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mercoledì, Febbraio 5, 2025
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Bozza di riforma: medici di famiglia da autonomi a dipendenti del SSN, cosa cambia?

C’è una bozza di riforma che gira silenziosa da qualche anno che porterebbe ad un radicale cambiamento nel rapporto tra i medici di famiglia o i medici di medicina generale e il Servizio sanitario nazionale. La legge stabilisce i principi fondamentali su cui si basa il SSN secondo cui i medici possono decidere di operare come dipendenti o come liberi professionisti. La bozza di riforma modificherebbe la Legge 502, all’articolo 8.

I medici di famiglia o di medicina generale sono lavoratori autonomi che prestano il loro servizio e vengono pagati dal Servizio sanitario e possono organizzare il loro tempo e le modalità in cui esercitano il loro lavoro come meglio credono. Lo Stato pertanto non può chiedere loro più di quanto non sia già stabilito negli accordi sindacali presi con il servizio sanitario nazionale, con la riforma però questo rapporto potrebbe cambiare perché se la bozza va in porto, i medici di base diventeranno invece dipendenti del Servizio sanitario nazionale come già adesso lo sono gli ospedalieri. Insomma niente più lavoro autonomo bensì lavoro statale.

Questa bozza di riforma è appoggiata e portata avanti dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e da alcune Regioni. Questo progetto era già da tempo in discussione, ci aveva provato 3 anni fa il precedente Ministro della Salute, Roberto Speranza, perciò non sembra essere una novità di questo governo. Le novità portate avanti da Schillaci sono sicuramente atte e indispensabili a far funzionare le 1.350 Case della Comunità messe in piedi con i 2 miliardi del Pnrr. Le Case Comunità sono un una sorta di via di mezzo tra un ambulatorio o un ospedale e lo studio di un medico di famiglia, sono delle strutture dove i medici di famiglia e altri professionisti della sanità prestano la loro opera per dare ai cittadini un’assistenza continua in qualsiasi orario ogni giorno della settimana, un servizio sanitario più completo ed efficiente rispetto a quello offerto da un semplice medico di famiglia ma leggermente meno impegnativo di un Ospedale. Il medico di famiglia dovrà seguire le indicazioni del distretto in cui si trova, alternando quindi l’attività rivolta ai propri assistiti con quella messa a disposizione di tutti, cioè anche per visitare, fare vaccinazioni e rispondere alle necessità dei pazienti degli altri medici di base della zona. In questo modo verrà garantita ai cittadini la presenza di un medico di famiglia durante l’intera giornata e durante tutta la settimana.

Le novità essenziali sono tre.

La prima: «L’attività di assistenza primaria di medicina e pediatria al fine del miglioramento dei servizi richiede l’instaurarsi di un rapporto d’impiego».

La seconda: «Il rapporto tra il Servizio sanitario nazionale, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che non siano dipendenti del Ssn è a esaurimento». Vuol dire che i nuovi medici di famiglia saranno assunti, mentre quelli già in servizio potranno continuare a essere liberi professionisti, a meno che siano loro stessi a decidere di passare alle dipendenze del Servizio sanitario.

La terza: la loro attività è da «garantire sia presso gli studi sia presso le Case della Comunità» dove in quest’ultime i cittadini potranno trovare medici di famiglia e/o specialisti dalle 8 del mattino alle 8 di sera, in grado di fare anche elettrocardiogrammi, ecografie, spirometrie, ecc.

La bozza di riforma porta anche ad un ricambio generazionale. Verrà abbreviato il corso di formazione di laurea specialistico a 4 anni, con un cambio anche per la borsa di studio. La bozza per il momento ha incontrato non pochi ostacoli, fra tutti dall’Enpam, che non potrà garantire il pagamento delle pensioni ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta se da convenzionati diventassero dipendenti. Dalla Fimmg, la Federazione Italiana Medici di Famiglia e dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici.

Si vedrà nei prossimi mesi se la riforma troverà nuovi consensi.

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