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venerdì, Marzo 14, 2025
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Capitale della Cultura: orgoglio di appartenenza e senso di comunità non possono mai perdere

La proclamazione di Pordenone, quale “Capitale della Cultura 2027”, ha suscitato non poche polemiche e perplessità; sia a livello locale che nazionale. Le ragioni sono tante ma, tra tutte, spiccano quelle di carattere squisitamente politico che certo non saranno sfuggite ad attenti osservatori. Al netto di ciò sembra che, anche per questa vicenda, nella nostra città non si sia persa occasione per sviscerare un incomprensibile disprezzo per l’ottimo risultato che, indiscutibilmente ed in ogni caso, è stato ottenuto. Un percorso condiviso con migliaia di soggetti: nessuno si erga a maestro.

Reggio contro Reggio

Ci aveva visto bene Italo Falcomatà nel posizionare la statua di Atena verso la città e non verso il mare; a significare che i “nemici di Reggio” non arrivano da fuori.

Ecco dunque che sui social partono commenti, considerazioni e post che potrebbero divenire ottimo materiale di studio sociologico: reggini contenti che la propria città non abbia vinto; reggini che non vedevano l’ora di poter dire che Reggio non ha vinto per “colpa di Falcomatà”; reggini che vedono ovunque fosse e spazzatura; reggini che, da persone di cultura, hanno preferito rimanere in cattedra ad osservare (senza offrire il proprio contributo) per poi esprimere giudizi che non risparmiano nessuno: forse, senza saperlo, neanche la propria persona.

Dal Professore Daniele Castrizio considerazioni assurde ed inopportune

Tra tutte le considerazioni registrate ci risulta assurdo ed alquanto inopportuno che una figura di riconosciuta cultura, capacità di analisi ed intelligenza -quale l’emerito prof. di numismatica Daniele Castrizio- non si sia accorto, ad esempio, che la scelta finale per il titolo di Capitale della Cultura sia stata fortemente condizionata da importanti criteri politici. Sarebbe bastato verificare l’appartenenza partitica e la parentela che lega il sindaco di Pordenone ad autorevoli e rilevanti esponenti del Governo.

C’è un elefante nella stanza, viene da dire, ma il prof. Castrizio parla di “classe dirigente imbarazzante”; come se a concorrere per la finale ci fossero state, d’altronde, solo Reggio Calabria e Pordenone e non dieci città. Stando alle sue considerazioni, infatti, anche tutte le nove città non vincitrici sarebbero governate dunque  da “classi dirigenti imbarazzanti”. Una considerazione che, oggettivamente, si auto evidenzia come illogica.

Uno, nessuno, centomila: tranne Me 

Castrizio peraltro, ricoprendo il ruolo di componente del Comitato scientifico del Museo di Reggio Calabria, con le sue affermazioni non solo va contro l’Istituzione che rappresenta (quello stesso Museo che ha pienamente condiviso e supportato in ogni forma il percorso della candidatura di Reggio Calabria) ma si scaglia contro la classe dirigente – a suo avviso “imbarazzante”- che lo ha nominato in quel Comitato scientifico.

Daniele Castrizio ricopre, di fatto, quel prestigioso ruolo proprio per nomina istituzionale della stessa classe dirigente che contesta; come stabilisce l’articolo 12 del decreto ministeriale del 23 dicembre 2014, per il quale il Comitato scientifico è composto dal direttore dell’istituto, che lo presiede e da un membro designato dal Ministro, un membro designato dal Consiglio superiore Beni culturali e paesaggistici, un membro designato dalla Regione e uno dal Comune ove ha sede il Museo.

Castrizio, cosa di dominio pubblico, è stato nominato nel Comitato scientifico su espressa decisione del Sindaco e del Comune di Reggio Calabria.  Forse, all’epoca della nomina, quella stessa classe dirigente non era dunque “imbarazzante”?

“Reggio Capitale della Cultura” è percorso di tutti e non dell’Amministrazione

Un giudizio, quindi, che più degli altri, è risultato incomprensibile; non per illegittimità di critica (prassi democratica necessaria ed importante) ma perché essere “uomini di cultura” significherebbe, secondo il nostro parere, contribuire attivamente ai processi che riguardano la propria comunità; non certo tirandosene fuori per poi giudicare (ergendosi a giudici improbabili) migliaia di soggetti che hanno sostenuto, a vario titolo, questo percorso. Castrizio offende, gli sarà sfuggito, non solo la “classe dirigente imbarazzante” ma le oltre 10mila persone che hanno sostenuto (da ogni parte del mondo) il dossier, il manifesto ed il progetto di “Reggio Capitale della Cultura 2027”.

Offende le città calabresi che ci hanno sostenuto e la stessa consorella Messina; offende tutti quegli operatori culturali cittadini, i rappresentanti di numerose Associazioni di categoria, l’Università, i vari Istituti scolastici e i tanti riconosciuti  luminari e testimonial nazionali che hanno deliberatamente scelto di supportare questa candidatura: in modo libero, convinto e con spirito di appartenenza e comunità.

Reggio Patrimonio di tutti che chiama ognuno alle proprie responsabilità: Reggio Bene Comune Apprezziamo, piuttosto, tutti coloro che (prescindendo da ogni appartenenza o idea politica) si sono spesi attivamente offrendo indistintamente un contributo a quella che è e deve essere, prima di ogni altra cosa, la nostra città; la nostra casa comune. La scorciatoia de “la colpa è vostra” è quella più facile da praticare per esimersi da ogni responsabilità; ci aspetteremmo e ci aspettiamo ben altro da Chi in città ha gli strumenti culturali e le capacità per combattere antichi mali di ogni comunità come l’ignavia, l’indifferenza o la superbia.

Siamo sicuri, nell’attestargli stima e considerazione, che Castrizio possa continuare a dare un importante contributo alla nostra città; senza tuttavia sottrarsi a quella responsabilità che, prima di “professore”, potrebbe e dovrebbe essere quella di divulgatore e promotore di conoscenza che genera valori culturali aggreganti.

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