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Brecht, la Colombia del 1816, Giorgia Meloni e la fuga dei cervelli

Che nesso può esserci tra un paese in lotta per l’indipendenza uno scrittore di teatro come Brecht, e la prima presidente del Consiglio donna italiana? E che c’azzecca direbbe Di Pietro la fuga dei cervelli. Ecco la spiegazione…

Galileo Violini

Francisco José de Caldas fu uno dei maggiori scienziati colombiani della fine del XVIII, inizio del XIX secolo. Era direttore dell’Osservatorio Astronomico di Bogotá, ed è uno degli eroi dell’indipendenza colombiana. Fu fucilato un 28 ottobre, giorno che, quanto a sfortuna, con i dovuti limiti, potrebbe competere con il 9 di Av ebraico, anniversario delle due distruzioni del Tempio: marcia su Roma, dichiarazione di guerra alla Grecia. Era soprannominato “El Sabio”, Il Saggio. La domanda di grazia fu respinta dañ Generale in capo delle forze spagnole, Pablo Morillo, che solo pochi mesi prima aveva conquistato Cartagena. Questi, d’accordo a una tradizione frequentemente citata, avrebbe motivato il respingimento, per altro coerente con la sua politica riguardo le domande di grazia, con una frase rimasta famosa: “La Spagna non ha bisogno di saggi”.

La storia della scienza spagnola mostra che la Spagna avrebbe continuato a ritenere di non avere un tale bisogno per molto tempo ancora. Questa asimmetria rispetto al resto d’Europa non passò inosservata e nell’800 si ebbe una polemica vivace sulle ragioni dell’arretratezza della scienza spagnola. In quella polemica si inserisce per la sua divertente stupidità, la spiegazione che ne diede Marcelino Menéndez y Pelayo, un intellettuale e politico conservatore, la contaminazione semita del sangue iberico. Trecento anni dall’editto di Granada non la avevano diluita abbastanza. Il carattere visceralmente antisemita di una tale spiegazione emerge subliminalmente, quando associa l’inettitudine alle scienze dei semiti a quella dei romani, senza però includerli tra i responsabili di quella contaminazione, nonostante non fossero certo mancate loro opportunità e tempo per contaminare quel sangue, Sagunto fu conquistata duecento anni prima di Cristo e i Visigoti sarebbero giunti in Spagna solamente sei secoli dopo. Sperimentalmente poi, i Premi Nobel avrebbero succcessivamente, furono istituiti nel 1901, fornito (l’innecessaria) smentita di quella peregrina spiegazione, soprattutto, ma non solo, per la componente semita ebraica.

Che la Spagna non sentisse bisogno di avere scienziati fu confermato dopo la Guerra Civile. Molti furono i professori espulsi dalle Uiniversità. Il motivo è indicato nel loro decreto di espulsione “I professori universitari di seguito menzionati sono definitivamente licenziati perché è pubblica e nota la loro disaffezione al nuovo regime instaurato in Spagna, non solo per la loro azione nelle regioni che hanno subito e subiscono la dominazione marxista, ma anche per la loro pertinace politica antinazionalista e antispagnola, precedente al Glorioso Movimento Nazionale. L’evidenza del loro comportamento pernicioso rende del tutto inutili le garanzie procedurali che in altri casi costituiscono la condizione fondamentale per qualsiasi azione penale, e per questo motivo questo Ministero ha deciso di allontanare definitivamente dal servizio….”. Seguono i nomi, tra loro quel Blas Cabrera che, emigrato in Messico, tanto contribuì allo sviluppo della Fisica in quel paese.

Erano anni in cui neanche l’Italia aveva bisogno di scienziati. Dopo le leggi razziali, l’Unione Matematica Italiana, che aveva espulso i suoi membri ebrei, che ne costituivano il 10%, offrì al ministro Bottai la dichiarazione che “la scuola matematica italiana, che aveva acquistato vasta rinomanza in tuttoil mondo scientifico, ed era quasi totalmente creazione di scienziati di razza italica, anche dopo l’eliminazione di alcuni cultori di razza ebraica, aveva conservato scienziati, che, per numero e per qualità, bastavano a mantenere elevatissimo … il tono della scienza matematica italiana”. Fu la manifestazione più servile, falsa e sguaiata, del mondo accademico, tesa in particolare a che non fossero soppresse le cattedre degli “esoenerati dal servizio”, ma anche nella biologia, chimica, fisica, l’Italia fascista mostrò di non ritenere necessari gli ebrei.

Roba del passato. L’Italia repubblicana e antifascista della Costituzione appoggia le scienze, anche se forse i Padri costituenti si preoccuparono più della loro libertà, affermata come un diritto (art. 33) che del ruolo che esse hanno per lo sviluppo economico e sociale del paese, data la formulazione generica e di mera promozione dell’art.9. Tuttavia, una tale sommessa critica deve riconoscere che forse, alla fine degli anni quaranta, sarebbe stato prematuro pretendere che si comprendesse e valutasse appieno questo aspetto dell’importanza delle scienze. .

L’Italia meloniana pare che di nuovo non abbia troppo bisogno degli scienziati, o forse sì. Segnali contradditori se guardiamo a ciò che la presidente del Consiglio diceva dall’opposizione.

Due anni fa, l’onorevole Meloni trovava preoccupante che tra il 2013 e il 2021 il numero di laureati che avevano lasciatoi l’Italia fosse aumentato del 41.8 %. Un’analisi superficiale, ma coerente con il suo pensiero, la faceva riflettere sul  contrasto con l’aumento dei clandestini (non suffragato da dati) e sui problemi esistenziali dei giovani emigranti più che sul danno per l’economia e il welfare del paese.

All’inizio di quest’anno, il tema del ritorno dei cervelli tornò alla sua attenzione.

Sul tema aveva legiferato Berlusconi (D.L. n. 78/2010), nel maggio 2010, offrendo (articolo 44) incentivi fiscali, la sua specialità, a ricercatori che rientrassero in Italia. La durata del beneficio (sostanzioso sconto fiscale) era di cinque anni, ma poteva essere aumentata fino a dodici, con una modulazione dipendente dalla composizione del nucleo familiare del beneficiario, sempre che il rientrante, o il coniuge, acquistasse una residenza,

A marzo di quest’anno, questo tipo di benefici con condivisioni diverse è stato esteso a varie categorie di lavoratori. Certo l’impatto economico per un pizzaiolo o un manovale che rientra è diverso da quello per un qualsiasi giocatore di calcio serie A, che è probabilmente maggiore di quello accumulato per tutti i ricercatori rientrati per il decreto del 2010, Non sorprende che il governo promotore delle famiglie numerose mise anche in questo decreto una norma analoga a quella del 201 relativa alla composizione del nucleo familiare

Ma qualcuno deve aver pensato che era un’altra pacchia che doveva finire, un privilegio da togliere. È ironico ma le misure di non rivalutazione delle pensioni, dei benefici fiscali limitati per i redditi alti sono una caricatura della versione ugualitaria del socialismo, anche se la condiscendenza verso l’evasione è un brusco richiamo alla realtà.

Questo governo, riguardo la scienza, non è che abbia proprio tutte le carte in regola. Si pensi alla posizione sui vaccini, durante la pandemia, di alcuni esponenti suoi e dei partiti che lo appoggiano.

Quindi pacchia abolita, I nostri cervelli all’estero vi rimarranno come indicano i primi commenti? Auguri!

Norma che, apparentemente volta a eliminare un privilegio, ha i piedi di argilla, perché risulta a bilancio negativo se si confronta il beneficio offerto con il valore di un cervello in fuga, stimato cltre trent’anni fa in un milione di dollari tra costo diretto per la sua formazione e indiretto (non utilizzo). Assumendo, per fissare le idee, uno stipendio lordo di 100000 euro, e senza tener conto di possibili detrazioni, l’ímposta attualmente sarebbe dell’ordine di 36000 euro. Nei cinque anni in cui è offerto il beneficio-base, il suo totale sarebbe dell’ordine di 160000 euro. Se si considera il differenziale tra gli stipendi stranieri e i nostri, è già sorprendente che ci siano stati dei ritorni.

L’italianità è motivo di vanto quando questi ricercatori italiani vincono (all’estero) grants per progetti importanti. Politica cieca. L’università e la scienza italiana ne hanno bisogno nel paese, se non vogliamo ridurci a essere un paese del Terzo Mondo che invita alle sue università professori prestigiosi stranieri, giocando su possibili differenziali relativi all’età pensionabile.

Nella Vita di Galileo, Galileo  corregge Andrea che dice “Sventurata la terra che non ha eroi”, in “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. L’Italia forma molti scienziati, Sventurata se dovesse scoprire si averne bisogno.

 

 

 

 

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