Il nostro Felice Foresta scrive a modo suo al famoso attore americano Russel Crowe che, in questi giorni, sta girando tra le bellezze della Calabria
Felice Foresta
Caro Russel, hai detto che il mondo dovrebbe vedere la Calabria. Ben detto, concordo.
Io, però, ho aperto la porta del mio mondo in Calabria. Sì, è così.
Ho aperto la porta del mio mondo in Calabria e mi si sono calato dentro. Fino a giù, nel suo ventre di ginestra e cardo. Nel sudore dei suoi stazzi. Nei suoi sentieri indomiti di capre e fichi d’India. E ho fatto tante cose. Ho dormito sul Dolcedorme. Ho risalito l’acqua dolcissima dell’Allaro. Mi sono fatto inghiottire dalle gole del Raganello. Ho fatto rafting sul Lao. Il bagno nelle sue fiumare e in tutti i suoi mari. Sono stato su tutte le vette del Pollino. Conosco discretamente bene la Sila e sufficientemente bene l’Aspromonte. Ho fatto la transumanza dalla campagna assolata del crotonese sino ai seni dolci della montagna. Ho visto circa 300 dei suoi paesi. Ho camminato nei suoi anfratti, nei suoi tratturi e lungo la costa. A piedi, in auto, a cavallo.
Mi sono fatto raccontare mille storie dai suoi vecchi e dalle sue spose. Il mio scrittore preferito è di San Luca, e anche il pane. Le ho dedicato un libro e l’ho portato anch’io al Salone di Torino. Una poesia per lei è diventata una canzone. Ci ho fatto nascere 4 miei figli. Le sue Madonne hanno mille volti e un cuore solo. La sua lingua è creola ma apre ogni casa. Non ho mai pensato di lasciarla o abbandonarla. Credo di non averla mai tradita.
Non ne nego i mali ma per mestiere li difendo. E la difenderò sempre anche contro l’evidenza. Perché merita di più.
Perché la Calabria è la mia coscienza e la mia meta.
La mia storia e la mia preghiera.