooter, ma devo stare attento perché la gente corre nelle strade, non vedono che c’è un disabile e, tante volte, non mi danno la precedenza. Vorrei dire all’amministrazione comunale di fare più controlli, di dare la possibilità ad una persona invalida di potersi muovere. Io, quando esco di casa, sono in pericolo di vita, capita che devo andare dentro una siepe per proteggermi dalle macchine che corrono veloci.
Quando devi partire come ti organizzi?
Mi organizzo con mia moglie che mette la carrozzina in macchina e sono assistito da lei. Quando, invece, devo viaggiare in aereo, arrivo con mia moglie in aeroporto e poi c’è l’assistenza che si occupa di me fino a destinazione. Oggi, però, per me è difficile prendere un aereo, a causa della difficoltà del bagno. In questo momento, infatti, non potrei fare un viaggio lungo. Dovrei informarmi se esiste qualcosa adatto per gli invadili, però sull’aereo non ho mai visto nulla.
Parlando di barriere architettoniche, pensi ci sia un cambiamento in Italia?
In Italia credo di no, al Nord però è diverso, perché sono più attenti, esiste una maggiore sensibilità per le persone invadile.
Tu che sei stato all’estero, hai trovato una sensibilità diversa fuori dal nostro paese?
Si, al mille per mille, perché trovi il parcheggio, la precedenza su tutto: se vado a fare la spesa ci sono le casse con la scritta “Precedenza per disabili”, ma anche in farmacia, dal dottore, alla posta, ovunque insomma.
Chi è stata, in tutti questi anni, la tua forza?
La mia forza è stata mia moglie che mi ha amato e sostenuto. A volte, usciamo insieme, ed io non scendo dalla macchina e pensa a tutto lei. In quei momenti quasi mi dimentico di essere un disabile.