Un bambino o una bambina che nasce è un’assicurazione sulla vita per la comunità. Per questo preoccupano i dati Istat sulla natalità al Sud e in Calabria in particolare. Si nasce poco, per ragioni socio economiche, ma anche per le difficoltà di fruire e accedere a servizi pubblici o convenzionati di medicina della riproduzione. A completare il quadro poco confortante, infine, l’emigrazione sanitaria: solo un quinto delle coppie infertili calabresi viene trattato nella regione, con tutto ciò che ne consegue in termini di costi economici e sociali, nonostante il trattamento dell’infertilità di coppia rientri nei livelli essenziali di assistenza (LEA) che lo Stato deve garantire ai cittadini.
Discuterà anche di questo il Terzo congresso regionale della SIRU – Società Italiana di Riproduzione Umana, affidato al coordinamento scientifico del professor Stefano Palomba dell’Università “Magna Græcia” di Catanzaro e che si terrà sabato 19 febbraio a Cosenza nella sala convegni dell’Ordine dei Medici.
Due, le direttrici su cui si muoverà l’assise: l’imminente pubblicazione, da parte dell’Istituto Superiore di Sanità delle linee guida nazionali per il trattamento della coppia infertile e i percorsi diagnostico-terapeutici. Due aspetti destinati inevitabilmente a incrociarsi, per garantire uno standard qualitativo delle prestazioni omogeneo e trasparente sull’intero territorio nazionale e assicurare un approccio integrato ai singoli casi clinici. Non è un caso, infatti, che all’interno della SIRU non esiste una leadership di natura ginecologica ma convivono, integrandosi, diverse figure professionali: quelle squisitamente cliniche ma anche giuristi ed esperti di tematiche etiche.
Dal congresso potranno arrivare anche imput di rilievo per l’organizzazione della medicina della riproduzione in Calabria, dove non mancano delle criticità. “In Calabria – spiega il professor Palomba – le strutture ad alto flusso sono poche, mentre molte eseguono uno scarso numero di trattamenti. Ed è ben risaputo come la qualità, soprattutto in questo campo, è direttamente associata al numero di prestazioni eseguite. Più trattamenti corrispondono ad un’attività clinica e di aggiornamento continua e costante, cosa che produce risultati migliori. I dati disponibili, inoltre, ci dicono che esiste una estrema eterogeneità dei trattamenti tra i diversi centri e tra i diversi operatori, sebbene le indicazioni cliniche siano chiare. Da qui l’importanza delle linee guida che SIRU e Istituto Superiore di Sanità hanno messo a punto anche con lo scopo di avere percorsi diagnostico terapeutici efficaci e condivisi e dunque prestazioni di qualità”.