Dal 22 ottobre del 2017, la battaglia contro la legge sull’autonomia differenziale continua a proseguire e viene portata avanti, da alcuni, come allora. Difendere l’Italia significa difendere anche il Meridione, e proteggere la Costituzione è compito di tutti
Il 22 ottobre del 2017 i governatori di Lombardia e Veneto inducevano un referendum per l’autonomia differenziata .
Scontata e facile la vittoria, dal momento che i secessionisti non trovarono avversari in campo. Per essere più chiari la Sinistra di Renzi (allora segretario del PD) e Gentiloni (allora Presidente del Consiglio dei Ministri) e dei cosiddetti partiti dell’attuale campo largo, così come del sindacato, furono assolutamente muti se non complici.
Persino in Calabria gli eletti di destra e di sinistra non promossero e non parteciparono ad alcuna iniziativa di contrasto ad una legge di marcato sapore antimeridionale e antinazionale.
Che nonostante tutto ci fu.
Nella Locride, per esempio, si svolsero due iniziative molto belle e partecipate, ma altrettanto isolate rispetto al contesto generale.
Isolate e osteggiate.
Tutto cambia e tutto può cambiare ma non si può sottovalutare la capacità della gente di ricordare.
Nessuno deve essere imputato ma c’è bisogno di una seria autocritica da parte di quanti già nel 2017 ricoprivano ruoli dirigenti nella Sinistra e nel sindacato (cioè il 90% di quelli attuali) altrimenti la loro posizione risulta strumentale e poco credibile.
Non si può sapere se si arriva al referendum o si trova un modo per fermarlo prima, è certo che qualora arriva questo momento, la gente dovrà capire che non ci troviamo di fronte ad iniziative di una parte politica ma ad una battaglia nazionale: Vince l’Italia oppure prevarranno, almeno nell’immediato, gli interessi padani che porteranno l’Italia alla rovina.
E non sarebbe la prima volta nella nostra storia. È già successo subito dopo l’Unità, poi 1911 con la guerra di Libia e nel 1915 con la Grande Guerra, nel 1919 col fascismo e infine nell’immediato secondo dopoguerra individuando nel “triangolo industriale” la locomotiva della nazione.
E ancora spostando milioni di persone dal Sud al Nord, smontando pezzo dopo pezzo l’economia meridionale e creando enormi problemi anche al Nord.
Per tali motivi ed altri ancora, non hanno un significato i Comitati artificialmente formati dalle sigle che nel 2017 – ma già nel 1996 – disertarono il campo. Bisogna dare autorevolezza ai “Comitati”, per farlo è necessario scavare nel corpo vivo della società per trovare le espressioni più rappresentative e autentiche. Per far capire a tutti che ci troviamo impegnati in una lotta storica per la difesa dell’Italia e della Costituzione.
Non a caso nel 2017 la nostra parola d’ordine è stata: “La nostra barricata è la Costituzione” proprio a partire dalla attuazione dell’articolo 3 della stessa, che prescrive la rimozione di tutte le disuguaglianze, iniziando da quelle territoriali.
Infine, la nostra non può essere una mera lotta per conservare la situazione attuale.
Non possiamo e non dobbiamo trasformarci in conservatori dell’ordine esistente e proprio per questo la Sinistra dovrebbe impegnarsi a chiedere, in un prossimo futuro, l’abolizione delle orrende modifiche al titolo V della Costituzione. Lo dovrebbe fare anche per fare ammenda del proprio gravissimo errore del 2001.
Nel dna dell’Italia democratica c’è la Repubblica delle autonomie.
L’Italia degli ottomila campanili capaci di coniugare una larga autonomia locale con la democrazia. Le Regioni sono enti senza storia e senza gloria. In quest’ultimo mezzo secolo sono stati centri burocratici di spesa, di sperperi e privilegi ma sin dal loro apparire hanno creato un nuovo centralismo e bloccato “il miracolo economico italiano”.
La Regione Calabria dopo i terremoti e le alluvioni, è stata la peggiore sciagura che ci potesse capitare.
Il Comune è il cuore vero dell’Italia e della Calabria.
E dai Comuni bisogna ripartire.
Proprio per questo trovo grave e codardo l’atteggiamento di quegli amministratori comunali che per compiacere ai loro superiori si nascondono.
Non è tempo di viltà.
In Calabria meno che altrove!