Questa mattina, a Catanzaro e Gimigliano, le forze dell’ordine hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 9 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, falsità in testamenti, riciclaggio ed auto riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico e corruzione.
L’indagine ha accertato l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla falsificazione di testamenti e al successivo reimpiego delle somme illecitamente introitate (quasi 1,5 milioni di euro complessivi) sia nei conti correnti personali che in quelli di alcune aziende riconducibili agli indagati, il tutto anche con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di aziende fantasma intestate a prestanome o comunque sempre riconducibili agli indagati.
Secondo le indagini investigative, alcuni dei componenti di questa associazione individuavano i soggetti in età avanzata, privi di familiari, che avevano a disposizione cospicue somme di denaro depositate presso Poste Italiane, mentre altri provvedevano a reperire tutta la documentazione inerente il defunto. Successivamente, tra gli stessi, veniva selezionato un erede ad hoc, contestualmente veniva pubblicato il testamento, evidentemente falso, e tramite un procuratore speciale appositamente nominato, veniva incassata l’eredità o, come accertato in alcuni casi, emergeva il tentativo di riscuoterla. In ragione di ciò, prima di incassare l’eredità gli indagati aprivano una serie di conti correnti, i quali risultavano essere riconducibili ai falsi eredi appartenenti al gruppo in questione o a società false ed inesistenti.
Nell’attività è risultato coinvolto un dipendente di Poste Italiane che, accedendo illecitamente ai sistemi telematici interni, ricercava e indicava i soggetti, quasi sempre privi di discendenti diretti e con ampi patrimoni mobiliari, per i quali procedere alla falsificazione, ottenendo in cambio somme di denaro.
Alcuni degli indagati, tra i quali alcuni professionisti, poi, si prestavano, nelle fasi di apertura dell’eredità, quali testimoni o procuratori speciali in sede di esecuzione dei testamenti, pur a conoscenza della loro falsità.
I NOMI
In carcere: Marco Scalzo e Luciano Crispino.
Ai domiciliari: Ortenzia Fabiano, Roberto Barbuto, Sonia Matera, Giuseppe Aiello, Sara Moumen, Gianfranco Cappellano e Elio Raffaele Bruno.