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sabato, Novembre 23, 2024
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Collettivo Stipaturi e Fronte Comunista contro i CPR in Albania

In questi giorni è in corso la visita ufficiale del Presidente della Repubblica albanese Bajram Begaj presso alcuni paesi arbëreshë della Calabria tra cui Acquaformosa, Lungro e Firmo.
Come Collettivo Stipaturi e Fronte Comunista vogliamo cogliere l’occasione di questa visita ufficiale per aggiungere, alle parate in costumi tipici, un’ulteriore nota di colore esprimendo il nostro totale dissenso verso gli inaccettabili accordi stipulati tra l’Italia e l’Albania in merito alla gestione degli immigrati che prevedono la creazione di hotspot e Centri di Permanenza e Rimpatrio (CPR).

 

IN COSA CONSISTONO QUESTI ACCORDI

 

Il 6 novembre 2023 è stato firmato un Protocollo tra la Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni ed Edi Rama, Primo Ministro albanese, allo scopo di costruire due strutture in Albania a spese dell’Italia: un hotspot nel porto di Shengjin per le procedure di sbarco e identificazione dei profughi e l’altra a Gjadër, in cui gli immigrati verranno trattenuti sul modello CPR in attesa che venga approvata la richiesta di asilo politico oppure del provvedimento di espulsione.

L’accordo tra Italia e Albania avrà una durata di 5 anni, sarà rinnovabile e i costi per la costruzione delle due strutture si aggireranno intorno ai 650 milioni di euro che saranno sottratti dai finanziamenti per alcuni ministeri che questo governo ritiene secondari e poco importanti per il benessere dei cittadini: Ministero delle Infrastrutture (54,7 milioni), Ministero dell’Università e della Ricerca (52,5 milioni), Ministero dell’Istruzione e del Merito (9,3 milioni), Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (5,2 milioni) e Ministero della Salute (1,8 milioni).

Come sempre le scelte peggiori, quelle che intaccano la dignità dell’uomo, quelle volte a scelte elettoralistiche o che favoriscono gli interessi del capitale gravano sulle spalle dei lavoratori. Tagli pesantissimi che andranno a incidere sull’istruzione e sulla malmessa sanità italiana non potranno che peggiorare le condizioni di vita di milioni di italiani.

 

QUALI SONO LE CRITICITÀ DEI CPR

 

Le criticità e la brutalità di questi accordi paiono evidenti fin dalle procedure iniziali di smistamento che dovrebbero avvenire sui mezzi di soccorso italiani in acque internazionali: le famiglie verranno separate, solo gli uomini adulti potranno sbarcare in Albania mentre donne, bambini e anziani dovranno necessariamente essere condotti in Italia ma questo passaggio è di difficile realizzazione poiché i profughi viaggiano sprovvisti di documenti.
La capienza massima del centro di Gjadër sarà di 3mila immigrati e, secondo i calcoli ambiziosi di Giorgia Meloni, il centro potrà ospitare fino a 36mila immigrati all’anno, un numero che è frutto di una visione spropositatamente ottimistica considerando che le procedure per l’identificazione e la verifica delle prerogative per l’asilo, secondo il decreto Cutro, dovrebbero svolgersi in 28 giorni ma che, nella realtà, impiegano anche più di due anni mentre quelle per il rimpatrio dovrebbero prevedere accordi con il Paese d’origine che non sempre esistono col risultato che anche questo centro per il rimpatrio si trasformerebbe in un vero e proprio lager (chiamiamo le cose col proprio nome!).

Purtroppo non sarebbe una novità viste le testimonianze di realtà già esistenti sul territorio italiano in cui i rifugiati vivono in condizioni di disperazione, di malnutrizione, di tortura fisica e mentale, in cui si moltiplicano i tentativi di suicidio, in cui non è garantita nessuna cura tempestiva, nessuna attenzione e che porta a una progressiva “zombizzazione” delle persone trattenute.
Una situazione di disumanizzazione e privazione ingiustificata della libertà non tollerabile.

Noi del Collettivo Stipaturi e del Fronte Comunista ci opponiamo con forza alla prosecuzione di questi accordi che ledono la dignità umana e i più basilari diritti della persona.
I CPR sono uno degli emblemi di un sistema oppressivo che antepone gli interessi economici agli interessi del popolo.

La colpevolizzazione degli stranieri legittima e va di pari passo con la colpevolizzazione di tutte le persone appartenenti alle classi meno abbienti, la cui condizione viene imputata ad essi come un problema di scelte individuali e non come l’effetto del sistema imperialista e delle politiche di governi e imprenditori in Europa e in Africa.
Esiste una chiara volontà politica di “risolvere” problemi di disagio sociale con atti di vera e propria segregazione, repressione e tortura.
Sofferenza, violenze, alienazione dal mondo esterno e completa incertezza circa il proprio destino fino a istigare atti suicidi è il trattamento che le istituzioni italiane riservano ad una delle categorie più deboli tra gli strati più popolari.

Per questo è necessario non cedere né alla retorica tesa ad accentuare le divisioni basate sulla provenienza etnica, né alla repressione praticata sui proletari immigrati e in generale nei confronti di che perde il lavoro, la casa o si trova sotto la soglia di povertà.

 

UN ULTIMO APPUNTO:

 

La settimana che intercorre tra il 25 aprile e il primo maggio è densissima di ricorrenze, di commemorazioni di eventi tanto a cari a noi tutti: dalla Festa della Liberazione alla Festa dei Lavoratori, passando per la commemorazione della scomparsa di Gramsci e la cattura, la condanna e l’esecuzione dell’infame M.
Anche la rete si adegua, i social in queste giornate hanno visto passare sulle timeline foto di nonni partigiani, dotte citazioni di Calamandrei e Primo Levi, pugni chiusi, bandiere rosse; insomma una ampia adesione nei valori della resistenza, della democrazia, dell’antifascismo – che stanno a base della costituzione.

A queste manifestazioni non si sono sottratti gli esponenti locali di tutte le forze politiche – PD, Pentastellati e formazioni di sinistra presenti in parlamento – che tuttavia, tradendo gli ideali di cui sopra, tradendo lo spirito di lotta dei partigiani che lottavano per un’idea di futuro molto diversa da quella in cui oggi viviamo basata su uguaglianza, pace e giustizia sociale, si sono ben guardati dal condannare i deprecabili accordi italo-albanesi sui CPR senza dimenticare l’orrore degli accordi con la Libia del Governo Gentiloni o la nefandezza dei decreti sicurezza del ministro Minniti.

P.S. Ci perdonerà il Presidente dell’Albania se non gli riserviamo un’accoglienza festosa, se non riusciamo a cedere al vortice di balli, canti, ori e colori saturi quanto lo siamo noi di assistere a continue carnevalateAl folclore ci penseranno gli amministratori locali, ormai sempre più abili organizzatori di eventi (quando il loro ruolo di freddi burocrati glielo permette) e sempre meno promotori di una sana e costruttiva discussione politica.

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